Un uso sempre più razionale dei fertilizzanti, conseguenza
di una cultura che sta cambiando, delle esigenze di un'agricoltura di qualità
che sia anche amica dell'ambiente e delle indicazioni sempre più stringenti
dell’Unione Europea alle quali le industrie che vogliono continuare a stare sul
mercato e ad essere competitive devono adeguarsi. In questo contesto l'Italia
gioca un ruolo molto importante privilegiando ricerca e innovazione. Negli
ultimi 10 anni, in Italia, secondo i dati Istat, tra il 2004 e il 2013
l'impiego di fertilizzanti nei campi è sceso da 5,3 a 4,1 milioni di
tonnellate. Quello che sta cambiando, secondo quanto fa sapere all’Adnkronos
Assofertilizzanti, è l’uso sempre più razionale che si fa dei fertilizzanti,
frutto di un processo di responsabilizzazione da parte di tutta la filiera
agro-alimentare. Insomma oggi si usa sempre di più la dose giusta al momento
giusto.
La responsabilizzazione legata all’attenzione che l’Unione
Europea pone alla questione della salvaguardia dell’ambiente. L’Europa sta
stravolgendo quella che sarà la futura produzione dei fertilizzanti e le
aziende che vogliono sopravvivere devono adattarsi. Le imprese devono capire
cosa servirà in futuro: dai fertilizzanti minerali, ai concimi organo-minerali,
ai biostimolanti molte industrie italiane hanno tirato fuori prodotti
interessanti puntando su ricerca e innovazione. “La razionalizzazione contro
ogni spreco e l'impiego di piani di concimazione personalizzati prevedono sia
l’utilizzo di fertilizzanti innovativi sia l’adozione di un’agricoltura di
precisione (per dosarli solo dove e quando serve) – commenta Francesco
Caterini, presidente di Assofertilizzanti, l’Associazione nazionale dei
produttori di fertilizzanti che fa parte di Federchimica. Questa è la risposta
più concreta affinché ogni grammo di fertilizzante produca direttamente o
indirettamente alimenti in prospettiva di sfamare 9 miliardi di persone nel
2050”.
L’aumento di produzione agricola necessario per eliminare la
fame entro il 2030, secondo stime Fao, sarà soddisfatto per il 69% da un
incremento di resa agricola, per il 12% da raccolti più frequenti e solo per il
19% da un aumento della superficie coltivabile. Un ruolo chiave
nell’intensificazione colturale lo giocano i fertilizzanti: il mondo si sta
attrezzando da almeno un decennio, con Cina, Russia, Stati Uniti e India alla
testa dei Paesi produttori di azoto e fosforo, che assommano il 60%
dell'offerta. “L'azoto è l'elemento maggiormente scambiato nel mondo per un
volume di 34,7 milioni di tonnellate - spiega Antonio Boschetti, direttore de
L'Informatore Agrario. La Cina e la Russia giocano la parte del leone, entrambi
con una quota del 14 e del 14,2% di export. Nel 2012 le importazioni, pari a
34,4 milioni di tonnellate, si sono dirette principalmente verso Stati Uniti
(16,5%) seguito a distanza dal Brasile (7%)”. Un dato emblematico della
risposta mondiale a questa tendenza è l'import di azoto verso l'India che
nell'ultimo decennio è passata da poco più di 200.000 tonnellate a circa 5
milioni di tonnellate di azoto (14%).
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