Vi ringrazio per la possibilità di condividere con voi le
priorità e le linee programmatiche dell'azione che il Ministero porterà avanti
nel corso del nostro mandato. In premessa credo sia opportuno ribadire
l'importanza di rimettere al centro dell'agenda politica, economica e sociale
l'agricoltura. Parliamo di un settore dove l'Italia detiene alcuni primati
europei, a partire dal valore aggiunto, pari a 33 miliardi di euro, che ci
mette prima della Francia e della Spagna. Ai prodotti agricoli italiani
spettano diversi primati nell'UE: è italiano oltre il 35% del valore
commercializzato dell'UE di mele e uva, il 47% di kiwi, il 61% di nocciole
sgusciate, il 35% di prodotti vivaistici.
E l'agricoltura rappresenta il cuore pulsante del sistema
agroalimentare nazionale, che conta oltre 1 milione di imprese che danno lavoro
a più di 1,4 milioni di persone (917 mila in agricoltura e 486 mila occupati
nell'industria di trasformazione). Parliamo di circa il 14% del PIL con 219,5
miliardi di euro, compresa la ristorazione.
Le esportazioni di prodotti agroalimentari assumono un ruolo
di primaria importanza negli scambi con l'estero dell'Italia: hanno raggiunto
un valore di 41,8 miliardi di euro nel 2018, pari al 9% delle esportazioni
totali nazionali.
Il made in Italy agroalimentare è protagonista anche nel
mercato dei prodotti certificati biologici e in quello delle Indicazioni
geografiche, dove vantiamo il primato mondiale dei riconoscimenti, con un
fatturato di 15 miliardi di euro all'origine.
Dobbiamo essere consapevoli di questi punti di forza, anche
per essere all'altezza delle aspettative di imprese e cittadini. La nostra
azione di Governo intende valorizzare e far conoscere di più e meglio il
potenziale del settore, affrontando anche le tante aree da migliorare.
Penso ad esempio al calo delle redditività a causa del
notevole differenziale di crescita tra i prezzi dei prodotti ed i costi di
produzione. Penso ai forti squilibri strutturali che penalizzano la componente
produttiva e i consumatori. Su 100 euro
spesi dal consumatore per prodotti agricoli trasformati appena 3,3 euro sono
destinati alla componente produttiva a vantaggio di commercio, logistica e
grande distribuzione.
Penso allo scarso livello di aggregazione dell'offerta: il
sistema delle Organizzazioni di produttori ha un ruolo solo nel settore
ortofrutticolo spinto dall'OCM, dove comunque, ancora copre circa la metà del
valore della produzione ortofrutticola totale.
Sebbene sia in crescita l'interesse dei giovani verso
l'agricoltura, testimoniato anche dall'aumento del numero di imprese
«giovanili» e dall'aumento delle immatricolazioni alle facoltà di agraria,
l'agricoltura italiana soffre particolarmente del fenomeno della
senilizzazione: solo l'8% delle aziende agricole ha un capo azienda under 40, per
ogni giovane imprenditore ce ne sono 5 anziani.
Ho voluto sottolineare questi dati per condividere con voi
la necessità di uscire da una logica emergenziale per agire con una visione
progettuale di lungo periodo. L'Italia ha bisogno di una nuova strategia
agricola da scrivere insieme.
La crisi climatica in atto merita risposte urgenti e una
transizione economica e sociale che va affrontata con strumenti rinnovati.
Anche in agricoltura.
Allo stesso modo la crisi del sistema delle relazioni
commerciali internazionali ci mette davanti a nuovi pericoli. Proprio in questi
giorni i dazi dell'Amministrazione Usa mettono in grave difficoltà molte
filiere di produzione dei nostri territori, totalmente incolpevoli. Ho chiesto
alla Commissione europea di prevedere fin da subito un fondo per gli interventi
di compensazione, per salvaguardare le imprese eventualmente colpite. Abbiamo
già pagato 1 miliardo di euro per gli effetti dell'embargo russo e il pericolo
della Brexit accresce l'incertezza. Non possiamo aspettare che le aziende
chiudano per garantire una protezione.
Davanti allo scenario delineato, ho ritenuto necessario
stilare una serie di priorità e obiettivi concreti per l'azione di Governo.
