venerdì 20 dicembre 2019

Bio e Km Zero nelle Mense Scolastiche: rilanciare agricoltura e pastorizia a Manfredonia


Dopo il colpo di scena del Commissariamento dei PSR della Regione Puglia e dopo gli ultimi avvenimenti di furti e dispetti in diverse aziende agricole, Paolo Ciro D’Apolito interviene a tutela dell’intera filiera.

D’Apolito considera troppi aspetti sulla quale sono necessari degli interventi urgenti:

1 - È favorevole ad un maggior controllo del territorio in particolar modo di notte (con l’ausilio anche dell’Esercito se fosse necessario).

2 - Per il problema del caporalato, sicuramente i coltivatori hanno bisogno di Centro per l’Impiego di Manfredonia e provinciali ben organizzati dove richiedere manodopera (tipo come avviene in Svizzera).

3 - Altra cosa da approfondire è la diffusione su tutto il territorio di Manfredonia e provinciali della disponibilità di condutture di acqua da destinare ad agricoltura (ricordando che la Diga di Occhito era nata per questo) con la conseguente rivalutazione dei terreni per i proprietari. D’Apolito ripropone, infatti, l’idea di valutare l’utilizzo di innovativi metodi tecnologici di Dissalazione dell’Acqua Marina.

4 - Ricorda che gli agricoltori pugliesi e sipontini hanno ricevuto solo il 20 % circa dei fondi europei sui PSR Piani di Sviluppo Rurali 2014-2020. A quanto ammonterà il disimpegno alle scadenze stabilite? Ci saranno conseguenze negative? Cosa accadrà ai PSR futuri, in corso e a quelli passati dopo il Commissariamento da parte della Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Commissione Europea?

5 - Sembra non ci sia sufficiente protezione da concorrenza sleale estera sui prodotti agroalimentari (fitofarmaci non autorizzati in UE e salari esteri agli operai molto bassi) aggiungendo inoltre i conosciuti scandali sulla salubrità degli stessi. Sarebbe logico per D’Apolito permettere l’ingresso in Italia (un po’ come fa il Giappone) per alimenti esteri a condizione che possiedano come minimo ad esempio il marchio del Commercio Equo e Solidale Fair Trade (significa es: prezzi per produttore adeguati, paga ad operai adeguate, ecc…).

6 - Ovviamente è necessario una Internazionalizzazione delle aziende agricole di Manfredonia e provinciali che possano promuovere il “vero Made in Italy, 100% Italiano” con marchi di qualità (es. Dop, Doc, Igp, ecc…). Per questo sarebbe necessario facilitare le imprese ad accedere e richiedere i servizi più facilmente, ad esempio presso uno Sportello per l’Internazionalizzazione delle Imprese ed una Agenzia per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura, con un Nuovo Sistema Informativo Agricolo che permetta la condivisione di informazioni tra le aziende agro-forestali, gli agricoltori, le organizzazioni professionali ed il Comune di Manfredonia (ed altri comuni provinciali). È necessario, quindi, fare Rete tra operatori del settore, tra Società Partecipate, Fondazioni, Enti e Agenzie Regionali della Puglia competenti.

7 - Evidenzia la necessità di un progetto “Strade Sicure” che include la realizzazione di strade asfaltate in tutte le strade extraurbane e secondarie, con la relativa segnaletica, in tutto il territorio di Manfredonia e provinciale che è per gran parte agricolo (i fondi ci sono e sono tanti, ma le strade sono da anni in condizioni non condivisibili).

