giovedì 21 dicembre 2017

Prevenzione, sicurezza e reclutamento dei lavoratori … la parola all’ing. Giuseppe Cacucci

A margine di un proficuo convegno, organizzato dall’Assessorato Agricoltura del Comune di Rutigliano (BA) e tenutosi presso la sala consiliare, in cui sono intervenuti, tra gli altri, esponenti dello SPeSAL Bari (Area Nord), dell’INAIL, ho espresso la mia personale considerazione riguardo allo “stato attuale” dell’applicazione della normativa in materia di Tutela della Salute e Sicurezza nel Settore Agricolo. A mio parere, bisogna fare “tre mea culpa”. Il primo “mea culpa” spetta alle istituzioni, deputate all’emanazione delle norme, che non hanno compreso a pieno la realtà lavorativa del settore agricolo. Un settore caratterizzato da una forte “dinamicità” che necessita di essere sì normato, ma da regolamenti ad hoc che tengano in dovuta considerazione le peculiarità dello stesso. Ad esempio, che ci sia un forte impegno nel rendere effettivamente applicabile il DI 27/03/2013 (quello delle “Semplificazioni”) che a 5 anni (quasi) dalla sua emanazione, in provincia di Bari non ha ancora trovato la sua “dimensione”. Oppure parlando di Prevenzione Incendi, le istituzioni, oltre ad emanare (finalmente!!!) un Decreto che disciplina i contenitori-distributori di gasolio (le loro caratteristiche, la loro ubicazione, ecc), dovrebbero anche preoccuparsi di come poter arginare il fenomeno dei furti nelle campagne, che potrebbe accentuarsi (aggiungendosi ai furti di uva) con l’installazione dei contenitori-distributori proprio nelle zone agricole. Il secondo “mea culpa” spetta agli addetti ai lavori, cioè agli agricoltori. E’ inconcepibile che si fatichi ancora a comprendere il fatto che il settore agricolo sia effettivamente caratterizzato da un alto indice infortunistico (spesso anche mortale). Molti addetti ai lavori sono ancora fermamente convinti che l’esperienza sia sufficiente a sopperire alle carenze tecniche e di sicurezza di molte macchine ed attrezzature utilizzate nei campi. Si fa fatica a far comprendere che la Sicurezza sul Lavoro non è solo “compilare le carte”, ma è prima di tutto “CULTURA”: uscire di casa al mattino, per andare a lavorare e tornare a casa la sera, sani e salvi, non è solo frutto di “fortuna”. Ad oggi (anche se qualcosa si sta smuovendo) è inconcepibile che si chieda cosa sia un DVR o se la “Sicurezza è obbligatoria”. Fare impresa (cioè assumere anche un solo lavoratore dipendente, fosse anche per un solo giorno) significa adempiere ad una serie di norme (giusto o no), che di fatto sono in essere e vano applicate. Non esiste la giustificazione del “io non sapevo”, dal momento che la normativa sulla Sicurezza è in vigore da quasi 10 anni (senza andare ulteriormente a ritroso). Terzo “mea culpa” tocca ai tecnici che fanno consulenza in materia di Sicurezza i quali, spesso, più che inculcare la concezione di “Cultura” hanno creato il “business della Sicurezza”. Forse la mia è una visione “romantica”, ma fare Sicurezza la considero una sorta di “missione” ed essere sempre aggiornati, essere sempre “sul pezzo”, è una prerogativa imprescindibile. In questo, gli imprenditori devono prestare molta attenzione: quando richiedono una consulenza in materia di Sicurezza, stanno chiedendo un servizio e per riceverlo, pagano; occorre dunque scegliere bene a chi rivolgersi ed “affidarsi” con fiducia al tecnico.

Ing. Cacucci Giuseppe

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