mercoledì 27 novembre 2019

Agrumi: da Crea nuove strategie contro HLB


La “malattia del ramo giallo”, principale minaccia per l’agrumicoltura mondiale
Potrebbe essere per gli agrumi quello che la xylella è stata per gli ulivi. Si tratta del greening o HLB (Huangolongbing o “malattia del ramo giallo”), una terribile malattia causata dal batterio Candidatus liberibacter che sta mettendo in ginocchio l’agrumicoltura mondiale. Per questo la ricerca, in una vera e propria corsa contro il tempo, sta provando a fermarne l’avanzata verso il Mediterraneo e il Vecchio Continente, adottando una strategia preventiva grazie a PreHLB – (PREVENTING HLB EPIIDEMICS FOR ENSURING CIITRUS SURVIVAL IIN EUROPE).

Si tratta di un progetto H2020 di durata quadriennale, (2019-2023) con uno stanziamento di poco più 8 milioni di euro, coordinato dalla Spagna (CSIC-IBMCP) e che coinvolge 24 Paesi, tra cui quelli a vocazione agrumicola dell’area mediterranea sicuramente più a rischio (come Portogallo, Spagna, Italia, e Israele), oltre a Francia, Regno Unito, Olanda e 2 paesi extra europei (Brasile e Cina), in cui il Greening è già presente. L’Italia partecipa con il CREA Olivicoltura Frutticoltura Agrumicoltura di Acireale, l’Università di Catania e il CNR di Bari.

Sono due gli obiettivi da raggiungere: in primo luogo lo sviluppo e l’attuazione di un piano strategico multidisciplinare che mira a adottare tutte le principali misure per proteggere l’area agrumicola mediterranea dalla potenziale invasione dei vettori (Trioza erytreae e Diaphorina citri) e del patogeno C. liberibacter; poi, la messa a punto di nuove soluzioni per gestire la malattia, anche a lungo termine. Tra queste ultime, vi è anche l’identificazione di geni di resistenza, utilizzati per dar vita, in futuro, a nuovi genotipi immuni al batterio, mediante l’utilizzo delle New breeding techniques e la produzione di biopesticidi innovativi.

Ed è proprio in questo ambito che sono impegnati i ricercatori del CREA Olivicoltura, Frutticoltura, Agrumicoltura di Acireale, coordinati da Concetta Licciardello e responsabili dello studio del genoma di una pianta che resiste alla malattia, ma appartenente a un genere affine ai citrus, ovvero l’Eremocitrus glauca che, insieme al cosiddetto “Caviale di limone” è tra le pochissime specie resistenti ad HLB. Ed è proprio lì che si dovranno individuare le fonti di resistenza per “trasferirle” nelle piante minacciate e, magari, arrivare a degli ibridi che siano inattaccabili dal greening. Il CREA, inoltre, coordina tutte le attività del progetto inerenti la trascrittomica ovvero lo studio dei geni che si attivano a seguito dell’infezione. In particolare, guiderà ricercatori spagnoli, francesi e cinesi, che si interesseranno ciascuno di specie affini ai citrus, tolleranti e suscettibili al Greening. Attualmente, il CREA ha avviato la scelta delle piante e tutte le procedure che, con il nuovo anno, porteranno ai primi dati di sequenziamento di Eremocitrus.

Il trasferimento dei risultati a tutte le parti interessate (la ricerca, gli agricoltori, gli stakeholders e i servizi fitosanitari) sarà fondamentale per concorrere ad arrestare la diffusione di una malattia dagli esiti potenzialmente devastanti e che vede nei piccoli giardini (appezzamenti) -considerata la rapidità con cui la malattia si diffonde- le realtà agrumicole più a rischio.



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martedì 26 novembre 2019

Plastic Tax e IV Gamma / 1. “Aumento dei costi del 32%”?


Ammonterebbe a oltre 160 milioni di euro l’impatto economico della plastic tax sul settore della IV Gamma. Secondo le stime di alcuni imprenditori, questa somma deriva dell’aumento dei costi sul packaging che, in questo comparto, incidono complessivamente per circa la metà del prezzo finale.

Si tratta di maggiori costi che verrebbero scaricati sul consumatore e che, in un settore che oggi, secondo i dati Nomisma aggiornati a marzo 2019, fattura quasi un miliardo di euro, comporterebbero un aggravio del prezzo in etichetta di un terzo.

“Il problema principale – spiega Rosario Rago, presidente dell’omonimo Gruppo con base nella piana del Sele in provincia di Salerno – è che questa tassa ci mette davvero con le spalle al muro, soprattutto a noi che operiamo nelle filiere dei prodotti freschi e freschissimi, dal momento che sul mercato non esiste un’alternativa di packaging che ci possa consentire in qualche modo di uscire dal carico fiscale imposto dalla plastic tax. L’unica soluzione, al momento sarebbe il Pet ma, per quel che ne so, esistono solo due aziende al mondo che lo producono e che, da sole, di certo non sarebbero in grado, di soddisfare tutta la domanda dell’industria Italiana”.

Il problema sui packaging di IV Gamma è aggravato dal fatto che si tratta di prodotti che applicano alle confezioni una serie di tecnologie, come ad esempio il trattamento anti-fog (che impedisce la creazione di condensa dentro la busta e quindi di umidità che accelera il processo di decomposizione) o l’atmosfera modificata per l’allungamento della shelf-life, che non sono attualmente applicabili ai nuovi packaging sostenibili esistenti sul mercato.

“Questo significa – continua Rago – chiudere un intero settore dentro un vicolo cieco senza dare una via di uscita con una stima dell’aumento dei costi complessivi di imballaggio di circa il 32%. Un carico importante che inevitabilmente verrebbe scaricato sul consumatore finale. Peraltro se anche esistessero delle alternative sarebbero di per sé molto costose se già si pensa che la forbice tra pack di cartone e di plastica è di oltre 5 volte tanto considerato che il primo costa circa 8 euro al chilo mentre il secondo viaggia sui 2,5 euro”.

Se il ritorno allo sfuso sembra oggi un’utopia, non solo per il Fresh Cut ma anche per i prodotti cosiddetti di prima gamma evoluta, data la progressiva erosione dei tempi di vita disponibili per la spesa e la cucina; l’ipotesi di un cambio di marcia con l’introduzione di packaging sostenibili non può neanche tradursi in una spada di Damocle dacché, così facendo, significherebbe sostanzialmente lavarsi le mani del problema e scaricarlo interamente sul mercato.

“Vorrei premettere che le mie considerazioni non sono assolutamente politiche ma di ordine pratico – afferma Salvatore Lotta, presidente dell’OP Campidanese che rifornisce IV Gamma in esclusiva per il brand DimmidiSì e che produce carciofo spinoso sardo DOP in prima gamma evoluta -: avrebbe più senso ragionare in una logica di incentivi. Basterebbe, ad esempio, che ogni supermercato fosse dotato di un sistema di riciclo della plastica di modo che ai clienti che restituiscono i packaging usati, possa venire rimborsato il relativo sovracosto”.

Fonte: FreshCutNews
Autore: Mariangela Latella

Disoccupazione Agricola, Ammesso anche chi ha perso il lavoro il 31 dicembre


La Corte di Cassazione dopo la recente sentenza interpretativa della Corte Costituzionale 30/2019 ha accolto il ricorso di due operai agricoli che si erano visti negare il trattamento di disoccupazione agricola.

La Corte di Cassazione si è pronunciata a favore del ricorso di due operai agricoli ai quali l’Inps aveva negato l’indennità di disoccupazione agricola. La sentenza è conseguente al pronunciamento della Corte Costituzionale alla quale la stessa sezione della Corte di Cassazione si era appellata. I giudici della Corte Costituzionale hanno stabilito che la normativa vigente non esclude il riconoscimento dell’indennità agli OTI, Operai agricoli a Tempo Indeterminato, licenziati il 31 dicembre dell’anno, con 270 o più giornate lavorate. Il calcolo delle giornate indennizzabili deve essere effettuato anche considerando i giorni dell’anno successivo a quello in cui è intervenuto il licenziamento.

Nel caso posto all’attenzione della Corte di Cassazione, i lavoratori erano stati licenziati il 31 dicembre 2008. Presentata la domanda per ottenere l’indennità di disoccupazione per l’anno 2009, anno nel quale non era stata prestata alcuna attività lavorativa, l’Inps l’aveva respinta. I giudici della Suprema Corte spiegano che la misura dell’indennità deve essere determinata estendendo all’anno successivo (2010) la verifica della differenza tra il numero fisso di 270 ed il totale delle giornate effettivamente occupate e prestata nell’anno in cui è stata richiesta la disoccupazione (2009), sino al limite massimo di giornate annue indennizzabile, di 180.

lunedì 25 novembre 2019

Simona Caselli annuncia: “Vespa samurai, primi rilasci in primavera”


I primi rilasci di vespa samurai, l'insetto antagonista della cimice asiatica, saranno effettuati in primavera e si attuerà una vera e propria strategia di accerchiamento al nuovo flagello della frutticoltura italiana. Lo annuncia Simona Caselli, assessore all'agricoltura dell'Emilia-Romagna e presidente di Areflh, a margine della presentazione di Futurpera.

"La riproduzione della vespa samurai è già in atto in diversi laboratori - spiega Caselli - L'ultimo comitato fitosanitario è andato bene: dovremmo essere in grado di lanciarla in primavera, senza perdere un anno come si temeva solo qualche mese fa. Il ritrovamento in natura della vespa samurai in Emilia-Romagna è stato un elemento importante e il Ministero dell'Ambiente ha capito la gravità della situazione ed è sul punto. Come Regione abbiamo stanziato 50mila euro per la riproduzione dell'insetto antagonista".

"Stiamo raccogliendo una marea di cimici asiatiche grazie alla collaborazione delle cooperative ortofrutticole - continua l'assessore all'agricoltura dell'Emilia-Romagna - La vespa samurai parassitizza le uova della cimice asiatica, interrompendone così la catena riproduttiva: ma questo lo fa solo se l'insetto antagonista è nato all'interno di un uovo di cimice. Ecco perché doppiamo produrre tutte le vespe samurai che saranno rilasciate partendo dalle uova di cimici. Dove aver raccolto le cimici asiatiche, queste sono portate in luoghi in cui la temperatura viene abbassata, cercando di simulare le condizioni invernali e indurre l'insetto alla deposizione delle uova. A questo punto entra in azione la vespa samurai, che si riproduce nelle uova della cimice, ottenendo così la popolazione di insetto antagonista da poter rilasciare. Non è un lavoro banale ma questa attività credo possa infondere speranza nei produttori: nei luoghi di origine la cimice asiatica è sotto controlla proprio grazie alla vespa samurai, un insettino piccolo piccolo, che non dà nessun fastidio a uomini e animali".

E poi allo studio anche la strategia di rilascio dell'insetto antagonista. Ci saranno da mappare le zone di rilascio e, come ha anticipato Caselli, la diffusione non avverrà direttamente nei frutteti, ma in zone perimetrali e marginali agli stessi. Oppure in aree verde non coltivate.

Simona Caselli nei giorni scorsi ha poi scritto al ministro Teresa Bellanova per stilare un cronoprogramma di interventi a sostegno del settore ortofrutticolo. L'Emilia-Romagna ha "più che raddoppiato le risorse a disposizione per il credito agevolato, tre milioni di euro per stipulare mutui sul prestito di conduzione", mentre si dovrebbe aprire un nuovo bando per l'acquisto delle reti di protezioni. E' poi in corso un pressing politico a Roma e a Bruxelles. Mercoledì in un incontro al Mipaaf Bellanova ha ribadito il suo impegno per contrastare la cimice e gli 80 milioni previsti nella bozza della manovra potrebbero essere aumentati grazie a un emendamento da approvare in Parlamento. Il 27 novembre, invece, si dovrebbe raggiungere l'accordo con l'Abi per sospendere le scadenze bancarie di quelle imprese duramente colpite dalla cimice asiatica, equiparata quindi a una vera e propria calamità. "Un analogo provvedimento - conclude Caselli - è atteso anche rispetto alle scadenze contributive".

Autore: Italiafruit News

Bellanova, il reddito degli agricoltori va tutelato


"Sfido gli agricoltori a fare di più e meglio. Ma ci devono essere una giusta remunerazione del capitale e un reddito dignitoso, anche perché è un modo per attirare verso il settore giovani di valore". Così il ministro dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, oggi a un convegno sull'agroalimentare 4.0 a Torino.

"Per fare questo - ha sottolineato Bellanova - ci vuole uno Stato che ti aiuta a vendere in mercati sempre più lontani, ma che possono permettersi prodotti di elevata qualità".

"Quello che non dobbiamo fare - ha rimarcato - è competere con Paesi che non hanno diritti civili e sfruttano i bambini.

Noi dobbiamo migliorarci e difendere i nostri prodotti dalle pratiche sleali. Dobbiamo allearci con il consumatore: se lo inganni fai un danno enorme al settore. Il consumatore deve sapere che il biologico è davvero biologico, e il Made in Italy è davvero Made in Italy, solo così rafforziamo la nostra produzione".
-  Ministro, 'pronta a istituire Consulta sul Clima'

"Visto che parliamo di sostenibilità, di ambiente, e visto che c'è una nuova sensibilità rispetto a questi temi, in gennaio istituirò la Consulta sui cambiamenti climatici. Chiamerò le Università, i tecnici, i rappresentanti degli agricoltori, e il mondo della rappresentanza giovanile, perché voglio che la Consulta collabori con noi per scrivere il nuovo Piano strategico del settore agricolo". Lo ha annunciato il ministro dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, oggi a Torino. "Abbiamo bisogno - ha affermato Bellanova - di darci nuovi parametri e di condividere, perché dobbiamo tornare a imparare a lavorare insieme. In questo paese ci sono troppe solitudini, anche ai piani istituzionali. Allora io chiedo di adottare un metodo: quando siamo nelle nostre vesti di politiche combattiamoci come riteniamo, perché la battaglia politica è anche un modo per crescere. Ma quando svolgiamo funzioni istituzionali, dobbiamo sapere che o facciamo squadra o non ce n'è per nessuno. Dobbiamo assumere il parametro che le istituzioni hanno l'obbligo di collaborare, e dobbiamo darci dei luoghi di incontro dove metterci a lavorare insieme".