martedì 8 settembre 2015

Coldiretti, al Brennero in presidio 2 mila agricoltori contro il falso made in Italy

Sono circa duemila gli agricoltori e gli allevatori giunti al Brennero da ogni regione d'Italia per il presidio della Coldiretti contro l'assenza di regole sull'etichettatura e la provenienza dei prodotti agroalimentari d'importazione. Altri sono attesi nel corso della giornata. Con l'intervento della polizia, vengono fermati tir provenienti da oltre confine e controllate le merci trasportate. Tra l'altro, sono state trovate partite di latte e carne con origine in altri Paesi dell'Ue e destinate ad aziende di trasformazione italiane. Tutto in regola, perché le regole non ci sono o sono poche. I carabinieri del Nas, ad esempio, hanno messo i sigilli ad un camion che trasportava carne con etichetta non indelebile. Le merci trovate nei camion fermati al presidio della Coldiretti al Brennero "sono l'esempio di prodotti che arrivano in Italia senza l'indicazione della provenienza e che magicamente diventano prodotti agroalimentari italiani". Lo afferma Ettore Prandini, vicepresidente della Coldiretti. "Anche a fronte del tavolo che si apre a Bruxelles che discute misure di sostegno al settore agroalimentare - aggiunge Prandini - la richiesta principale della Coldiretti è di arrivare, prima ancora di pensare a forme di supporto economico, a stabilire l'obbligo di indicare l'origine di tutti i prodotti agroalimentari, perché questo tutela agricoltori ed allevatori italiani". "Come abbiamo visto qui al Brennero - prosegue il vicepresidente della Coldiretti - ci sono prodotti che entrano dal confine già con brand made in Italy". "L'obbligo di indicazione dell'origine dei prodotti non è solo un aiuto al settore agroalimentare italiano, indebolito dall'assenza di regole, ma anche una risposta etica per mettere i consumatori nelle condizioni di sapere cosa acquistano", conclude Prandini.
Coldiretti, chiuse 60 stalle e fattorie al giorno - Dall'inizio della crisi sono state chiuse in Italia oltre 172.000 stalle e fattorie, ad un ritmo di oltre 60 al giorno, con effetti drammatici sull'economia, sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. E' quanto emerge dal dossier presentato dalla Coldiretti al valico del Brennero dove sono giunti migliaia di agricoltori "per fermare i traffici di una Europa che chiude le frontiere ai profughi e le spalanca alle schifezze alimentari - osserva l'organizzazione agricola -, mentre a Bruxelles si sono mobilitati i giovani della Coldiretti per chiedere un cambiamento delle politiche europee". Sono oggi meno di 750mila le aziende agricole sopravvissute in Italia - calcola Coldiretti - ma se l'abbandono continuerà a questo ritmo, in 33 anni non ci sarà piu' agricoltura lungo la Penisola, "con conseguenze devastanti sull'economia e sull'occupazione e sull'immagine del Made in Italy nel mondo ma anche sulla sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini".

"Bisogna cambiare verso anche in agricoltura - prosegue Coldiretti - dove la chiusura di un'azienda significa maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all'incuria e alla cementificazione". "Sono questi - ricorda Coldiretti - i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l'agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall'altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente". "Rischiamo di perdere un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che faccia bene all'economia all'ambiente e alla salute", afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

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