lunedì 11 marzo 2019

Torino, i mercati donano i prodotti invenduti alle famiglie in difficoltà


Una squadra di 150 volontari recupera cibo fresco e di alta qualità rimasto sugli scaffali per poi smistarlo attraverso le Case del quartiere alle famiglie bisognose che in cambio offriranno ore di impegno in attività solidali.

È un circolo virtuoso perfetto. Recupero di cibo fresco, di alta qualità e invenduto dai mercati; redistribuzione attraverso le Case del quartiere alle famiglie in difficoltà economica e restituzione da parte dei beneficiari di ore di impegno in attività solidali. Della serie: «Da una mela, una comunità». Dice proprio così lo slogan azzeccatissimo di «Fa bene». Il progetto è un esempio di economia circolare: partito nel 2014, da oggi, grazie ai finanziamenti di AxTO, allarga il suo raggio d’azione da due a sette mercati cittadini: piazza Madama Cristina, piazza Foroni, corso Spezia, via Onorato Vigliani, via don Grioli, tettoia dei contadini di Porta Palazzo e corso Svizzera. «Questa è un’iniziativa che punta a recuperare le periferie non fisiche, ma quelle esistenziali della nostra città, ricreando reti di appartenenza a una comunità», rimarca la sindaca, Chiara Appendino, all’incontro di lancio del progetto all’Open Incet.

Attività sociali
Nei suoi primi quattro anni «Fa Bene» ha donato cento tonnellate di cibo fresco, per un valore di circa 200mila euro, grazie alla generosità di duecento commercianti. E sono state 250 le famiglie beneficiarie, poi coinvolte in oltre settemila ore di attività sociali. Ora l’obiettivo è arrivare a sostenerne altrettante se tutti e sette i territori da oggi a fine anno. Le compongono i «nuovi poveri» di Torino: giovani che pur lavorando non riescono ad arrivare a fine mese, padri separati, madri rimaste sole con i figli. Persone che, spesso per vergogna, restano fuori dai circuiti solidali tradizionali. «Fa bene» è pensato come un progetto più attuale, il cui obiettivo finale è far crescere il capitale umano e sociale, «che è la vera ricetta per contrastare la povertà oggi», ripete Tiziana Ciampolini di S-nodi, l’incubatore di innovazione contro la povertà di Caritas Italiana e Caritas Torino. È stato quest’ultimo, diretto da Pierluigi Dovis, a fare da «facilitatore» per coinvolgere gli altri attori dell’iniziativa. Tra loro ci sono: Coldiretti Torino, la Rete delle Case del quartiere, l’Ufficio Pio della Compagnia di Sanpaolo, Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta, l’Ufficio pastorale Migranti e la Cooperativa Mirafiori. Tutti uniti per contribuire davvero a creare «da una mela una comunità», nella quale gli indigenti possano avere occasioni per tornare a sentirsi utili, socializzare e magari anche trovare opportunità di lavoro. Insomma, diventare di nuovo una risorsa attiva per la società. È questo ciò che differenzia «Fa bene» dalle tradizionali misure assistenzialiste.


Volontari
E allora si comincia da oggi, grazie a una squadra di 150 volontari, che raccoglieranno carne, formaggi e frutta e verdura rimasti invenduti nei mercati, più l’eventuale spesa acquistata da altri clienti e lasciata ai poveri. Le provviste saranno poi smistate in buste delle spesa. Ultimo passaggio: la consegna, nei giorni e orari previsti in ciascuna Casa del quartiere. «Nella fase iniziale collaboreremo con le altre associazioni dei vari territori per allargare il cerchio delle persone assistite — riprende Tiziana Ciampolini —. Il progetto andrà avanti fino a fine anno grazie ai fondi di AxTO ma stiamo già reperendo risorse diverse per poterlo portare avanti».

Autori: Lorenza Castagneri e Luca Forestieri
Fonte: Corriere Torino

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