lunedì 31 agosto 2015

Caporalato: Martina, in 15 giorni piano organico di contrasto

"Quello del caporalato è un fenomeno molto delicato e c'è un impegno molto forte del governo per un piano d'azione organico e stabile che sarà messo a punto entro quindici giorni dalla cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità costituita con il decreto 'Campo Libero 2014'". Lo afferma il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina al termine del vertice sul caporalato svoltosi al ministero alla presenza del ministro del Lavoro Giuliano Poletti e dei principali attori della filiera agroalimentare. "C'è l'impegno del governo per un atto legislativo importante che tenda alla confisca dei beni per le imprese che si macchiano del reato di caporalato - dice il ministro  -. Lo stiamo studiando con il ministro Orlando e lo faremo a breve", conclude Martina. "Abbiamo già sviluppato un'azione di contrasto, lo rafforzeremo e lo metteremo assieme ad altre questioni da affrontare anche con il ministero degli Interni per quanto riguarda l'immigrazione e con il ministro della Giustizia per la confisca dei beni", spiega il ministro del Lavoro Giuliano Poletti al termine del vertice.

"Il piano è complesso - aggiunge Poletti - e non di breve periodo ma serve a dare una risposta culturale al fenomeno, tenendo conto non solo del danno alle persone ma anche del danno al sistema imprenditoriale". "Bisogna produrre un'azione larga, vogliamo costruire una strumentazione di rendicontazione di tutto quello che facciamo, per evitare che quando ci si allontana dalla cronaca l'attenzione tenda a scemare". "In questo vertice abbiamo raccolto indicazioni - conclude Poletti - laddove ci saranno oneri bisognerà trovare nella legge di stabilità le risorse per fronteggiare la situazione". "Benvenute tutte le norme per sconfiggere il caporalato ma il ragionamento dei prezzi, costi di produzione e ciò che si deve riconoscere ai produttori, è parallelo per sconfiggere il caporalato", dice il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo. "La vicenda dei pomodori sottopagati a 8 centesimi al chilo fa il pari con quella delle arance a Rosarno - prosegue - quando il prezzo scende sotto i costi di produzione le imprese oneste non ce la fanno, sono costrette a chiudere e danno spazio alla concorrenza sleale".

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