venerdì 3 novembre 2017

La gestione del rischio nella politica agricola comune post 2020

Il contesto di riferimento per il settore agricolo
Negli ultimi anni, il settore agricolo europeo ha affrontato crescenti rischi legati alla produzione e alla commercializzazione, dovuti soprattutto all’aumento della volatilità dei prezzi sui mercati e agli effetti dei cambiamenti climatici. Tali fattori, influendo negativamente sui margini di profitto e la competitività degli agricoltori, hanno reso più difficile effettuare pianificazioni a lungo termine e hanno spesso indebolito l’efficacia degli incentivi agli investimenti.


La gestione dei rischi nella Politica Agricola Comune (PAC)
Sollevato per la prima volta nel 2001, il problema della gestione dei rischi in agricoltura all’interno della PAC è stato affrontato a partire dal 2005, quando la Commissione europea ha predisposto tre tipologie di strumenti. Il primo riguardava l’assicurazione contro le calamità naturali, incluse le condizioni climatiche avverse e le malattie animali. Un altro gruppo di strumenti comprendeva i fondi di mutualizzazione, finalizzati a consentire la condivisione dei rischi tra i vari produttori disposti ad associarsi. La terza opzione era legata alla fornitura di una copertura assicurativa di base contro le crisi dei redditi. Tutti questi strumenti sono stati introdotti tra il 2008 e il 2013, per compensare gli effetti delle modifiche della PAC e sostituire le misure straordinarie ad hoc.


La Politica agricole comune ha, infatti, subìto una serie di riforme finalizzate a ridurne gli elementi distorsivi, che hanno spinto gli agricoltori a prendere le proprie decisioni produttive basandosi sui segnali di mercato. Ma questi cambiamenti si fondavano sulla presunzione che i prezzi rimanessero stabili e che la domanda di prodotti alimentari fosse in aumento, condizioni assai diverse da quelle che si sono effettivamente verificate. Basti pensare che nell’ultimo decennio il settore primario dell’UE ha sperimentato una tensione di mercato significativa, che ha visto i prezzi di diversi prodotti agricoli oscillare notevolmente. Le misure straordinarie, gli interventi di mercato, la ricerca di nuovi sbocchi commerciali e gli altri strumenti utilizzati si sono rivelati comunque utili nella tutela del reddito degli agricoltori. Ma in tali frangenti la PAC ha manifestato i suoi limiti, mostrandosi incapace di fronteggiare efficacemente le crisi.


PAC post 2020: quali orientamenti per la gestione del rischio in agricoltura?
Nel documento di riflessione sul futuro delle finanze dell’UE, pubblicato nella primavera di quest’anno, la Commissione europea rileva che il bilancio comunitario ha dovuto ripetutamente far fronte, mediante misure eccezionali di sostegno, a situazioni di emergenza quali il crollo dei prezzi sul mercato dei prodotti lattiero-caseari o l’embargo russo sulle importazioni di alcuni prodotti agricoli.


È quindi necessario individuare il giusto mix di strumenti nella futura Politica agricola comune, tra misure di policy e dotazioni finanziarie, sovvenzioni e strumenti finanziari, strumenti di gestione del rischio e altri meccanismi di mercato per fronteggiare eventi avversi inattesi.


Per questa ragione, la Presidenza del Consiglio UE ha predisposto un documento di orientamento sulla gestione del rischio in agricoltura nella PAC post 2020, presentato nel corso della riunione informale dei Ministri dell’Agricoltura degli Stati membri, svoltasi a Tallin tra il 3 e il 5 settembre. Una delle lezioni apprese dal passato – si sottolinea nella pubblicazione – è che non si può fare affidamento esclusivamente su misure di reazione. Il settore agricolo deve diventare più resiliente e assumersi la responsabilità nell’affrontare i rischi. La PAC ha un ruolo da svolgere, fornendo strumenti e incentivi adatti. L’introduzione di un toolkit di gestione dei rischi nel secondo pilastro è stato un passaggio positivo, poiché permette agli Stati membri la flessibilità nella scelta degli strumenti adeguati, consente di combinare la gestione dei rischi con altre misure di sviluppo rurale e, grazie al carattere di cofinanziamento del secondo pilastro, aumenta la responsabilità del settore privato nella gestione dei rischi.


Informazione e organizzazione
Per rafforzare gli agricoltori, occorre continuare a favorire l’orientamento al mercato e condizioni più eque di concorrenza, fornendo strumenti in grado di supportarli nella preparazione alle crisi e renderli più competitivi. Affinché gli agricoltori siano in grado di reagire adeguatamente agli eventi del mercato, è essenziale offrire loro una migliore informazione su come i prezzi si formano non solo in fase di produzione, ma anche nelle fasi di trasformazione, vendita all’ingrosso e al dettaglio. Tali dati dovrebbero essere disponibili e comparabili tra tutti gli Stati membri, perché solo allora consentirebbero movimenti preventivi per adattare la produzione, rivedere le decisioni di investimento, modificare le strategie di negoziazione dei prezzi.


Un ruolo importante viene riconosciuto all’aggregazione tra le imprese agricole, che andrebbe incentivata, poiché oltre a consentire economie di scala, ottimizzando i costi di acquisto degli input e di utilizzo delle tecnologie, funge da strumento di gestione del rischio, aumentando la resilienza alla volatilità dei prezzi. In ogni caso, è necessario affidarsi a diversi modi di cooperazione e a diverse misure di attuazione, ad esempio con impegni ambientali collettivi e prestiti a lungo termine.



Pagamenti diretti e misure di gestione del rischio
In relazione ai pagamenti diretti, viene suggerito di destinarne una certa percentuale alle misure di gestione del rischio, così da favorire la stabilizzazione dei redditi. Tale obiettivo potrebbe essere conseguito, ad esempio, raddoppiando la consistenza della riserva di crisi e accantonandola di anno in anno, in modo che possa essere efficacemente utilizzata per fronteggiare le crisi di mercato straordinarie.


Infine, si sottolinea l’importanza del rafforzamento degli strumenti di gestione del rischio all’interno del secondo pilastro della PAC, che sarebbe opportuno rendere obbligatori, aumentandone al contempo la flessibilità. In particolare, si ipotizza di eliminare, per le risorse relative ai fondi mutualistici e all’Income Stabilizazion Tool, il meccanismo che prevede il disimpegno automatico, stabilendo che all’atto della chiusura dei programmi di sviluppo rurale sia considerato ammissibile l’ammontare di spesa effettivamente sostenuto.

Autore: Patrizia Tomasso

Fonte: Osservatorio Agroalimentare

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