Da
Parigi al mondo, sono queste le ore dell'allarme Onu sulla biodiversità. In
tempi relativamente brevi un milione di animali e vegetali scompariranno dalla
Terra e dagli Oceani, l’equivalente di 1/8 di tutte le specie che popolano il
pianeta. Queste le parole sottoscritte dall'organismo delle Nazioni Unite nel
corso della riunione della scorsa settimana nella capitale francese. Questo
l'allarme dei rappresentanti di 130 Paesi presenti.
Ad
annunciare il dato shock, la Piattaforma intergovernativa scientifico-politica
sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes) che dalla capitale francese ha
chiesto formalmente ai leader mondiali di passare all’azione quanto prima,
perché non tutto è perduto. Secondo gli esperti l’unica speranza per evitare il
peggio è quella di porre fine allo sfruttamento intensivo degli ecosistemi per
le attività umane.
"La
salute degli ecosistemi da cui dipendiamo, così come di tutte le altre specie,
-ha dichiarato il britannico Robert Watson, presidente dell’Ipbes, da Casa
Unesco a Parigi- si sta deteriorando più
velocemente che mai”. I partecipanti all'incontro, hanno negoziato parola per
parola una sintesi di circa 40 pagine, approvata all’unanimità dai delegati di
130 nazioni, in quello che rappresenta il più vasto consesso scientifico e
politico sullo stato della biodiversità mondiale.
Il
testo è l’estrema sintesi di un rapporto di 1800 pagine, frutto di tre anni di
censimenti, analisi di dati da parte di diverse centinaia di esperti. In
Europa, le specie più colpite sono l’allodola – meno 50% negli ultimi 40 anni -
la piccola farfalla blu – in calo del 38% dagli anni ’70 – mentre un terzo
delle api ed insetti è a rischio estinzione, senza dimenticare scoiattoli
rossi, pipistrelli e ricci. Alla luce di questi dati, numerosi scienziati
affermano che la Terra è all’inizio della sesta estinzione di massa della sua
storia, ma la prima attribuita all’uomo e alle sue attività.
Negli
ultimi secoli per mano dell’uomo sono già scomparse 680 specie di vertebrati.
“Stiamo erodendo i pilastri stessi delle nostre economie, i nostri mezzi di
sostentamento, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità di vita del
mondo intero -ha avvertito Watson-. Non è
troppo tardi per agire, ma solo se cominciamo da subito e a tutti i livelli, da
quello locale a quello mondiale”.
La
causa della perdita accelerata della biodiversità sono i comportamenti umani
più che le ripercussioni del riscaldamento globale. Per evitare un disastro
ecologico servono rapidi interventi politici per regolamentare lo sfruttamento
delle terre e delle risorse naturali. Le attività antropiche hanno già alterato
gravemente tre quarti delle superfici terrestri, il 40 per cento degli
ecosistemi marini e la meta' di quelli di acqua dolce, avverte il rapporto Onu.
Oltre alla mano dell'uomo entrano in gioco, seppur in modo meno influente, i
cambiamenti climatici, anch'essi causati in parte dai comportamenti umani,
responsabili di un'ulteriore accelerazione nella scomparsa di alcune specie.
Gli
esperti avvertono che la perdita di biodiversità avrà un impatto diretto su
ciascuno di noi: dal cibo all'energia, dall'acqua potabile alla produzione di
farmaci fino all'assorbimento del CO2. "La quantità di elementi della
natura che sfruttiamo a vario titolo è immensa. Ed è fondamentale per
l'esistenza e la prosperità della vita umana. Anche perché la maggior parte di
tali materie prime non è sostituibile", precisa il rapporto Onu.
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