martedì 24 ottobre 2017

Il letame rimane un fertilizzante prezioso per le colture

Il «vero» letame bovino resta un fertilizzante fondamentale anche nella moderna agricoltura ma si trova ormai con difficoltà. Letami provenienti da allevamenti di avicoli, di ovini e di cavalli anche sono ottimi materiali ma vanno usati con consapevolezza

Il letame è l’unico concime in grado di coprire un importante ruolo su tutti gli aspetti della fertilità del terreno:

fisica, ovvero agendo sulla struttura del terreno, cosa che ha riflessi sulla lavorabilità, sulla capacità di regimentare l’acqua in eccesso ma anche di conservarla nei periodi di siccità;
microbiologica, ossia di nutrire e far crescere quell’insieme di microrganismi essenziali per la difesa dell’apparato radicale delle piante e per la loro efficiente nutrizione;
chimica, agendo come «banca» dove si mantengono disponibili anche per anni gli elementi nutritivi di cui le piante hanno bisogno in momenti ben specifici del loro ciclo (e questo l’urea non lo può proprio fare).
Non uno, quindi, ma ben tre buoni motivi per utilizzarlo, sia nel frutteto che nel piccolo orto familiare.

Ogni buon letame ha una consistente parte di materia vegetale (paglia di cereali, stocchi di mais, trucioli, fieno, ecc.) ben amalgamata con deiezioni animali che a essa si mescolano (grazie al calpestio degli animali ed alle azioni di rimescolamento fuori dalla stalla), e fermentano assieme. Da questo insieme esce una composizione «miracolosa» che ospita batteri, funghi ed altri microrganismi che lavorando insieme svilupperanno l’humus.

Qualunque letame è ottimo, ma ne vanno considerate le composizioni: utilizzare letame avicolo significa non scherzare con azoto e fosforo; con quello bovino, invece, si privilegia la fondamentale azione ammendante, cioè miglioratrice delle caratteristiche fisiche, biologiche e meccaniche del vostro terreno.

L’importante è sapere che, a differenza dei concimi di sintesi che non contengono nulla di ciò che non vi sia stato esplicitamente messo, i fertilizzanti organici «trascinano» con sé una equilibrata dotazione di mesoelementi e microelementi, solitamente sufficienti, in terreni senza particolari squilibri, al fabbisogno delle piante: zolfo, magnesio, calcio, manganese, boro, rame, ecc. (l’urea contiene azoto, il perfosfato triplo contiene fosforo, il solfato potassico contiene potassio, ecc.).
Fonte: Vita in campagna


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