D’Apolito afferma: “mi attiverò per conservare e rilanciare l’Agrobiodiversità che è una forza tipica dell’Italia collaborando ad es. con: le Università di Agraria e Forestali, il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e con la banca dei semi dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che è una delle più antiche banche del germoplasma agrario al mondo” (da non dimenticare, infatti, che la biodiversità è la più importante arma biologica che abbiamo contro fitopatie e parassiti ed incrementa la produttività).
Gli agricoltori locali hanno bisogno di Riorganizzarsi e Reinventarsi di continuo con metodi diversi e con colture alternative che molto spesso sono non facili da trovare per la formazione di un adeguato reddito aziendale che si confronta quotidianamente con un Potere d’Acquisto che cambia. D’Apolito promuove una nuova visione del futuro della agricoltura e pastorizia di Manfredonia e provincia che sono da sempre preziosi custodi del territorio (anche dal punto di vista idrogeologico e paesaggistico). D’Apolito spinge su tecniche di Agricoltura: Biologica, Biodinamica e Agro-Omeopatia; Micronaturale e Microrganica; Climatica ed Agroecologia; Sinergica e Permacoltura; Aeroponica, Idroponica ed Acquaponica; Conservativa e Naturale; di Precisione; Organica e Rigenerativa; Magnetica, Pranica e Radionica; Food Forest e Fattorie Sociali; Agriturismi e Turismo Rurale; Ecovillaggi e Fattorie Didattiche; ecc…

Metodi complementari alla spinta del consumo interno si costruiscono anche utilizzando una corretta informazione e lo sviluppo dei concittadini della Consapevolezza alla ricerca del prodotto agroalimentare salubre, di qualità, solidale e sostenibile, anche utilizzando le Campagne del Mipaaf (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.). Su questa Consapevolezza, infatti, nascono i GAS Gruppi di Acquisto Solidale.

Conclude, a titolo personale e come attivista del Movimento 5 Stelle di Manfredonia, Paolo Ciro D’Apolito: “Come indica l’ONU è necessario attuare politiche che guardano al futuro. Desidero che nelle mense delle scuole, ospedali ed ambienti pubblici ci sia cibo Biologico ed a Km Zero, prodotto nel territorio di Manfredonia e provincia. Ho avviato lo studio di Dossier che coinvolgeranno anche agricoltori e pastori con soluzioni della Blue Economy che possano fornire nuovo ossigeno economico alle aziende. Bisogna cambiare completamente approccio ed i fondi non farli tornare indietro, ma sappiamo che ci sono tanti soldi e bisogna utilizzarli ed indirizzarli. Ho in mente delle sorprese molto interessanti che, se avrò la possibilità di esprimerle, daranno reddito alle imprese ed un meraviglioso cambiamento del nostro territorio.”

Autore: Paolo Ciro D’Apolito



Il suolo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite: sfide e necessità di azione


