Il gusto unico del Pane di Matera, uno dei simboli di Matera
capitale europea della Cultura 2019, protagonista questa mattina dell’audizione
pubblica per la modifica del disciplinare di produzione, per ottenere il
riconoscimento del marchio IGP (Indicazione geografica protetta) dall’Unione
Europea. Nell’affollata chiesa del Cristo flagellato, presso l’ex ospedale San
Rocco, produttori e operatori economici, rappresentanti di organizzazioni
professionali e di categoria, esponenti politici e istituzionali e cittadini
hanno assistito alla lettura della nuova proposta di disciplinare della IGP
“Pane di Matera”, alla presenza di due funzionari del Ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali, Armando Morelli e Lauretta Madotto.
L’obiettivo della riunione è stato quello permettere ai
rappresentanti del dicastero di verificare la rispondenza delle modifiche
proposte dal Consorzio di tutela del Pane di Matera IGP ai parametri previsti
dal Regolamento UE n. 1151/2012. Sono intervenuti nel corso dell’audizione
pubblica Luca Braia, assessore alla Politiche agricole e forestali della
Regione Basilicata, Massimo Cifarelli, presidente del Consorzio di tutela del
Pane di Matera IGP, Giovanni Schiuma, vicesindaco del Comune di Matera e Donato
Semeraro, Agci.
La lettura degli articoli modificati si è conclusa con un
applauso dei presenti, nessuna osservazione è stata avanzata, a parte una
precisazione sull’origine storica dei primi panificatori di Matera, che secondo
alcune fonti, potrebbe risalire al 1270.
Il primo riconoscimento del marchio IGP al pane di Matera
risale al 2008, riconoscimento poi sospeso nel 2013 dall’Unione Europea per una
difformità del prodotto rispetto al disciplinare di produzione. “Nella nuova
proposta – ha precisato Massimo Cifarelli, presidente del Consorzio di tutela
del Pane di Matera, non è stata modificata l’antica ricetta, basata sul lievito
madre e sulle vecchie varietà di grano, come ad esempio il senatore Cappelli,
Duro Lucano, Capeiti e Appulo, coltivati nel territorio della provincia di
Matera. Le principali modifiche - ha proseguito Cifarelli- riguardano le
esigenze commerciali, come ad esempio l’introduzione della forma di pane da
mezzo chilo, oppure quelle da cinque e dieci chili, come si usava anticamente.
Inoltre - ha concluso il presidente - per aiutare il consumatore a riconoscere
immediatamente il prodotto IGP, abbiamo reintrodotto la marchiatura della forma
con il timbro MT, una tradizione diffusa tra le famiglie materane, già negli
anni ’50”.
La riunione di pubblico accertamento che si è svolta questa
mattina rappresenta un primo importante passo verso l’iter per il
riconoscimento del marchio IGP al pane di Matera. Nei prossimi giorni il testo
del nuovo disciplinare sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, dove rimarrà
per 30 giorni e in caso di mancato ricorso, successivamente, passerà alla
Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, dove sarà sottoposto al vaglio dei
cittadini per altri tre mesi.
“Oggi si scrive una pagina importante della storia della
città di Matera - ha affermato Luca Braia, assessore alle Politiche agricole e
forestali della Regione Basilicata - in quanto il pane rappresenta la nostra
storia, la nostra identità ed è un importante veicolo per promuovere il nostro
territorio. Personalmente mi impegnerò per velocizzare i tempi tecnici di
riconoscimento ufficiale del marchio IGP - ha precisato Braia - nel frattempo
vorrei che entrassero a far parte del Consorzio di tutela del Pane di Matera
tutti i panificatori della città e della provincia e non solo quattro, come
avviene attualmente. Unire le forze e le esperienze e aggregarsi è un elemento
importante che permette di raggiungere nuovi mercati. E’ arrivato il momento di
realizzare una OP che unisca la produzione dei cereali alla trasformazione del
prodotto: non solo pane, quindi, ma anche la filiera della pasta, ad esempio.
La nuova programmazione - ha concluso l’assessore - dà la possibilità di
mettere in atto un’importante sfida collettiva in grado di sostenere tutta la
filiera, dalla produzione del grano alla panificazione, dando reddito e valore
a tutta la catena produttiva”.
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