1) Rafforzare la
competitività delle imprese garantendo l'invarianza fiscale, rilanciando gli
investimenti, favorendo la digitalizzazione e la propensione all'export ed
eliminando le barriere di accesso ai fattori terra, credito e capitali in
particolare in favore dei giovani e delle donne.
2) Promuovere e valorizzare il Made in Italy nel mondo e
impedire i fenomeni che minacciano il valore e la reputazione dei prodotti
italiani.
3) Garantire trasparenza ai cittadini sulla qualità e
provenienza di alimenti e materie prime utilizzate.
4) Contrastare le posizioni dominanti nella filiera e
assicurare una più equa distribuzione dei margini.
5) Assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori con la
piena applicazione della normativa sul caporalato.
6) Arginare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle
produzioni e rafforzare gli strumenti a tutela dei redditi degli agricoltori,
valorizzando il ruolo attivo dell'agricoltura nella salvaguardia dell'ambiente
e nella prevenzione del dissesto idrogeologico.
7) Favorire processi di innovazione sostenibile, di
riduzione degli sprechi alimentari e una più oculata gestione delle risorse
naturali anche attraverso lo sviluppo dell'agricoltura di precisione.
8) Accelerare azioni
organiche per la difesa del suolo agricolo, per la permanenza dell'agricoltura
nelle zone montane e per la conservazione e valorizzazione del patrimonio
paesaggistico agricolo e forestale.
9) Favorire l'inclusione attraverso la valorizzazione
dell'agricoltura sociale.
10) Tutelare il reddito dei pescatori e garantire lo
sviluppo di un'economia sostenibile del mare attraverso la salvaguardia delle
specie marine.
Metodo di lavoro
Per riuscire a rendere concreti gli impegni elencati, credo
sia necessario partire da un metodo di lavoro condiviso. Credo in una stretta
collaborazione con il Parlamento per dare prospettiva all'attività quotidiana
di agricoltori, pescatori, allevatori, produttori di cibo e vini di qualità
italiani. Sono convinta che davanti alle necessità di questo settore non ci
siano colori politici, ci sono soluzioni da mettere in campo. Costruirle
insieme è la sfida che ci aspetta nei prossimi mesi. Ci sono molte proposte di
legge di fondamentale importanza da portare a compimento come quella sulle
semplificazioni, la proposta sul biologico, il divieto delle aste al doppio
ribasso, il contenimento del consumo di suolo, solo per citarne alcune. Dichiaro fin da ora la mia massima
disponibilità e quella di tutta la struttura ministeriale. Allo stesso modo ho
già incontrato gli assessori regionali per costruire un rapporto nuovo con le
Regioni.
Il Piano strategico nazionale, che rappresenta uno dei
tratti caratterizzanti della proposta di riforma della PAC post 2020, dovrà
essere un'opportunità anche per le regioni. Per il nostro Paese rappresenta la
possibilità di dare risposte alle diverse realtà produttive, valorizzando le
differenze e allo stesso tempo tenendo alta l'ambizione di costruire politiche
di lungo respiro per il settore primario.
È mia intenzione dare vita al Ministero a una Consulta
permanente per la crisi climatica e le priorità agricole, per costruire insieme
il piano strategico nazionale, coinvolgendo anche Enti, Università,
imprenditori, organizzazioni agricole e industriali, sindacati, parlamento,
regioni, cittadini, in un processo partecipativo di scrittura del futuro
agricolo, alimentare e ambientale del Paese. Il nostro faro sono gli Obiettivi
sostenibili dell'Agenda 2030 delle Nazioni unite, all'interno dei quali
l'Italia e la sua agricoltura devono ritrovare un ruolo guida.
La nuova Pac post 2020
Allo stesso modo ritengo fondamentale il lavoro in ambito
europeo, per riaffermare il ruolo e il modello di agricoltura italiano,
soprattutto in vista della riforma delle Politica Agricola Comune e nella
definizione degli accordi commerciali.
Partiamo da un elemento chiave: i fondi europei per la PAC
2020 non devono prevedere tagli. Si tratta di una delle sfide fondamentali per
lo sviluppo e il futuro del settore. È necessario:
- Assicurare al settore agricolo e agroalimentare le risorse
comunitarie necessarie per attuare politiche volte al rafforzamento della
competitività del Made in Italy, al miglioramento della sostenibilità dei
processi produttivi e proprio al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo
sostenibili dell'Agenda 2030.
