lunedì 5 novembre 2018

Ricambio generazionale da sostenere anche nelle aziende agromeccaniche


Lo scorso dicembre l’Assemblea delle Nazioni Unite ha proclamato il periodo 2019-2028 il Decennio dell’Agricoltura familiare, ponendo al centro delle sfide globali (dalla missione “Fame zero” alla lotta ai cambiamenti climatici alla tutela delle risorse ambientali, alla redditività in agricoltura) un modello di agricoltura largamente diffuso su tutto il pianeta e prevalente anche in Italia.

Alla vigilia di questa decade che la Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani intende celebrare con idee e progetti operativi, possiamo affermare che il comparto agromeccanico costituisce di fatto il principale e insostituibile punto di riferimento di una folta schiera di aziende familiari che, altrimenti, non potrebbero fare affidamento sulle proprie forze. Questo non deve essere dimenticato, benché siano in molti a sottovalutare il ruolo degli agromeccanici nel comparto primario.

Trovandoci nel mezzo della fase di erogazione (16 ottobre- 30 novembre) da parte di Agea dell’anticipo della Pac per il pagamento di base, il greening, il pagamento ai giovani agricoltori e il regime dei piccoli agricoltori, vogliamo spezzare una lancia in favore delle aziende agricole familiari, che fra l’altro non coincidono sempre con le realtà di piccole dimensioni. In questi ultimi tempi assistiamo a una idealizzazione di alcune realtà, le più grandi del settore, che spesso, tuttavia, hanno alle spalle una storia tormentata che non dà un’immagine di solidità.

La vera solidità, sul piano economico, patrimoniale e sociale, ce l’hanno proprio le aziende familiari. E sono proprio queste le aziende agricole che non possono, e nemmeno potrebbero, fare a meno del contoterzismo, né questo di loro: l’azienda agricola familiare è quella che tarderà forse a pagare (sempre più spesso quando incassano gli anticipi della Pac…), ma paga sempre; che fa lavorare sempre; che chiede sempre lo sconto, ma resta fedele nel tempo, talvolta per decenni.

Le imprese agricole non facenti capo a un nucleo familiare sono quelle che espongono l’agromeccanico ai maggiori rischi: talvolta spesso non sono proprietarie della terra che coltivano, adottano politiche commerciali spregiudicate e manifestano quindi un’elevata volatilità; sono inoltre le più suscettibili a passare di mano o a cambiare l’ordinamento produttivo. Non vogliamo generalizzare, ci mancherebbe, ma cogliamo l’occasione del Decennio dell’Agricoltura familiare per ringraziarle tutte.

Siamo alla vigilia di Eima International 2018, la 43ª edizione della rassegna mondiale della meccanica agricola. Si preannuncia una manifestazione con grandi numeri, con visitatori da 150 Paesi e delegazioni ufficiali da 70 Paesi, organizzate da FederUnacoma e Agenzia Ice, con focus specifici su Africa Subsahariana, Asia e America, cioè quelle zone del pianeta dove la meccanica agricola sta crescendo e dove l’industria italiana può consolidare o sviluppare mercati interessanti.

All’Eima di Bologna si potranno trovare le nuove frontiere della meccanizzazione agricola per l’Italia e l’Europa, dove il modello di agricoltura biologica si sta espandendo e dove anche la meccanizzazione gioca un ruolo fondamentale per ottimizzare costi e rese in campo. La tendenza è, appunto, quella di un’espansione del segmento “organic” all’interno del settore agricolo, col superamento finalmente di situazioni concorrenziali o ambivalenti.

Il consumatore chiede biologico ed è disposto a pagare di più, purché il prodotto sia sano e veramente biologico. L’Austria, che fino a dicembre avrà la presidenza del Consiglio in Europa, vanta già il 20-21% della propria superficie a biologic e la tendenza è crescere ancora, per quanto sia complicato coniugare una parabola ascendente con l’esigenza di erogare risorse agli agricoltori che abbandonano l’agricoltura tradizionale.

In questo scenario – ed è uno degli aspetti sui quali Cai sta dialogando con Coldiretti – le imprese agromeccaniche possono non soltanto erogare prestazioni in campo, ma anche contribuire al percorso certificativo che garantisce la filiera, dal campo alla tavola.

Al recente Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione, organizzato a Cernobbio da Coldiretti, il ministro Gian Marco Centinaio ha annunciato lo sblocco di 70 milioni di euro per incentivare il ricambio generazionale.

L’azione merita sicuramente un plauso, ma non possiamo allo stesso tempo non sollecitare analoghe azioni anche per favorire il ricambio generazionale nelle imprese agromeccaniche,
che scontano le medesime difficoltà nell’ingresso di giovani come capi-azienda.

Ci aspettiamo molto da questo governo in termini di cambiamento.

Continuare sulla stessa linea discriminatoria sarebbe un errore per il sistema agricolo italiano.

Gianni Dalla Bernardina Presidente CAI

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