lunedì 24 luglio 2017

Colture redditizie: la canapa

ORIGINI
La Canapa è una pianta antica e molto misteriosa, ma ciò che sappiamo con  certezza è che viene coltivata da millenni.

Numerosi ritrovamenti nelle zone dell’Asia e del Medio Oriente ci indicano  come i primi luoghi dove, in epoche antiche, la canapa veniva coltivata e poi soprattutto utilizzata.

La produzione commerciale di canapa in occidente è decollata nel XVIII secolo grazie all’espansione coloniale e navale dell’epoca.

Questo fatto ha scatenato una conseguente crescita di benessere e per questo motivo si necessitava di grandi quantità di canapa prevalentemente per tessuti, corde e stoppa.

Le fibre della canapa, sono state importanti grezzi per la produzione di tessili e corde, e vengono tuttora largamente utilizzate dagli idraulici come guarnizione.

La coltivazione agricola di questa pianta era molto comune nelle zone mediterranee e del centro Europa.

Questo perché cresceva su terreni difficili da coltivare con altre piante industriali (terreni sabbiosi e zone paludose nelle pianure dei fiumi), e in più perché era la più polivalente ed a buon mercato.

In epoche più recenti, in Italia e più precisamente a Carmagnola, in Piemonte, e a Ferrara c’erano i due centri più importanti di coltivazione e lavorazione.

Tuttavia con l’avvento dell’industria chimica e del proibizionismo le estensioni andarono contraendosi fino a scomparire quasi del tutto.

Oggi c’è qualcuno che guarda la canapa con un occhio diverso ed è quindi giusto illustrarne le principali caratteristiche per fare maggiore chiarezza.



AMBIENTE IDEALE
La canapa è una pianta cosiddetta rustica, che cresce bene in terreni fertili, sciolti e drenati, ma che si adatta anche alle aree marginali.

E’ importante evitare un suolo poco drenato, in quanto un eccesso di acqua in superficie potrebbe danneggiare seriamente il raccolto, di fatto la canapa è estremamente sensibile alle inondazioni e alla compattezza del suolo.

Per quanta riguarda il clima possiamo affermare che tutto il bacino del Mediterraneo ha condizioni di temperatura ottimali per la crescita della canapa, questo a dimostrazione che questa pianta ha avuto grande sviluppo nelle zone del Mediterraneo.
PERIODO DI COLTIVAZIONE


La semina per produrre paglia si colloca in marzo se prendiamo in considerazione le zone del Sud ed aprile se invece parliamo delle aree del Nord.

La distanza tra le file è di 15/20 centimetri e una densità di 50 chili per ettaro, come nei cereali.

Il seme della canapa deve essere interrato a massimo due centimetri e il terreno deve essere umido, ma come già specificato deve essere privo di ristagni di acqua.

Per quanto riguarda la mietitura avviene tra luglio e agosto, successivamente i fusti vengono lasciati in campo ad essiccare per poi essere raccolti in rotoballe e inviati agli impianti di prima lavorazione.

È importante sottolineare che le piante non hanno bisogno di diserbo e non necessitano di irrigazione, né di fertilizzanti.



COSTI


È arrivato il momento di parlare della cosa più delicata e in un certo senso la più concreta, i costi.

È importante specificate il doppio scenario che si apre con la coltivazione della canapa, di fatto viene infatti coltivata per due ragioni: produrre fibra oppure semi oleosi.

Sta poi all’agricoltore decidere se investire sull’una o sull’altra.

In un certo senso, come avviene per altre colture tipo il bambù o il noce.

Un chilo di semente per coltivare fibra  viene venduto intorno a 6 euro da Assocanapa, quindi si avrà una spesa intorno ai 300 euro all’ettaro.

Per quello che riguarda invece la produzione di seme, la densità di semina in questo caso è più bassa, sui 35 chili per ettaro.



RICAVI


La resa come in tutte le piantagioni, varia molto da varietà, condizione meteorologica ed esperienza dell’agricoltore.

Il ricavo oscilla tra gli 80 e i 130 quintali per ettaro di prodotto secco, che viene comprato da Assocanapa, a circa 15 euro a quintale.

In una produzione intorno ai 110 quintali (nella media) il ricavo è di 1.650 euro, a cui vanno sottratti sementi e costi di lavorazione, ma a cui vanno sommati i contributi Pac (variabili tra 100 e 450 euro ad ettaro).

Assocanapa acquista i semi prodotti ad 1,50 euro al chilo, salendo a 1,80 euro per i semi biologici e considerando che ogni ettaro può produrre dai 7 ai 10 quintali, il ricavo quindi per l’agricoltore è di quasi  mille euro, con produzione di 8 quintali, compreso il costo della semente.

Che si punti al seme o alla fibra parliamo di numeri di tutto rispetto, che fanno della canapa una coltura interessante, anche dal punto di vista ambientale.
C’è da chiedersi allora il motivo per cui in Italia non vediamo grandi estensioni.

Non c’è un unico motivo, ma in realtà sono tre i motivi scatenanti che sommati tra di loro creano poca stabilità a questa pianta: meccanica, trasformazione e mercato.

La mancanza di macchinari agricoli ad hoc è uno dei principali problemi, di fatto quando si deve raccogliere il seme le cose si complicano.

C’è poi il grande problema della trasformazione.

Se in altri Paesi, come in Francia in ogni zona di coltivazione c’è un impianto di prima lavorazione per processare gli steli di canapa ed estrarre la cosiddetta ‘lana’, in Italia sono molto limitati se non quasi inesistenti.

Ovviamente se poi il mercato è bloccato, anche la produzione di conseguenza.

Il consumo di semi ad uso alimentare è piuttosto sviluppato in Nord Europa ma le industrie, ad oggi, si approvvigionano per la maggior parte dall’estero, Cina in primis.

Anche l’industria della fibra non è così sviluppata da poter generare una domanda che giustifichi una crescita importante delle estensioni di canapa.

Quando parliamo di canapa c’è anche il problema dell’accettazione sociale.

Sono ancora molti, come abbiamo visto gli ostacoli da superare, ma si spera che in un futuro non molto lontano la canapa possa tornare come protagonista tra gli scenari agricoli italiani.




Nessun commento:

Posta un commento