giovedì 2 febbraio 2017

L'economista Stefano Zamagni: gli agricoltori comunichino il valore che donano alla societa'

"L'agricoltura è il settore con la più alta densità di dilemmi. L'agricoltura mondiale, nei prossimi trent'anni, dovrà aumentare le produzioni del 70% per sfamare i 9 miliardi di persone che ci saranno sul pianeta. Ma ciò si scontra con la sostenibilità ambientale". Così ha esordito l'economista Stefano Zamagni, docente all'Università di Bologna, intervenendo il 28 gennaio 2017 al Forum della Cdo agroalimentare a Milano Marittima (Ravenna)".
"Vi hanno insegnato - ha detto l'esperto - a misurare le tonnellate, ma non vi hanno insegnato a mostrare e spiegare tutto il resto che fate. Voi imprenditori agricoli dovete comunicare e far capire che la vostra attività genera anche esternalità positive, cioè benefici alla filiera, quindi all'intera comunità. Se non fate questo, non vi ricompenseranno mai il giusto. Antonio Rosmini teorizzò il concetto della ricompensa per le piccole imprese, quindi l'autorità pubblica deve compensare almeno in parte questo beneficio che le imprese generano per tutti".
Zamagni ha continuato la sua riflessione dicendo che "Gli ambientalisti attaccano l'agricoltura perché assorbe i due terzi dell'acqua dolce di tutto il pianeta e contribuisce alla deforestazione. Questo è un dilemma etico, lo scontro fra due situazioni entrambe importanti e lecite. Attualmente siamo a un tale grado di superficialità della discussione che mi sconcerta. Gli ambientalisti hanno tratto nuova linfa dal documento di papa Francesco Laudato Si', ma sono fuori strada perché loro vogliono salvare l'ambiente uccidendo le persone, indirettamente. Il Papa invece dice esattamente l'opposto: preservare l'ambiente, ma mettere al primo posto l'uomo".
"Ci sono tre agricolture: contadina, imprenditoriale, capitalista. Quest'ultima è quella che pone problemi, da cui il dilemma. Alcune multinazionali hanno formato un oligopolio. Formalmente è vietato, ma di fatto operano in questo modo, decidendo le sorti di tutto il mondo, nonostante producano solo il 15% del cibo a livello globale. Eppure hanno un potere di influenza quasi totale sui Governi. Poi influenzano il mondo agricolo controllando le sementi. Sono 8 le grandi corporation che controllano le sementi".

"Poi c'è la volatilità dei prezzi agricoli - ha precisato - che è il vero cancro dell'agricoltura. Non si fanno investimenti quando si rischia di avere prezzi incerti nel futuro. La volatilità non dipende dal mercato. Non c'è solo la ragione del clima; i prodotti finanziari derivati hanno avuto come garanzia i prezzi delle materie prime agricole, quindi c'è anche l'effetto della speculazione finanziaria. C'è volatilità anche quando l'offerta è quasi costante. Negli ultimi 20 anni, gli sbalzi sono stati altissimi".
C'è attività speculativa finanziaria dietro alla volatilità dei prezzi delle commodities globali, "non fatevi ingannare, non è solo questione di maltempo. Un manipolo di imprese detta le conseguenze per tutti: è giusto? Non è il mercato, non è la logica di mercato. Questa logica distruggerà l'economia di mercato. Tanti vengono a parlarvi di economia ma non sanno nulla di economia, dovrei bocciarli all'esame. Diffidate sempre dai cattivi maestri, specie quelli che dicono che non si può cambiare".


"Sul livello culturale - ha concluso davanti a una platea di 300 imprenditori - dovete fare di più. Ma non tanto in termini di corsi di formazione, ma in Cultura con la c maiuscola, cioè formare la mente delle persone. Bisogna cambiare lo slogan consumare di più e pagare meno, in consumare meglio e pagare il giusto. Se passa il messaggio low cost, si uccidono gli agricoltori. Pensiamo a un consumo socialmente responsabile".

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