giovedì 9 novembre 2017

Difesa delle colture: l’Università di Pisa scopre erbicida naturale ricavato dalle piante infestanti

Realizzare un erbicida completamente naturale utilizzando gli oli essenziali estratti dalle stesse piante infestanti. È il risultato raggiunto da un gruppo di ricercatori delle facoltà di Scienze agrarie e Farmacia dell’Università di Pisa, che sull’argomento ha recentemente pubblicato uno studio sulla rivista Weed Research.

L’idea di partenza era valutare l’efficacia delle sostanze naturali per combattere le piante infestanti in modo ecologicamente sostenibile, soprattutto alla luce dei progressivi divieti e/o limitazioni nell’uso di alcuni erbicidi convenzionali (come il ben noto glifosato) a causa del loro impatto sull’ambiente e dei rischi per la salute dell’uomo.

«Nessuno, sino ad ora, aveva pensato di usare gli oli essenziali estratti da “erbacce” per combattere le stesse erbacce», spiega Stefano Benvenuti, ricercatore dell’ateneo pisano.
«È una soluzione che presenterebbe anche dei vantaggi dal punto di vista economico, dal momento che si tratta di piante che hanno costi agronomici limitati, soprattutto da un punto di vista idrico», aggiunge Benvenuti, sottolineando come in questo modo anche specie spontanee apparentemente prive di utilità potrebbero divenire amiche dell’uomo e dell’ambiente.

La ricerca, durata tre anni e condotta sia in laboratorio che in serra, ha individuato cinque specie da cui sono stati estratti oli essenziali particolarmente efficaci: l’achillea (Achillea millefolium), l’assenzio annuale (Artemisia annua), l’assenzio dei fratelli Verlot (Artemisia verlotiorum), la santolina delle spiagge (Otanthus maritimus), e la nappola (Xanthium strumarium).

«Questi erbicidi naturali», aggiunge Benvenuti, «possono essere usati come quelli tradizionali sia nella fase di pre-impianto della coltura, quindi senza problemi di selettività nei confronti di una coltura ancora assente, sia localizzandone la distribuzione in presenza della coltura stessa». Ma l’impiego di maggiore innovazione, secondo il ricercatore, potrebbe riguardare l’ambiente urbano, dai marciapiedi, ai bordi stradali e a tutte le aree spesso colonizzate da specie indesiderate.


(© Osservatorio AGR)

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