- Migliorare l'attuale proposta di riforma della PAC post
2020 in modo da salvaguardare il ruolo delle Regioni nella programmazione e
gestione delle politiche, in particolare dello sviluppo rurale.
- Negoziare a livello UE politiche volte al rafgorzamento
del sostegno al reddito delle imprese agricole, in particolare a carico dei
settori produttivi più rilevanti per il Made in Italy, rivedendo ed estendendo
il modello delle Organizzazioni Comuni di Mercato.
- Riorientare il sostegno della PAC in modo da privilegiare
i settori più strategici ed evitare lo spopolamento delle aree rurali.
- Tutelare tutto il Made in Italy e garantire trasparenze e
reciprocità negli accordi commerciali.
Su tutti questi punti il dialogo con voi sarà costante per
aggiornarvi sull'avanzamento delle trattative e per verificare i progressi del
negoziato, così come condividere i miglioramenti da apportare ad alcuni accordi
per una più forte salvaguardia del Made in Italy.
Ora vorrei passare rapidamente in rassegna i punti chiave
che ho elencato poco fa per approfondire gli obiettivi con alcune prime
indicazioni di lavoro.
1) Rafforzare la competitività delle imprese
La nostra priorità assoluta è tutelare il reddito degli
agricoltori. La via primaria è garantire competitività alle imprese, a partire
dall'utilizzo della leva fiscale. Anche in questa sede voglio ribadire che,
come concordato con il Ministro dell'Economia Gualtieri, è escluso un taglio
delle agevolazioni per il gasolio agricolo. La missione complessiva del governo
è quella di garantire una diminuzione della pressione fiscale e in questo
contesto credo vada assicurata attenzione alle esigenze del comparto agricolo.
Allo stesso tempo lavoriamo per il rilancio degli
investimenti attraverso il potenziamento dei contratti di filiera e di
distretto, individuando nuove forme incentivanti per la digitalizzazione,
l'export e l'e-commerce. Abbiamo bisogno di rendere più forti, equi e stabili i
rapporti tra agricoltori e trasformatori, consentendo così al Made in Italy di
crescere dal campo fino alla tavola del consumatore. In questa chiave
utilizzeremo anche uno strumento di progettazione territoriale come i distretti
del cibo, sul quale siamo pronti a dare seguito alla fase attuativa. È mia
intenzione convocare con costanza a livello politico e tecnico tavoli per
singola filiera, che possano diventare luogo dove affrontare le urgenze dei
vari settori produttivi ed elaborare proposte operative. Abbiamo già avviato le
prime riunioni e proseguiremo nelle prossime settimane con incontri dedicati
alla filiera zootecnica, all'olio, al vino, al grano, al riso, agli agrumi e
all'ortofrutta e via via su tutti i comparti, compreso quello ippico. Vogliamo
lavorare per anticipare l'insorgere di problemi e pianificare gli interventi
necessari.
Ovviamente seguiremo da vicino tutte le emergenze. In questa
prima fase di Governo abbiamo portato avanti i lavori per il Piano di
rigenerazione olivicola dell'area colpita da Xylella e per le azioni di
contenimento dell'avanzata del batterio, stiamo confrontandoci con le regioni
del Nord sul grave problema dei danni provocati dalla cimice asiatica. Sarò in
Sardegna la prossima settimana per un tavolo sulla questione del latte ovino.
Sono convinta però che sia davvero urgente uscire dalla logica delle emergenze
e lavorare sulla costruzione di un progetto agricolo sostenibile sotto tutti i
profili.
Intendo caratterizzare la mia azione da Ministro, poi, su
due fronti: giovani e donne. Da un lato lavoreremo su tutti gli strumenti a
disposizione per favorire il ricambio generazionale e sostenere gli
investimenti da parte dei giovani, a partire dalle misure del subentro in
agricoltura. Puntiamo a un incremento del credito e dei capitali per
investimenti attraverso gli strumenti ISMEA, così come vogliamo rendere più
accessibile la terra.
Con gli stessi obiettivi intendiamo sostenere
l'imprenditoria femminile, che oggi rappresenta il 30% circa dell'agricoltura
nazionale. Possiamo e dobbiamo incrementare il numero di donne alla guida di
aziende agricole e sostenere meglio chi già ha intrapreso questo percorso.