La conferenza “Soil and the SDGs: Challenges and need for action” organizzata a Bruxelles il 25 novembre 2019 dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea, ha ospitato una ricca agenda di interventi per dare una visione a 360° delle sfide legate alla degradazione del suolo che avanza nei diversi territori degli Stati Membri e l’urgenza di pianificare azioni e prevedere strumenti adeguati per invertire la tendenza in atto nella nuova programmazione comunitaria 2021-2027. Gli Obbiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) elaborati dalle Nazioni Unite richiamano l’attenzione sul suolo in diversi punti, sia direttamente che indirettamente, pur senza aver sviluppato un obiettivo specifico al riguardo. A livello europeo, la Soil Thematic Strategy elaborata nel 2006 ha rappresentato una pietra miliare per stimolare il confronto politico su questo argomento. Più tardi, la Roadmap to a Resource Efficient Europe ha avuto lo scopo di dare una continuità alla misura elaborata nel 2006, e di promuovere la gestione sostenibile delle risorse, compresa la gestione del territorio e del suolo, che dovrebbe realizzarsi entro il 2050. Nonostante queste iniziative di alto profilo, le politiche mirate alla prevenzione del degrado del suolo rimangono frammentarie e basate su politiche settoriali.
La conferenza, pertanto, ha riguardato l’analisi dello stato di avanzamento nell'attuazione degli OSS relativi al suolo, così come la condivisione di dati, monitoraggi, buone pratiche e raccomandazioni politiche. Nel corso della giornata, rappresentanti delle istituzioni dell'UE, dell'agenzia europea dell'ambiente, della comunità scientifica e della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione hanno fornito spunti sulla tematica da diverse prospettive.
Nell’intervento che ritraeva le attuali condizioni del suolo in Europa è emerso che nonostante i miglioramenti in termini di tutela del suolo, produzione e consumo, sia nella pratica che nelle politiche, non sono stati sufficienti, soprattutto in un contesto di cambiamento climatico ed aumento di eventi estremi, a garantire una resilienza a lungo termine. Una costante degradazione dei suoli, in termini sia fisici (ad es. erosione e compattazione), chimici (soprattutto per i suoli delle aree urbane e per l’agricoltura intensiva, frequentemente contaminati)  e biologici (in particolare per la diminuzione del carbonio organico e della biodiversità), sottolinea l’urgente necessità di un piano d’azione per raggiungere la “Land Degradation Neutrality” (LDN), ossia lo stato in cui la quantità e la qualità delle risorse del territorio e del suolo, necessarie per supportare le funzioni e i servizi dell'ecosistema per migliorare la sicurezza alimentare, rimangono stabili o aumentano entro determinate scale temporali e spaziali. Pioniera in questa direzione è stata la Germania, che già dal 1998 ha elaborato e attuato politiche per contenere il degrado del suolo. In Italia, è stata proposta la metodologia messa a punto negli anni novanta dal progetto Medalus, per calcolare un indice di qualità ambientale e intervenire in alcune aree maggiormente vulnerabili del Paese, in particolare: Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata e Sardegna. La proposta è indirizzata a promuovere azioni concrete per sviluppare politiche regionali e nazionali per il raggiungimento della LDN, prevedendo congiuntamente un sistema di monitoraggio, ricerca scientifica e campagne di sensibilizzazione pubblica.
Malgrado i buoni propositi che sono emersi da tutti gli interventi, le linee guida, sia in termini di buone pratiche e sia di politiche d’indirizzo, sono rimaste molto generiche durante l’intera conferenza. Le considerazioni espresse, sono risultate condivisibili, non esaurienti ed in alcuni casi ovvie: non hanno dimostrato, infatti, di avere una chiara visione sulle metodologie da adottare per promuovere un reale cambiamento nelle politiche di sostegno, per favorire l’adozione di razionali sistemi di gestione sostenibile del suolo che vanno sì monitorati, ma anche misurati in termini d’impatto e riconosciuti come servizi ecosistemici, corrispondendo agli agricoltori virtuosi il giusto ricompenso economico.
Risulta quindi necessario considerare in modo integrato sia gli aspetti della gestione e sia quali interventi possono essere attuati, ma anche quelli necessari per tendere verso una LDN, stimando le risorse economiche necessarie ed i tempi per valutare in modo oggettivo l’impatto di un cambio di paradigma indispensabile, soprattutto per il nostro Paese. Questi fondamentali aspetti non sono stati affrontati con adeguatezza e rigorosa impostazione scientifica, mentre sono state evidenziate alcune delle urgenze per spostare le priorità, sia in termini di politiche e sia di azione, dalla semplice osservazione del suolo agli aspetti pratici e gestionali, confermando la necessità delle analisi di scenario e l’osservazione costante delle criticità dello stato di salute del suolo, proprie per ogni regione europea.
In questa prospettiva appare promettente il ruolo che potrà svolgere la ricerca nel nuovo programma comunitario Horizon Europe (2021-2027), presentato brevemente durante la conferenza, il cui scopo è sostenere la ricerca e l’innovazione. All’interno di questo programma si inserisce il “Report Mazzucato”, che raccoglie diverse “missioni” all’insegna dell’innovazione e dell’adattamento al cambiamento climatico. Nonostante la diversità e specificità che caratterizzano ciascuna missione, il filo conduttore è uno solo: dimostrare come l’innovazione può non solo garantire la crescita economica, ma anche consentire di trasformare alcune sfide globali in missioni concrete, misurabili e, soprattutto, realizzabili. In particolare, l’unità di missione “Soil health and food”  ha proprio il suo focus sul suolo: essa ne riconosce  infatti il valore fondamentale, classificandolo come “risorsa naturale scarsa e non rinnovabile”,  e fattore chiave per garantire la sicurezza alimentare, il mantenimento della biodiversità, la mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Il report sottolinea che, in termini di gestione dei suoli, i finanziamenti, la ricerca e l'innovazione sono rimasti indietro rispetto ad altri settori. Ed è proprio questa la parola rivoluzionaria: gestione, perché il suolo non va solo osservato, ma anche gestito. Ciò è fondamentale per consentire il trasferimento dei risultati della ricerca ed il successo di futuri progetti e politiche: la ricerca non può rimanere segregata all’ambito accademico, ma deve piuttosto essere applicata e diffusa in campo, adattata ai contesti specifici ed essere infrastrutturata con qualificate competenze professionali adeguatamente formate e dotate di avanzati strumenti, al passo delle continue evoluzioni tecnologiche, in dialogo costante con necessità e sfide concrete.
Il riconoscimento dei fondamentali aspetti che riguardano la gestione del suolo ha permesso alla conferenza di concludersi positivamente, con l’auspicio che il nuovo scenario post-PAC che si aprirà nel 2020 porterà più consapevolezza e maggiore innovazione per l’adozione diffusa dei sistemi sostenibili di gestione del suolo, risorsa così vitale per il benessere e la sopravvivenza della nostra società contemporanea, con l’impegno di consegnarlo alle future generazioni in
condizioni migliori rispetto a quelle attuali.

