Da Scampìa a Capodarco passando per i territori confiscati
alla mafia, l'agricoltura può essere volano di riscatto. E può essere
accoglienza, in controtendenza all'Austria che pensa a un muro-antiprofughi. Lo
dimostrano i progetti di agricoltura sociale - oltre mille le pratiche in
attivo in Italia, secondo una stima della Cia (Confederazione Italiana
Agricoltura) - presentati a Vinitaly con la partecipazione del viceministro
alle Politiche agricole Andrea Olivero.
Un fenomeno in crescita quello dell'agricoltura sociale che,
rende noto la Cia, conta oltre 4mila addetti su tutto il territorio nazionale e
tocca un valore alla produzione di 200 milioni di euro. "Ci sono etichette
di vino tutte diverse - ha detto Ilaria Signoriello, portavoce nazionale Forum
agricoltura sociale che rappresenta 450 aziende agricole - perché fatte a mano
da persone Down, e sempre più spesso ci sono progetti di coinvolgimento di
rifugiati politici, e di ragazzi autistici.
Fino a progetti che, in linea con la legge del "Dopo di
noi", danno una risposta abitativa a disabili rimasti orfani".
"E' una forma diversa di fare impresa, che pensa anche anche
all'altro" ha detto il viceministro Olivero. "La legge
sull'agricoltura sociale, da noi fortemente voluta, è stata approvata - ha
aggiunto - e ora stiamo lavorando per sostenere un settore che deve avere
radici nel sociale ma anche capacità di stare nel mercato".
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