venerdì 27 dicembre 2019
lunedì 23 dicembre 2019
venerdì 20 dicembre 2019
Bio e Km Zero nelle Mense Scolastiche: rilanciare agricoltura e pastorizia a Manfredonia

D’Apolito considera troppi aspetti sulla quale
sono necessari degli interventi urgenti:
1 - È favorevole ad un maggior controllo del
territorio in particolar modo di notte (con l’ausilio anche dell’Esercito se
fosse necessario).
2 - Per il problema del caporalato, sicuramente
i coltivatori hanno bisogno di Centro per l’Impiego di Manfredonia e
provinciali ben organizzati dove richiedere manodopera (tipo come avviene in
Svizzera).
3 - Altra cosa da approfondire è la diffusione
su tutto il territorio di Manfredonia e provinciali della disponibilità di
condutture di acqua da destinare ad agricoltura (ricordando che la Diga di
Occhito era nata per questo) con la conseguente rivalutazione dei terreni per i
proprietari. D’Apolito ripropone, infatti, l’idea di valutare l’utilizzo di
innovativi metodi tecnologici di Dissalazione dell’Acqua Marina.
4 - Ricorda che gli agricoltori pugliesi e
sipontini hanno ricevuto solo il 20 % circa dei fondi europei sui PSR Piani di
Sviluppo Rurali 2014-2020. A quanto ammonterà il disimpegno alle scadenze
stabilite? Ci saranno conseguenze negative? Cosa accadrà ai PSR futuri, in
corso e a quelli passati dopo il Commissariamento da parte della Direzione
Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Commissione Europea?
5 - Sembra non ci sia sufficiente protezione da
concorrenza sleale estera sui prodotti agroalimentari (fitofarmaci non
autorizzati in UE e salari esteri agli operai molto bassi) aggiungendo inoltre
i conosciuti scandali sulla salubrità degli stessi. Sarebbe logico per
D’Apolito permettere l’ingresso in Italia (un po’ come fa il Giappone) per
alimenti esteri a condizione che possiedano come minimo ad esempio il marchio
del Commercio Equo e Solidale Fair Trade (significa es: prezzi per produttore
adeguati, paga ad operai adeguate, ecc…).
6 - Ovviamente è necessario una
Internazionalizzazione delle aziende agricole di Manfredonia e provinciali che
possano promuovere il “vero Made in Italy, 100% Italiano” con marchi di qualità
(es. Dop, Doc, Igp, ecc…). Per questo sarebbe necessario facilitare le imprese
ad accedere e richiedere i servizi più facilmente, ad esempio presso uno
Sportello per l’Internazionalizzazione delle Imprese ed una Agenzia per lo
Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura, con un Nuovo Sistema Informativo
Agricolo che permetta la condivisione di informazioni tra le aziende
agro-forestali, gli agricoltori, le organizzazioni professionali ed il Comune
di Manfredonia (ed altri comuni provinciali). È necessario, quindi, fare Rete
tra operatori del settore, tra Società Partecipate, Fondazioni, Enti e Agenzie
Regionali della Puglia competenti.
7 - Evidenzia la necessità di un progetto
“Strade Sicure” che include la realizzazione di strade asfaltate in tutte le
strade extraurbane e secondarie, con la relativa segnaletica, in tutto il
territorio di Manfredonia e provinciale che è per gran parte agricolo (i fondi
ci sono e sono tanti, ma le strade sono da anni in condizioni non
condivisibili).
D’Apolito afferma: “mi attiverò per conservare
e rilanciare l’Agrobiodiversità che è una forza tipica dell’Italia collaborando
ad es. con: le Università di Agraria e Forestali, il CREA (Consiglio per la
ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e con la banca dei
semi dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR) del Consiglio Nazionale
delle Ricerche (CNR) che è una delle più antiche banche del germoplasma agrario
al mondo” (da non dimenticare, infatti, che la biodiversità è la più importante
arma biologica che abbiamo contro fitopatie e parassiti ed incrementa la
produttività).
Gli agricoltori locali hanno bisogno di Riorganizzarsi e
Reinventarsi di continuo con metodi diversi e con colture alternative che molto
spesso sono non facili da trovare per la formazione di un adeguato reddito
aziendale che si confronta quotidianamente con un Potere d’Acquisto che cambia.
