venerdì 28 settembre 2018

Agricoltura, i prodotti dimenticati valgono 10 miliardi


La stima è di Cia-Anabio: recuperare varietà animali e vegetali a rischio estinzione potrebbe generare per la gdo un giro d'affari pari al doppio di quello del turismo enogastronomico.

Sono considerate varietà dimenticate, ma i prodotti agricoli tradizionali come il cece nero della Murgia o il formaggio Rosa Camuna della Valcamonica hanno la potenzialità per creare valore aggiunto anche economico. Secondo stime elaborate dalla Cia con la sua associazione per l'agricoltura biologica Anabio e presentate in occasione del Salone del Gusto, infatti, le oltre mille specie vegetali e animali oggi a rischio estinzione, se recuperate attraverso filiere efficienti, competitive e a ridotto impatto ambientale, potrebbero valere almeno 10 miliardi di euro l'anno. Finora, spiegano dalla Cia, sono state "tagliate fuori dalla grande distribuzione alimentare perché ritenute poco attrattive per il mercato", mentre per l'associazione potrebbero dar vita a un giro d'affari doppio rispetto a quello del turismo enogastronomico, che in Italia muove 5 miliardi di euro all'anno.

Esistono già casi di successo, come la pesca tabacchiera, in passato scartata dalla grande distribuzione perché scomoda da sbucciare e comparsa invece negli ultimi anni nei reparti ortofrutta. Un'altra esperienza positiva è quella del grano Timilia tipico della Sicilia, sostituito per decenni da varietà più proteiche e ora tornato alla ribalta e apprezzato per i bassi livelli di glutine. Altre esperienze in corso, presentate da Cia e Anabio al Salone del gusto, sono quelle dell'allevamento biodinamico con razze locali di Raffaella Mellano (Piemonte), l'archeologia arborea per la salvaguardia dei frutti antichi di Isabella Dalla Ragione (Umbria) e la custodia e il rilancio dei grani antichi di Gea Turco (Sicilia).

Secondo le associazioni oggi servono maggiori risorse per tutelare il grande patrimonio di specie animali e vegetali italiano: gli operatori chiedono progetti di partenariato territoriali, e investimenti a favore di imprenditori che conservano e valorizzano la biodiversità agricola. Se infatti l'avanzata del cemento a scapito dei terreni coltivati e aree verdi procede in Italia al ritmo di 30 ettari al giorno, a rischiare di più sono i circa 5mila prodotti tradizionali che oggi, per i volumi ridotti, non rientrano tra quelli tutelati con i marchi Doc e Igp. Di questi, appunto, un migliaio è già a rischio scomparsa: la loro sopravvivenza per ora è legata alla passione di pochi "agricoltori custodi".

Autore: Veronica Ulivieri
Fonte: La Repubblica,it


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