Vorrei infine fare un passaggio sulla possibilità di
realizzare un piano di interventi per le infrastrutture logistiche per i
prodotti alimentari, in accordo con Ministero dei trasporti e Ministero del
Sud. Si tratta di una sfida non più rinviabile. Senza logistica non possiamo
pensare di competere. Nessuno ha la bacchetta magica e per questo credo serva
l'impegno di tutte le forze, nazionali e locali, in una prospettiva di lungo
periodo che ponga basi solide per consentire alle nostre merci di viaggiare lontano
e in modo sostenibile.
2) Promuovere e Valorizzare il Made in Italy
100 miliardi di euro. È questo il valore stimato del giro
d'affari del falso Made in Italy agroalimentare a fronte dei circa 42 miliardi
di euro di valore dell'export di quello autentico. Quello che subiamo ogni
giorno su tanti mercati è un vero e proprio furto di identità.
Serve lo sviluppo di un'azione su più assi fondamentali.
Ho chiesto al Presidente Conte e al Ministro Di Maio un
potenziamento del piano strategico per la promozione del Made in Italy
agroalimentare: dobbiamo rafforzare il coordinamento, garantire risorse
adeguate e puntare sulla commercializzazione e comunicazione del prodotto di
origine italiana sui mercati più importanti. Le esportazioni dei prodotti agroalimentari
italiani sono cresciute molto, ma i mercati esteri di sbocco sono molto
concentrati: la metà del valore delle esportazioni italiane viene realizzata in
5 Paesi: Germania, Francia, USA, Regno Unito e Spagna. Mancano nazioni come la
Cina, il Giappone, l'India. Sulla Russia abbiamo perso posizioni che oggi sono
spesso occupate da imitazioni dei nostri prodotti.
Dobbiamo cogliere al meglio anche l'occasione di Expo Dubai
2020, costruendo un ponte ideale con l'Expo di Milano del 2015 che ha
rappresentato un momento di rilancio per tutto l'agroalimentare italiano.
Parliamo di un potenziale inespresso ancora importante. C'è
una domanda mondiale a cui rispondere (soprattutto nei Paesi asiatici) e le
nostre imprese devono poter cogliere questa opportunità. È nostro compito
affiancarle con le soluzioni più adeguate e nei mercati che loro stesse ci
indicheranno come aree d'interesse.
In questo quadro è opportuno puntare alla tutela del Made in
Italy. A tale scopo servono strumenti per la salvaguardia anche legale delle
indicazioni geografiche e il potenziamento dei consorzi di tutela. Un lavoro da
affiancare ad una maggiore protezione delle Indicazioni geografiche nei
trattati di libero scambio già in vigore e in quelli che l'Unione europea sta
portando avanti, guardando alla salvaguardia degli interessi delle produzioni
di qualità italiane. Voglio qui ricordare anche il grande lavoro fatto
dall'Ispettorato repressione frodi in Europa e sul web per eliminare dal
commercio il falso cibo italiano. Aver stretto accordi con le grandi
piattaforme del commercio su internet consente all'Italia di garantire alle
nostre denominazioni d'origine la stessa protezione contro la contraffazione
prevista per i marchi privati. È un valore straordinario, che si basa proprio sulla
tutela della reputazione dei siti, così come dei nostri produttori. Si parte da
un principio semplice: il falso cibo è un inganno per il consumatore. Lo stesso
principio vorremmo fosse applicato su tutti i mercati. È proprio di questi
giorni la dichiarazione dei produttori di formaggi statunitensi che cercano di
ribaltare la realtà, con l'ambizione di vendere in Europa le imitazioni di
Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago o mozzarella. Non
succederà mai! E credo che su questo punto non troverò anche in questa sala
nessuno in disaccordo.
Per affrontare i mercati consolidati e soprattutto per
aprire nuove rotte è necessario anche favorire lo sviluppo di piattaforme
logistico distributive all'estero per il Made in Italy. Senza snodi per le
nostre eccellenze autentiche, ogni sforzo di promozione sarebbe vano in quanto
non supportato dal mercato.
Valorizzare il Made in Italy, poi, significa anche sfruttare
meglio l'opportunità che abbiamo quando un turista visita il nostro paese. Per
questo puntiamo sullo sviluppo dell'agriturismo, dell'enoturismo e del turismo
gastronomico, in coordinamento con Regioni e istituzioni competenti, per
garantire maggiori fonti di reddito alle imprese e migliorare i servizi per i
turisti italiani e stranieri.
