martedì 3 ottobre 2017

La guerra del grano straniero, i pastai: "Nessuna anomalia". Insorge Coldiretti

L'associazione dei pastai diffonde soddisfatta i dati sul grano estero del ministero della Salute, Coldiretti ribatte con un altro rapporto della stessa autorità: in mezzo il consumatore, che ancora non può scegliere se dare credito, in modo informato, a spaghetti e fusilli confezionati in Italia con cereali di provenienza diversa.

L'Aidepi, Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane, ha fatto sapere che "Il Piano nazionale ministeriale per il controllo delle micotossine (cioè sostanze chimiche tossiche prodotte da funghi n.d.r.)  pubblicato il 18 settembre 2017, non ha rilevato irregolarità in alcun campione di grano importato analizzato. Nel dettaglio - precisa Aidepi - sono stati analizzati e risultati conformi ai controlli sulle micotossine (aflatossine, deossinivalenolo, ocratossina A, zearalenone) sia i campioni di grano duro proveniente da Messico, Canada, USA, Ucraina, sia quelli di grano tenero proveniente da Ucraina, Canada, Russia, Usa, Moldavia e Kazakhstan".
"Questi risultati - conclude Aidepi -  fanno seguito ai controlli, sempre realizzati dal ministero della Salute, su pesticidi e fitofarmaci divulgati a giugno. Anche in quel caso, nessun campione di grano duro è risultato fuorilegge".

"Si conferma la centralità dei nostri pastai - commenta Riccardo Felicetti, presidente dell'Aidepi - perché la nostra pasta, indipendentemente dalla provenienza del grano, è la migliore perché è la somma di competenze prettamente italiane". Come dire che il made in Italy non è un fatto di materie prime, ma di competenze e di come le stesse materie prime, anche straniere, vengono lavorate.

I dubbi dei consumatori tuttavia permangono, soprattutto sull'utilizzo di pesticidi, come il glifosato, bandito in Italia dal febbraio 2017, ma ampiamente utilizzato soprattutto in Canada, dove serve per far maturare il grano. "Ma davvero vogliamo mettere in discussione la totalità dei controlli italiani e della Ue? - si infervora Felicetti - Se accettiamo i parametri dell'Unione li accettiamo per tutto, non quando ci fa comodo".

Il presidente Aidepi, come già fatto in altre occasioni, sottolinea che del grano straniero c'è bisogno, visto che anche se comprassero soltanto in Italia, i produttori avrebbero bisogno di un altro 30 per cento in più di cereali. E spesso, riferisce, il grano italiano non rispetta le caratteristiche di qualità stabilite dalla legge 580 del 1967 sulla lavorazione e commercio dei cereali, degli sfarinati, del pane e delle paste alimentari. Di parere opposto la Coldiretti, che nei mesi scorsi ha parlato di "guerra del grano" accusando il prodotto estero di abbassare il prezzo e la qualità.

Esulta anche l'associazione dei mugnai, Italmopa, con il presidente Cosimo De Sortis che sottolinea: "Questi dati smentiscono alcune campagne denigratorie che, dietro una presunta difesa degli interessi dei consumatori, nascondono, in realtà, interessi di mera natura sindacale e assurde tendenze protezionistiche in un Paese che, rispetto alle esigenze dei molini, risulta deficitario del 60 per cento per quanto riguarda la produzione di frumento tenero e del 45 per cento per quanto riguarda la produzione di frumento duro".

È anche una guerra di cifre, è chiaro, con una lettura dei dati fatta con la lente di ingrandimento delle proprie convinzioni.  "Che i campioni analizzati dal ministero della Salute siano conformi ci fa piacere - commenta Rolando Manfredini, responsabile sicurezza alimentare di Coldiretti - se fosse stato il contrario il problema sarebbe stato gravissimo. Però lo stesso ministero della Salute, nel 2016, ha diffuso un rapporto sui fitofarmaci, nel quale si attestava che nel grano canadese il limite era tre volte superiore a quello stabilito in Italia".

Sotto accusa c'è, ancora una volta, il glifosato, il pesticida più utilizzato nel mondo, sul quale si è pronunciata anche l'Agenzia europea per le sostanze chimiche lo scorso 15 marzo, stabilendo che la sostanza non è cancerogena e non provoca mutazioni genetiche, ma "solo" seri "danni agli occhi" ed è "tossico con effetti duraturi sulla vita in ambienti acquatici".

"Ora anche la Francia ha proibito il glifosato - sottolinea Manfredini - i Paesi da cui importiamo il grano, soprattutto il Canada, lo usano sul 98 per cento delle coltivazioni. Se è vero che il grano italiano non basta, è altrettanto vero però che il consumatore dovrebbe sapere qual è la differenza tra un cereale maturato al sole in modo naturale come il nostro e uno maturato chimicamente".

E se per Aidepi a rendere italiana la pasta è la competenza di chi lavora il grano, per Coldiretti "la materia prima caratterizza la nostra qualità, come dimostrano
il successo delle Denominazioni di origine protetta". Il prezzo infine: per Aidepi le oscillazioni sono fisiologiche del mercato, per Coldiretti sono "speculazioni create ad arte facendo arrivare nei porti italiani grandi quantità di grano spesso vecchio di un anno".
Fonte: La Repubblica.it

Autore: Cristina Nadotti

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