martedì 28 marzo 2017

"I muretti a secco della Puglia fra i Patrimoni Unesco": l'Italia presenta la candidatura

I muretti a secco, simbolo dei paesaggi salentini e della Valle d'Itria, realizzati per dividere gli appezzamenti dei terreni, potrebbero diventare patrimonio dell'Unesco. A candidare questa millenaria tradizione della viticoltura pugliese è l'Italia, che l'ha indicata fra i tesori da tutelare nel patrimonio immateriale dell'Unesco, assieme alla cultura del tartufo (con al centro Umbria, Lazio e Marche, per un totale di 54 città coinvolte espressione della qualità del made in Italy agroalimentare) e al rito solenne della Perdonanza celestiana, l'evento storico religioso che si tiene all'Aquila.

Le candidature sono state votate all'unanimità dalla commissione italiana per l'Unesco e saranno portate a Parigi: la decisione arriverà nel 2019. L'Italia ha quindi deciso di portare omaggio a una tradizione che unisce la Costiera amalfitana, Pantelleria, le Cinque terre e in Puglia il Salento e la Valle d'Itria. La tecnica degli appezzamenti di terreno contenuti appunto da muretti a secco (attualmente tutelati anche dalla Forestale, che in più occasioni è intervenuta in diverse zone della regione proprio per denunciare chi li distruggeva o li smantellava per portarsi via le pietre) è oggetto di una candidatura multinazionale che verrà valutata nei prossimi mesi, con capofila Cipro, assieme alla Grecia, all'Italia, Spagna, Francia e Svizzera.

L'eventuale via libera della commissione Unesco, che comincerà con i sopralluoghi nelle diverse aree indicate, arriverà soltanto nel 2018. In Puglia

quindi potrebbe allungarsi l'elenco dei Patrimoni dell'umanità: al momento spiccano Castel del Monte, diventato patrimonio Unesco nel 1996, insieme con i trulli di Alberobello. Nel 2011 è stato inserito il santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant'Angelo, in provincia di Foggia, costruito nel 490 dopo Cristo. Senza dimenticare a pochi chilometri dai confini pugliesi i Sassi di Matera: il primo sito iscritto tra i patrimoni dell'Unesco del Sud Italia nel 1993.
Fonte: LaRepubblica

Autore: Samantha Dell’Edera

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