3) Garantire trasparenza in etichetta
La trasparenza è un valore irrinunciabile. Oltre il 90% dei
cittadini italiani ha dichiarato di voler conoscere l'origine della materia
prima degli alimenti in etichetta. Per questo sul piano europeo, puntiamo
all'allargamento della lista dei prodotti per i quali è previsto l'obbligo di
indicazione dell'origine delle materie prime, penso ad esempio alle
sperimentazioni fatte in questi anni su latte, formaggi, pasta, riso, derivati
del pomodoro. Sul piano nazionale, intendiamo procedere con l'attuazione della
norma sull'etichettatura obbligatoria degli alimenti individuando le categorie
di prodotto coinvolte e avviando il negoziato con l'Europa, puntando sulla
richiesta dei cittadini e sul legame tra qualità e origine come previsto dalle
norme UE. Il Regolamento 775 del 2018 non ci soddisfa, per questo chiederemo
con urgenza un incontro con la nuova Commissaria alla salute dell'Ue.
Per tutelare i cittadini ed assicurare la tracciabilità dei
prodotti alimentari, poi, vogliamo favorire l'utilizzo di tecnologie avanzate,
inclusa la blockchain.
4) Garantire legalità e correttezza sui mercati
Commercializzare il cibo palesemente sotto i costi medi di
produzione, come sapete, è vietato. Questo fenomeno genera un disequilibrio nei
rapporti di filiera che si scarica principalmente sul mancato reddito delle
aziende primarie e sul possibile sfruttamento dei lavoratori agricoli.
Le priorità sono:
- Accelerare il recepimento della Direttiva europea UE
2019/633 sulle pratiche sleali, per tutelare di più e meglio il contraente
debole, assicurando effettività ai controlli lungo la filiera e prevedendo il
ruolo di Autorità di contrasto in capo all'Amministrazione.
- Confermare l'obbligatorietà dei contratti scritti, e
l'ambito di applicazione rivolto a tutti i soggetti della filiera produttiva a
prescindere dalla dimensione economica.
- Riformare il quadro penale dei reati agroalimentari, oggi
fermo alle norme del codice del 1930 ed alla legge sull'igiene degli alimenti
del 1962;
- Rafforzare il sistema dei controlli e delle sanzioni
amministrative, in modo da renderli più rapidi, incisivi ed allo stesso tempo
meno invasivi verso l'attività imprenditoriale.
Fatemi qui ringraziare le donne e gli uomini dei nostri
organismi di controllo dall'ICQRF, Ispettorato centrale repressione frodi, al
Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, alla
Guardia Costiera - Capitanerie di porto. Siamo tra i primi al mondo per qualità
e numero dei controlli proprio grazie al loro lavoro. Assicurare la legalità,
contrastare le frodi, prevenire i crimini agroalimentari e ambientali sono
premesse fondamentali per la credibilità del settore e la sicurezza dei
cittadini.
5) Lottare contro il caporalato
Il caporalato è mafia. Come tale va combattuto per garantire
il rispetto dei diritti dei lavoratori e per salvaguardare migliaia di imprese
oneste che subiscono la concorrenza sleale di chi sfrutta. Vogliamo lavorare
per la piena applicazione della legge 199 del 2016, approvata senza voti
contrari anche da molti di voi qui presenti oggi. Dobbiamo attuarla tanto nella
parte della repressione quanto nella prevenzione del fenomeno.
Insieme alle Ministre Catalfo e Lamorgese abbiamo stabilito
di attivare il Tavolo interistituzionale, che si riunirà il 16 ottobre, e
adottare quanto prima il Piano nazionale triennale di contrasto e prevenzione
del caporalato.
È necessario aumentare i controlli e il personale dedicato
attraverso una collaborazione attiva tra Ispettorato nazionale del lavoro, Carabinieri,
polizia locale per intervenire non solo nelle aziende, ma anche nell'impedire
il trasporto illegale dei lavoratori.
Dobbiamo prevenire il fenomeno anche semplificando la vita
delle imprese agricole, ad esempio favorendo l'utilizzo di nuove forme di
intermediazione del lavoro attraverso piattaforme informatiche. Serve garantire
il reperimento di manodopera legale in particolare durante i picchi stagionali,
perché tante imprese oggi denunciano forti difficoltà su questo fronte.
