giovedì 9 novembre 2017

Vino, terminata la vendemmia 2017: tra le più scarse del dopoguerra

Per effetto del clima anomalo, la vendemmia italiana 2017, appena terminata, si classifica tra le più scarse del dopoguerra, con un taglio della produzione del 26% rispetto allo scorso anno. La notevole riduzione non impedisce comunque al Belpaese di conservare il primato mondiale tra i produttori di vino.

È quanto evidenzia la Coldiretti, sottolineando come la vendemmia di quest’anno sia stata fortemente condizionata da una siccità estrema. Iniziata precocemente il 4 agosto scorso, la raccolta delle uve lungo la Penisola ha portato a una produzione stimata pari a 40 milioni di ettolitri, destinati per oltre il 40% ai 332 vini a Denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), per il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia, e per il restante 30% ai vini da tavola.

Le difficoltà non sono mancate neanche nel resto dell’Europa, dove complessivamente si prevede una produzione di 145 milioni di ettolitri, il 14% in meno rispetto al 2016. I motivi, come spiega l’Organizzazione europea degli agricoltori e delle loro cooperative (Copa/Cogeca), sono sempre da ricercare nel cambiamento climatico e negli eventi meteorologici estremi.

Per quanto riguarda i singoli Paesi, la Francia, storico rivale dell’Italia, non andrà oltre i 37 milioni di ettolitri, segnando una flessione del 18%. Ancora più forte il calo per la Spagna, che arriverà a produrre 36 milioni di ettolitri, registrando un -20%. L’unico Paese europeo in controtendenza è il Portogallo, dove si prevede un aumento del 10%, pur su volumi più bassi rispetto ai tre principali produttori.

L’andamento del Vecchio Continente contribuisce in modo determinante al crollo dell’8,2% della produzione enoica mondiale, che l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) stima a 246,7 milioni di ettolitri: il risultato peggiore da diversi decenni.

Se la vendemmia 2017 è scarsa dal punto di vista quantitativo, non si può dire lo stesso da quello qualitativo. L’uva è infatti definita molto buona in tutta Europa, un fattore che, unito alla contrazione dell’offerta, determinerà inevitabilmente un aumento dei prezzi, comunque insufficiente a compensare alcuni produttori per le ingenti perdite di raccolto subite.


(© Osservatorio AGR)

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