Si arresta la crescita europea e nell'emisfero
australe c'è meno latte, mentre la Cina aumenta le importazioni. Questi gli
ingredienti per una possibile ripresa delle quotazioni. Ma per una conferma
occorre attendere le prossime settimane.
Durante il periodo estivo le vacche producono
meno latte. Nulla di strano, solo motivazioni fisiologiche connesse per lo più
al metabolismo e all'alimentazione. In questa estate, però, il calo della
produzione è stato maggiore che in passato e ha riguardato tutta l'Europa, con
rare eccezioni. Lo dicono i dati emersi dalle analisi sul mercato del latte
pubblicati a fine agosto dalla Commissione europea. Certo, la produzione
complessiva resta superiore a quella dello scorso anno, ma ora si ferma al +
3,3%, mentre solo qualche mese fa l'aumento sfiorava il 6%. L'Italia non fa
eccezione e si blocca a un modesto 2,8% di aumento, contro l'oltre 7%
registrato in marzo.
Frena la produzione
Più consistente la frenata dei “cugini”
francesi che hanno azzerato gli aumenti di inizio anno. La Gran Bretagna, che
figurava fra i paesi con il maggior aumento produttivo, ha innestato la marcia
indietro e ora segna un -1,6%, come pure il Portogallo, con un meno 3,7%.
La zootecnia da latte europea sembra dunque
aver accolto gli inviti a ridurre la produzione che da più parte si erano
levati per arginare la crisi del settore lattiero caseario.
In Italia, lo ricordiamo, il “pacchetto latte”
predisposto dal ministero agricolo prevede fra l'altro sostegni economici per
gli allevatori che riducono la produzione. E analoghe provvidenze sono state
predisposte a fine luglio dalla Commissione europea. Tutte lodevoli iniziative
che sono però ancora in attesa delle norme di attuazione, attese a breve.
La protesta in Francia
A convincere gli allevatori a spingere sul
freno sono i bassi prezzi di mercato, che non coprono nemmeno i costi di
produzione.
Una situazione talmente pesante da costringere
in questi giorni gli allevatori francesi a protestare vivacemente di fronte
agli stabilimenti della Lactalis, fra le maggiori multinazionali del latte,
alla quale si vorrebbero addossare le responsabilità della difficile
congiuntura in atto.
I prezzi
Intanto il prezzo medio del latte europeo è
fermo a 25,8 centesimi al litro contro i circa 30 centesimi dello scorso anno.
Situazione analoga in Italia con un prezzo medio di 30,6 centesimi al litro
contro i circa 35 centesimi dell'anno precedente.
La minor quantità di latte presente sui mercati
sta però producendo i suoi effetti e il latte spot, quello venduto fuori
mercato, registra di settimana in settimana spunti al rialzo, un trend
destinato a continuare nonostante la modesta flessione registrata a metà
agosto, con il prezzo sceso a 33,75 centesimi al litro contro i 34 della
quindicina precedente.
Il quadro internazionale
Il quadro non sarebbe completo senza
un'occhiata alla situazione internazionale, che vede un aumento delle
importazioni della Cina di polvere di latte di provenienza europea (+5%), e
della Russia (+ 9%), paese che fa registrare un forte incremento (+ 26%) anche
delle importazioni di formaggio di provenienza Ue.
Situazione analoga per le importazioni
statunitensi, cresciute del 15% nei primi sei mesi del 2016. A proposito di
Stati Uniti, anche qui si registra in coincidenza con il periodo estivo una
flessione della produzione di latte, che si mantiene tuttavia superiore a
quella dello scorso anno (+1,6%).
E' invece in calo del 2% la produzione
australiana, mentre è stabile quella della Nuova Zelanda, paesi che più di
altri influenzano il mercato mondiale del latte.
Inversione in vista?
Frena la produzione europea, arretra quella
dei grandi produttori dell'area australe, i prezzi dei formaggi “sentinella”,
come il Cheddar, sono in crescita e la Cina aumenta le importazioni di latte in
polvere.
Sembrano esserci tutti gli ingredienti per
un'inversione dei mercati che potrebbe spingere in alto il prezzo del latte. Ma
una conferma la si potrà avere solo nelle prossime settimane.
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