martedì 20 dicembre 2016

Prezzo del latte, riflessioni oltre il "bravi tutti"

All'indomani della sigla dell'accordo tra allevatori e industrie, tredici domande sul futuro.
Alleluia! C’è il prezzo del latte e, notizia incredibile, questa volta sono tutti contenti. Quando si parla di accordi interprofessionali, in effetti, è molto labile il confine tra soddisfazione e insoddisfazione e, spesso, una delle due parti fra allevatori e industria di trasformazione mastica amaro. Questa volta pare proprio di no.

Per i primi quattro mesi del 2017 per la fornitura di latte alla stalla il principale gruppo industriale italiano (che in realtà è francese, di proprietà della famiglia Besnier) il prezzo applicherà una scala mobile per passare dai 37 centesimi al litro di gennaio ai 39 di marzo e aprile. I valori dovrebbero rappresentare, peraltro, un minimo garantito, al di sotto del quale l’industria non scenderà, salvo i casi di forza maggiore.

Sulle prime, le cifre concordate rappresentano un rialzo equilibrato, oggettivamente rispondente all’andamento del mercato. Gli industriali hanno fatto uno sforzo, gli allevatori non si sono impuntati per avere un ritorno più elevato.
Grande equilibrio, appunto. E importanti novità, alcune destinate a lasciare il segno. Le sintetizziamo per punti.

1- L’accordo vede dopo anni un fronte compatto delle organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo e, per la prima volta, la partecipazione delle due più importanti organizzazioni di produttori. D’altronde le Op oggi spostano grandi quantitativi di latte, sarebbe stato imprudente escluderle dalle trattative.

2- Viene introdotto il sistema di indicizzazione con il parametro formato dall’andamento del Grana Padano Dop, che peserà per il 30%, e per il 70% sarà legato alle oscillazioni della media dei listini del latte europeo. Non più, dunque, un parametro ingessato sui valori della Francia o della Germania o su entrambi i Paesi, bensì si è deciso di ampliare lo spettro di riferimento.

3- Il Grana Padano centra un traguardo significativo e meritato. È il formaggio a Denominazione di origine protetta maggiormente prodotto al mondo, è uno dei simboli della Lombardia casearia (e spazia anche in altre regioni a trazione lattiera), lo producono sia gli industriali che le cooperative. È trasversale, insomma.

4- Il sistema di indicizzazione segna una vittoria della Lombardia. Chi aveva insistito per introdurre un sistema indicizzato che tenesse conto del principale formaggio Dop era stato l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava. Aveva coinvolto la filiera, l’Università, avviato un dialogo tecnico, scientifico e nondimeno politico, per raggiungere un obiettivo che nel luglio 2015 era alla portata e la cooperazione l’aveva sottoscritto. L’industria aveva preferito tergiversare e accettare l’invito tardivo a Roma del ministro Martina, per un nuovo Tavolo di filiera, che di fatto non ha mai dato risultati concreti.

5- Vittoria della Lombardia anche in merito al luogo della firma: Milano. Sul piano geografico, non poteva esserci luogo più adatto. La produzione lattiero casearia si fa in Lombardia, non a Roma.

6- Anche il riconfermato ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, riesce comunque a ritagliarsi un risultato di immagine. Seppure senza alcun ruolo nella sottoscrizione di questo contratto, il giorno dopo la firma ha assicurato un provvedimento di assegnazione di 14 milioni di euro agli allevatori, col mese di gennaio. Un annuncio al quale non dubitiamo darà seguito e che rappresentano ulteriore ossigeno ai produttori, se destinati secondo criteri ponderati e non distribuiti a pioggia.

7- Per la prima volta si uniformano i contratti all’anno solare. Scomparse le quote latte sarebbe forse opportuno adottare il calendario gregoriano dal 1° gennaio al 31 dicembre e premere, magari, affinché vi sia condivisione anche in Europa. Uno dei pochi vantaggi dell’euro (almeno per gli italiani) è avere una moneta unica con chi fa parte dell’eurozona, introdurre parametri comuni e il più possibile condivisi sarebbe un miglioramento. Anche sull’annata lattiero casearia.

8- Vincono anche le organizzazioni sindacali agricole. Rimangono compatte, dialogano per ottenere un risultato. Un anno fa alla fine di marzo il rischio che del latte rimanesse nelle stalle fu quanto mai concreto. Prova di maturità superata. Meglio non puntare i piedi e portare a casa un prezzo minimo garantito per il primo quadrimestre del 2017.

9- Rimane qualche incognita. Come andrà il mercato? Se dovesse scendere, l’industria rispetterà gli accordi? È presumibile di sì. Ma in caso di discesa dei prezzi non sarebbe utile per qualcuno rifornirsi all’estero? Come si regoleranno?

10- Se la produzione di latte dei primi quattro mesi del 2017 dovesse essere in linea con il primo quadrimestre 2016 o addirittura inferiore, cosa succederà, salirà il prezzo del latte? E quali incrementi avrà il contratto? Con quale peso per l’indicizzazione?

11- Se i prezzi del Grana Padano dovessero mantenersi stabili o aumentare, a quali prezzi si aggiornerà il contratto?

12- Se per assurdo una parte della filiera avesse interesse in un ribasso delle quotazioni del Grana Padano per contenere il prezzo del latte?

13- La grande distribuzione, in un simile quadro, come reagirà?



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