È
da diversi anni che il clima, tra fine febbraio e inizio marzo, è tutt’altro
che favorevole alla fioritura. Le temperature rigide rallentano la sbocciatura
e scoraggiano i pronubi dall’attività bottinatrice, pioggia ed umidità
agevolano i funghi come le monilie che tendono a colonizzare gli organi o i
residui fiorali. Anche il 2015 non ha fatto eccezione e, già prima della
fioritura, il clima avverso ha reso non facile eseguire con la dovuta
tempestiva i trattamenti cautelativi antifungini e antiafidici in fase di gemma
gonfia o bottoni rosa.
Mandorlo
suscettibile
Per
il mandorlo, che è particolarmente suscettibile alla monilia (Monilia laxa, M.
fructigena e la specie arrivata di recente nel Sud Italia M. fructicola),
potrebbe essere necessario ripetere un trattamento contro questa malattia, con
uno degli antimonilici registrati sulla specie, in fase di caduta petali. Il
controllo della monilia è importante anche per l’albicocco, specie piuttosto
suscettibile per la quale valgono le stesse considerazioni fatte per il
mandorlo. L’intervento a caduta petali è strategico perché i funghi agenti della
monilia possono facilmente colonizzare i residui fiorali che non si staccano
completamente in scamiciatura e che finiscono per costituire la principale
fonte di inoculo per i frutti maturi. Nelle varietà più precoci o sotto serra,
con lo sviluppo della nuova vegetazione gli oidi (Sphaeroteca pannosa, Oidium
leucoconium) in condizioni climatiche favorevoli potrebbero attaccare i giovani
getti fogliari ed i frutticini verdi. All’osservazione dei primi sintomi si
interverrà con zolfo micronizzato o con uno dei numerosi prodotti antioidici
specifici (es. su pesco IBS, bupirimate, boscalid+pyraclostrobin, quinoxifen).
Su varietà precoci o sensibili di pesco, impiantate in zone in cui si ha
esperienza di attacchi ricorrenti di oidio, è consigliabile intervenire preventivamente
nella fase di “frutto noce” per difendere l’integrità dei frutti.
Tripidi
e afidi
In
fase di caduta petali se in fioritura si è accertata la presenza di tripidi
(Thrips major, T. meridionalis, T. fuscipennis, Frankliniella occidentalis,) su
nettarine e susino utilizzando un piretroide, etofenprox, spinosad o
acrinatrina. Su susino il trattamento contro i tripidi può avere un effetto
collaterale contro afidi e tentredini (Hoplocampa minuta, H. flava). Per il
controllo diretto delle oplocampe, altrimenti, si ricorrerà ai neonicotinoid
registrati. Nei pescheti in cui non si è riusciti ad intervenire
tempestivamente in fase di bottoni rosa contro afidi (Myzus persicae, ecc.)
occorrerà aspettare la fine della fioritura, per non danneggiare i pronubi.
Poi, alla prima comparsa dei germogli si potrà intervenire con un
neonicotinoide, fluvalinate, fluonicamide o spirotetrammato, non dimenticando
di sfalciare le erbe spontanee, sempre per la salvaguardia dei pronubi. In
questa fase, se si vogliono controllare le larve svernanti di anarsia, che
riprendono l’attività trofica sui germogli, la scelta ddell’antiafidico
potrebbe essere orientata verso un insetticida attivo anche contro i
lepidotteri come il neonicotinoide thiacloprid.
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