Fonte: Accademia dei Georgofili
Autore: Costanza Conti e Michele Pisante

Quinto aggiornamento del monitoraggio Xylella in Puglia: 139 positivi e un altro piccolo passo verso ovest


Sul portale www.emergenzaxylella.it sono stati pubblicati 6 nuovi certificati Selge (n. 295, 299, 301, 303, 305 e 307) contenenti un totale di 139 nuove piante infette ricadenti quasi tutte in zona di contenimento, di cui 138 olivi e, ad Ostuni, un Rosmarino.
Si conferma il crescente interessamento della provincia di Taranto (96 positivi, di cui ben 89 in agro di Montemesola, 2 in agro di #Grottaglie, 2 di #Crispiano, 2 di Monteiasi ed un olivo infetto a Taranto); questi ritrovamenti segnano una nuova posizione più avanzata dell’epidemia in direzione ovest.
Infatti all’ulivo infetto ritrovato a Taranto, alla periferia est del quartiere Paolo VI in prossimità di un noto ipermercato, corrisponde un valore di longitudine est di 17,2977°, leggermente più ad ovest rispetto al precedente di Crispiano (17,2980°).

giovedì 19 dicembre 2019

FOGLIE TV - Speciale 31^ Forum di Medicina Vegetale - MUGAVERO Fertilizz...

