Una squadra di 150 volontari recupera cibo fresco e di alta
qualità rimasto sugli scaffali per poi smistarlo attraverso le Case del
quartiere alle famiglie bisognose che in cambio offriranno ore di impegno in
attività solidali.
È un circolo virtuoso perfetto. Recupero di cibo fresco, di
alta qualità e invenduto dai mercati; redistribuzione attraverso le Case del
quartiere alle famiglie in difficoltà economica e restituzione da parte dei
beneficiari di ore di impegno in attività solidali. Della serie: «Da una mela,
una comunità». Dice proprio così lo slogan azzeccatissimo di «Fa bene». Il
progetto è un esempio di economia circolare: partito nel 2014, da oggi, grazie
ai finanziamenti di AxTO, allarga il suo raggio d’azione da due a sette mercati
cittadini: piazza Madama Cristina, piazza Foroni, corso Spezia, via Onorato
Vigliani, via don Grioli, tettoia dei contadini di Porta Palazzo e corso
Svizzera. «Questa è un’iniziativa che punta a recuperare le periferie non
fisiche, ma quelle esistenziali della nostra città, ricreando reti di
appartenenza a una comunità», rimarca la sindaca, Chiara Appendino,
all’incontro di lancio del progetto all’Open Incet.
Attività sociali
Nei suoi primi quattro anni «Fa Bene» ha donato cento
tonnellate di cibo fresco, per un valore di circa 200mila euro, grazie alla
generosità di duecento commercianti. E sono state 250 le famiglie beneficiarie,
poi coinvolte in oltre settemila ore di attività sociali. Ora l’obiettivo è
arrivare a sostenerne altrettante se tutti e sette i territori da oggi a fine
anno. Le compongono i «nuovi poveri» di Torino: giovani che pur lavorando non
riescono ad arrivare a fine mese, padri separati, madri rimaste sole con i
figli. Persone che, spesso per vergogna, restano fuori dai circuiti solidali
tradizionali. «Fa bene» è pensato come un progetto più attuale, il cui
obiettivo finale è far crescere il capitale umano e sociale, «che è la vera
ricetta per contrastare la povertà oggi», ripete Tiziana Ciampolini di S-nodi,
l’incubatore di innovazione contro la povertà di Caritas Italiana e Caritas
Torino. È stato quest’ultimo, diretto da Pierluigi Dovis, a fare da
«facilitatore» per coinvolgere gli altri attori dell’iniziativa. Tra loro ci
sono: Coldiretti Torino, la Rete delle Case del quartiere, l’Ufficio Pio della
Compagnia di Sanpaolo, Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta, l’Ufficio
pastorale Migranti e la Cooperativa Mirafiori. Tutti uniti per contribuire
davvero a creare «da una mela una comunità», nella quale gli indigenti possano
avere occasioni per tornare a sentirsi utili, socializzare e magari anche
trovare opportunità di lavoro. Insomma, diventare di nuovo una risorsa attiva
per la società. È questo ciò che differenzia «Fa bene» dalle tradizionali
misure assistenzialiste.
Volontari
E allora si comincia da oggi, grazie a una squadra di 150
volontari, che raccoglieranno carne, formaggi e frutta e verdura rimasti
invenduti nei mercati, più l’eventuale spesa acquistata da altri clienti e
lasciata ai poveri. Le provviste saranno poi smistate in buste delle spesa.
Ultimo passaggio: la consegna, nei giorni e orari previsti in ciascuna Casa del
quartiere. «Nella fase iniziale collaboreremo con le altre associazioni dei
vari territori per allargare il cerchio delle persone assistite — riprende
Tiziana Ciampolini —. Il progetto andrà avanti fino a fine anno grazie ai fondi
di AxTO ma stiamo già reperendo risorse diverse per poterlo portare avanti».
Autori: Lorenza Castagneri e Luca Forestieri
Fonte: Corriere Torino
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