mercoledì 5 luglio 2017

Cancelli ancora chiusi per i prodotti made in Italy

L’embargo di ritorsione della Russia nei confronti dei prodotti agroalimentari freschi Ue – confermato da Putin fino al 31 dicembre 2018 - produce molti più danni di quelli che si pensi.

Nel caso dell’Italia, per esempio, favorendo massimamente l’Italian sounding e i falsi, poi facendo sì che i nostri competitori mettano radici e consolidino la propria attività. E pensare che, nonostante l’embargo, nel primo trimestre di quest’anno l’export agroalimentare italiano verso la Russia è cresciuto del 45% arrivando a oltre 100 milioni di euro, con crescite del 107% per l’olio di oliva e del 75% per il vino (dati Istat).

La prima telefonata che ricevetti da un amico di Mosca all’indomani delle sanzioni (2014) fu proprio quella di richiesta del nome di un buon produttore di Parmesan argentino – una richiesta imbarazzante a cui non risposi. L’amico mi ha poi detto di aver trovato fior di fornitori in Sud America e di trovarsi molto bene. Nel formidabile negozio Eataly del centro commerciale Kievskij a Mosca Oscar Farinetti aggira le sanzioni producendo in loco caciotte, scamorze e burrate con latte delle campagne russe – per fare passare la frontiera ai salumi bisogna invece smarchiarli e ricoprirli di spezie – una prassi però non valida per uno dei salumi italiani più ricercati dai russi, la mortadella.

Per frutta e verdura fanno invece affari d’oro i nostri concorrenti mediterranei. La Turchia ha moltiplicato le proprie esportazioni - in particolare dalle regioni del Mar Nero nei primi 5 mesi dell’anno le esportazioni sono aumentate del 91% in volume e del 58% in valore.

Il Marocco si è specializzato da tempo nella esportazione verso la Russia: la logistica verso i porti del Mar Baltico è oramai perfezionatissima - non si pensa più solo all’ortofrutta ma anche ad altri prodotti tipicamente italiani come l’olio di oliva (che viene venduto non a caso con nomi italian sounding). Anche la Tunisia sta predisponendo nuove linee marittime di trasporto refrigerato per rispondere a una domanda sempre più fiorente da parte dei russi (+23% in valore nei primi 5 mesi dell’anno). 

I danni per l’Italia sono quindi immani, difficilmente quantificabili e rimediabili anche con le misure di emergenza a favore dei produttori confermate negli scorsi giorni dal commissario per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale Ue Phil Hogan. 


Autore: Duccio Caccioni - presidente della Borsa bio della Cciaa di Bologna; membro della Borsa merci della Cciaa di Bologna; direttore marketing del Centro agroalimentare di Bologna


Fonte: Agronotizie


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