Norme fiscali incongrue e inutili, a rischio la competitività del Paese


L’evasione fiscale ha raggiunto proporzioni tali da configurarsi come il peggiore nemico dello Stato; nemico che, per la sua natura puntiforme, combatte più una guerriglia che una guerra totale.
La strategia militare pone grande attenzione agli interventi da fare, per non produrre danni
ancora più gravi di quelli inflitti dal nemico; in campo fiscale sembra invece essere preferita la tattica di sparare nel mucchio con la speranza di centrare qualche obiettivo importante.
Stiamo parlando, però, dello stesso Paese che ha saputo superare gli anni di piombo e quelli del terrorismo internazionale, senza dover ricorrere a leggi speciali.
La lotta all’evasione dovrebbe essere fondata sull’intelligence, non sull’artiglieria: e invece alcuni provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria sembrano fatti solo per fare polvere e rumore.
Per combattere l’evasione delle accise nella distribuzione dei carburanti, il fisco ha pensato
bene di assoggettare tutti coloro che hanno un certo quantitativo in deposito alle stesse regole, senza distinguere fra gli impianti commerciali e quelli per uso strettamente privato.
I depositi di carburanti agricoli sono però soggetti a specifici controlli, tali da evitare ogni possibile abuso; il quantitativo acquistabile è fissato dalla Regione secondo precisi parametri, è soggetto a verifica annuale e, particolare non insignificante, è identificato da un apposito colorante.
L’aggiunta a questo complesso castello burocratico dell’obbligo di tenere un ulteriore registro
di carico e scarico non porterà alcun vantaggio all’erario; inoltre il raddoppio del numero dei soggetti obbligati a denuncia non sembra essere la soluzione migliore per facilitare i controlli.
Altro esempio negativo è dato dall’estensione, anche agli appalti fra privati, degli obblighi già previsti per quelli pubblici, dall’inversione contabile ai fini Iva (il cosiddetto “reverse charge”) al versamento delle ritenute fiscali e previdenziali sul lavoro dipendente.
La norma si applica pure ai servizi appaltati ad altre imprese, come quelli che le aziende agricole affidano agli agromeccanici; su questo argomento però, grazie anche all’intervento di Cai, i partiti di governo hanno mostrato qualche segnale di apertura che fa ben sperare. Comunque vada per il settore agricolo, il provvedimento sembra comunque destinato a sconvolgere i rapporti commerciali fra le imprese, costrette a dichiarare al cliente come si compone il prezzo del servizio appaltato, in aperta violazione del segreto d’impresa. Per le prestazioni di più elevato contenuto tecnico, infatti, potrebbe risultare sgradevole far sapere al committente quale sia la retribuzione di certe figure professionali, oltre alla implicita necessità di dimostrare la validità di una scelta imprenditoriale piuttosto che di un’altra:
per esempio, l’impiego di un cantiere totalmente automatizzato comporta un diverso carico di manodopera.
La generalizzazione del principio dell’inversione contabile impedirà alle imprese appaltatrici di riscuotere l’Iva, e di poter quindi contare sulla liquidità, seppur temporanea, che ne deriva: ciò comporterà una maggiore esposizione finanziaria che appesantirà i costi di produzione.
Norme, queste, che non tengono conto della terziarizzazione del sistema produttivo: poche aziende completano il processo al loro interno, per cui l’estensione di questi oneri a tutti gli appalti d’opera e di servizi porterà ad una ulteriore perdita di competitività del Paese.
Le imprese agromeccaniche, attraverso Cai, sono state fra le prime a denunciare l’incongruità e l’inutilità di queste norme, i cui effetti non sembrano essere stati adeguatamente compresi.
Cai fa appello alle istituzioni affinché venga corretto il tiro: non vorremmo cadere anche noi sotto il fuoco amico delle istituzioni, che anziché semplificare – come più volte promesso –
introducono sempre nuovi adempimenti. L’obbligo di apertura di ulteriori conti correnti, su cui far transitare i pagamenti, contrasta con i vari tentativi di semplificazione, oltre a complicare i rapporti con un sistema bancario di cui le imprese avranno sempre più bisogno, dai pagamenti elettronici ad una gestione finanziaria integrata.
E tutto ciò senza contare gli aspetti etici: è mai possibile che in uno Stato di diritto i contribuenti siano obbligati a controllarsi l’uno con l’altro? E dire che mancano, in un sistema complesso e articolato quanto il nostro, organismi ben più competenti preposti a tali compiti.
La capacità degli organi dello Stato e di coloro che vi prestano servizio, seppure meritevoli di più attenzioni sul piano economico, non è in discussione, ma le risorse devono essere impiegate in modo efficace e razionale, per rendere un miglior servizio alla pubblica amministrazione e ai cittadini.

Autore: Gianni Dalla Bernardina Presidente CAI Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani