"Quello del caporalato è un fenomeno molto delicato e
c'è un impegno molto forte del governo per un piano d'azione organico e stabile
che sarà messo a punto entro quindici giorni dalla cabina di regia della Rete
del lavoro agricolo di qualità costituita con il decreto 'Campo Libero
2014'". Lo afferma il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina
al termine del vertice sul caporalato svoltosi al ministero alla presenza del
ministro del Lavoro Giuliano Poletti e dei principali attori della filiera
agroalimentare. "C'è l'impegno del governo per un atto legislativo
importante che tenda alla confisca dei beni per le imprese che si macchiano del
reato di caporalato - dice il ministro
-. Lo stiamo studiando con il ministro Orlando e lo faremo a
breve", conclude Martina. "Abbiamo già sviluppato un'azione di
contrasto, lo rafforzeremo e lo metteremo assieme ad altre questioni da
affrontare anche con il ministero degli Interni per quanto riguarda l'immigrazione
e con il ministro della Giustizia per la confisca dei beni", spiega il
ministro del Lavoro Giuliano Poletti al termine del vertice.
"Il piano è complesso - aggiunge Poletti - e non di
breve periodo ma serve a dare una risposta culturale al fenomeno, tenendo conto
non solo del danno alle persone ma anche del danno al sistema
imprenditoriale". "Bisogna produrre un'azione larga, vogliamo
costruire una strumentazione di rendicontazione di tutto quello che facciamo,
per evitare che quando ci si allontana dalla cronaca l'attenzione tenda a
scemare". "In questo vertice abbiamo raccolto indicazioni - conclude
Poletti - laddove ci saranno oneri bisognerà trovare nella legge di stabilità
le risorse per fronteggiare la situazione". "Benvenute tutte le norme
per sconfiggere il caporalato ma il ragionamento dei prezzi, costi di
produzione e ciò che si deve riconoscere ai produttori, è parallelo per
sconfiggere il caporalato", dice il presidente di Coldiretti, Roberto
Moncalvo. "La vicenda dei pomodori sottopagati a 8 centesimi al chilo fa
il pari con quella delle arance a Rosarno - prosegue - quando il prezzo scende
sotto i costi di produzione le imprese oneste non ce la fanno, sono costrette a
chiudere e danno spazio alla concorrenza sleale".
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