6) Arginare gli effetti della crisi climatica
La crisi climatica è in atto. L'agricoltura è allo stesso
tempo uno dei settori più esposti ai danni provocati dal riscaldamento globale
e dall'altro lato uno dei possibili settori di più attivo contrasto alle
emissioni di gas serra.
Come detto, l'Italia deve svolgere un ruolo guida in linea
con quanto previsto dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Si intende lavorare su:
- Tutela del reddito degli agricoltori colpiti da calamità,
attraverso il potenziamento del Fondo di solidarietà nazionale e con un rinnovo
degli strumenti pubblici di intervento.
- Diffondere lo strumento assicurativo per proteggere le
imprese.
- Valorizzare il ruolo degli agricoltori nella salvaguardia
dell'ambiente, anche iniziando a misurare gli effetti positivi di sequestro del
carbonio dei suoli e di altri parametri utili.
- Prevenire il dissesto idrogeologico investendo in un Piano
decennale sulle infrastrutture irrigue e migliorando così la gestione di una
risorsa fondamentale come l'acqua.
7) Innovazione sostenibile
Per rispondere alla crisi climatica serve anche un
cambiamento radicale con investimenti sull'innovazione sostenibile. La
sostenibilità deve essere basata su tre pilastri: economica, sociale e
ambientale. Bisogna passare da un'economia lineare, il cui destino finale è il
rifiuto o lo spreco, a una vera economia circolare. Ci sono alcune parole
chiave:
- Agricoltura di precisione. È necessario sostenere i
progetti di diffusione di queste tecnologie per una migliore gestione dei
suoli, degli allevamenti, dell'acqua per irrigare. La tecnologia al servizio
dell'ambiente.
- Ricerca. Investire nella ricerca pubblica per tutelare le
colture tradizionali italiane, anche alla luce del necessario adattamento
climatico.
- Biologico. Si intende valorizzare le produzioni biologiche
che vedono una crescita costante degli ettari dedicati alla coltivazione ora
arrivati a 2 milioni, degli operatori che raggiungono quasi le 80mila unità e
dei consumi nazionali. Oltre alla legge sul biologico che ho già citato, daremo
nuovo impulso alla diffusione delle mense biologiche certificate nelle scuole e
priorità al rafforzamento dei controlli contro il falso bio e alle frodi, anche
internazionali, che rischiano di compromettere il legame fiduciario col
consumatore.
- Lotta agli sprechi alimentari. Un terzo del cibo prodotto
nel mondo viene sprecato, con un fenomeno che solo in Italia vale 12 miliardi
di euro. Bisogna rilanciare il lavoro avviato con la Legge 166 del 2016, nella riduzione del fenomeno nelle filiere produttive
e di educazione delle famiglie, tenuto conto che il 50% dello spreco avviene
dentro le mura di casa. Vogliamo rilanciare anche il ruolo del Ministero in
materia e nelle prossime settimane è mia intenzione convocare il Tavolo di
contrasto agli sprechi alimentari e di assistenza alimentare agli indigenti per
un confronto con i componenti e per stabilire un cronoprogramma dei lavori.
- Energia. L'economia è davvero circolare se trasforma lo
scarto in risorsa. In agricoltura significa investire nelle bioenergie,
valorizzando i sottoprodotti e puntando sulle rinnovabili.
8) Difesa del suolo agricolo
Contrastare l'abbandono e la cementificazione del suolo
fertile. È tempo di passare dagli impegni ai fatti. L'Italia ha bisogno di
terreni da destinare alla produzione di cibo, visto che non raggiunge
l'autoapprovvigionamento in molti settori. Difendere il suolo, significa
coltivare futuro. Credo che approvare la legge contro il consumo di suolo sia
una scelta politica non rinviabile. Se ne discute da anni è ora di metterla in
pratica.
Abbiamo da valorizzare uno strumento come la Banca delle
terre. Bisogna avviare con urgenza in tutto il territorio italiano un
censimento delle terre abbandonate o incolte, registrarle nella Banca delle
terre e farle tornare produttive dando priorità a giovani e donne che vogliano
diventare imprenditori agricoli.
Le aree interne e montane devono essere al centro delle
politiche del ministero, tenuto conto delle particolarità di questi territori e
della necessità di contenere il fenomeno di spopolamento in atto.
Sul fronte delle foreste, in un mondo dove si bruciano
milioni di ettari di boschi come accaduto in Siberia o in Amazzonia, l'Italia
deve puntare a curare e valorizzare i propri boschi attraverso il Piano
forestale nazionale coordinato con gli obiettivi europei del settore. La
filiera bosco-legno è strategica per investire nell'economia circolare.
9) Agricoltura sociale
Ritengo la legge 141 del 2015 una conquista importante,
perché per la prima volta è stata definita e valorizzata l'agricoltura sociale.
C'è molto ancora da fare. È assolutamente necessario proseguire sulla strada
della multifunzionalità delle imprese, enfatizzando attività come l'agriturismo
o gli agriasili e agrinidi. Ma soprattutto vogliamo supportare i progetti di
inclusione sociale, perché l'agricoltura possa rappresentare un'occasione per
includere i soggetti più deboli, come dimostrano tantissime esperienze in giro
per l'Italia che vanno rafforzate. Sarà al più presto convocato il tavolo
previsto dalla norma e si valuteranno insieme i passi da compiere in questa
direzione.
10) Pesca
Vogliamo tutelare gli interessi e il reddito dei pescatori
italiani. Per farlo è necessario lavorare su tutti i tavoli che compongono il
complesso sistema di governance di questo settore a partire dal livello europeo
e in ambito FAO. È fondamentale sostenere e rafforzare gli strumenti a
disposizione dell'Italia per promuovere il proprio interesse nazionale. La
posizione centrale dell'Italia nel bacino del Mediterraneo va infatti ribadita,
promuovendo il suo ruolo di guida e interlocutore privilegiato degli altri
Paesi rivieraschi, siano essi membri UE o meno.
Nell'ambito di attuazione della Politica Comune della
Pesca, l'indirizzo italiano è quello di sostenere le iniziative di salvaguardia
delle risorse ittiche in maniera critica e propositiva, sempre con l'attenzione
rivolta all'interesse del comparto nazionale. Ciò non solo in termini di
sostenibilità ecologica, ma anche di sostenibilità economica e sociale per imprese
e lavoratori, nonché di sicurezza e informazione dei consumatori.
Crediamo che puntando soprattutto sulla sicurezza delle
nostre produzioni e sull'informazione ai consumatori, in un'ottica complessiva
di filiera, potranno essere riconquistati spazi di mercato oggi occupati dalle
importazioni dai Paesi terzi.
Devono essere utilizzate al meglio le risorse finanziarie
del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), che vede
impegnati assieme le Regioni e l'Amministrazione centrale che è l'autorità di
gestione. Sul punto credo sia importante sottolineare il conseguimento
dell'obiettivo N+3, che ha permesso all'Italia di non perdere fondi.
Conclusioni
In conclusione spero di aver potuto rendere qui un quadro il
più completo possibile delle azioni che intendo portare avanti con il massimo
impegno. Consentitemi due ultimi passaggi. Uno riguarda il Ministero. È mia
intenzione provvedere quanto prima a completare la riforma del Dicastero per
potenziare il lavoro amministrativo, avvicinare gli uffici alle imprese,
valorizzare le professionalità di tantissime donne e uomini nei diversi ruoli e
responsabilità. Avremo bisogno sempre di più anche di energie giovani, di un
ricambio generazionale che deve riguardare anche l'Amministrazione perché possa
stare al passo dell'innovazione del settore.
Un ultimo punto riguarda la semplificazione. Nessuno degli
obiettivi citati si affronta senza questo. Semplificare è la prima parola che
ognuno di noi ascolta da qualsiasi interlocutore del settore. Semplificare è
anche una delle missioni più complicate a livello politico. Perché se
l'etichetta della burocrazia è semplice da evocare, è molto complicato
eliminarla. Su questo non vorrei prendere impegni generici. Credo sia il
momento di aprire la possibilità alle aziende di segnalare direttamente e
puntualmente quali circolari, quali adempimenti vanno a far sì che più che
coltivare cibo, gli agricoltori facciano crescere montagne di carta.
Ad esempio chiedendo loro più volte dati che sono già in
possesso di una Amministrazione pubblica. Su questo aspetto dobbiamo
intervenire il più rapidamente possibile, anche grazie alla tecnologia, con la
condivisione dei dati tra articolazioni dello Stato.
Togliamo il freno al sistema agroalimentare italiano, io ci
credo. Sono certa che potremo contare su una leale collaborazione con tutti
voi, nell'interesse di migliaia di aziende che aspettano soluzioni e risposte.
Grazie a tutti per la vostra attenzione.
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