D’Apolito promuove una nuova visione del futuro della agricoltura e pastorizia
di Manfredonia e provincia che sono da sempre preziosi custodi del territorio
(anche dal punto di vista idrogeologico e paesaggistico). D’Apolito spinge su
tecniche di Agricoltura: Biologica, Biodinamica e Agro-Omeopatia; Micronaturale
e Microrganica; Climatica ed Agroecologia; Sinergica e Permacoltura; Aeroponica,
Idroponica ed Acquaponica; Conservativa e Naturale; di Precisione; Organica e
Rigenerativa; Magnetica, Pranica e Radionica; Food Forest e Fattorie Sociali;
Agriturismi e Turismo Rurale; Ecovillaggi e Fattorie Didattiche; ecc…
Metodi complementari alla spinta del consumo interno si
costruiscono anche utilizzando una corretta informazione e lo sviluppo dei
concittadini della Consapevolezza alla ricerca del prodotto agroalimentare
salubre, di qualità, solidale e sostenibile, anche utilizzando le Campagne del
Mipaaf (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.). Su questa
Consapevolezza, infatti, nascono i GAS Gruppi di Acquisto Solidale.
Conclude, a titolo personale e come attivista del Movimento
5 Stelle di Manfredonia, Paolo Ciro D’Apolito: “Come indica l’ONU è necessario
attuare politiche che guardano al futuro. Desidero che nelle mense delle
scuole, ospedali ed ambienti pubblici ci sia cibo Biologico ed a Km Zero,
prodotto nel territorio di Manfredonia e provincia. Ho avviato lo studio di
Dossier che coinvolgeranno anche agricoltori e pastori con soluzioni della Blue
Economy che possano fornire nuovo ossigeno economico alle aziende. Bisogna
cambiare completamente approccio ed i fondi non farli tornare indietro, ma
sappiamo che ci sono tanti soldi e bisogna utilizzarli ed indirizzarli. Ho in
mente delle sorprese molto interessanti che, se avrò la possibilità di
esprimerle, daranno reddito alle imprese ed un meraviglioso cambiamento del
nostro territorio.”
Autore: Paolo Ciro D’Apolito
Il suolo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite: sfide e necessità di azione

La conferenza, pertanto, ha riguardato
l’analisi dello stato di avanzamento nell'attuazione degli OSS relativi al
suolo, così come la condivisione di dati, monitoraggi, buone pratiche e
raccomandazioni politiche. Nel corso della giornata, rappresentanti delle
istituzioni dell'UE, dell'agenzia europea dell'ambiente, della comunità
scientifica e della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla
desertificazione hanno fornito spunti sulla tematica da diverse prospettive.
Nell’intervento che ritraeva le attuali
condizioni del suolo in Europa è emerso che nonostante i miglioramenti in
termini di tutela del suolo, produzione e consumo, sia nella pratica che nelle
politiche, non sono stati sufficienti, soprattutto in un contesto di cambiamento
climatico ed aumento di eventi estremi, a garantire una resilienza a lungo
termine. Una costante degradazione dei suoli, in termini sia fisici (ad es.
erosione e compattazione), chimici (soprattutto per i suoli delle aree urbane e
per l’agricoltura intensiva, frequentemente contaminati) e biologici (in particolare per la
diminuzione del carbonio organico e della biodiversità), sottolinea l’urgente
necessità di un piano d’azione per raggiungere la “Land Degradation Neutrality”
(LDN), ossia lo stato in cui la quantità e la qualità delle risorse del
territorio e del suolo, necessarie per supportare le funzioni e i servizi
dell'ecosistema per migliorare la sicurezza alimentare, rimangono stabili o
aumentano entro determinate scale temporali e spaziali. Pioniera in questa
direzione è stata la Germania, che già dal 1998 ha elaborato e attuato
politiche per contenere il degrado del suolo. In Italia, è stata proposta la
metodologia messa a punto negli anni novanta dal progetto Medalus, per
calcolare un indice di qualità ambientale e intervenire in alcune aree
maggiormente vulnerabili del Paese, in particolare: Sicilia, Molise, Puglia,
Basilicata e Sardegna. La proposta è indirizzata a promuovere azioni concrete
per sviluppare politiche regionali e nazionali per il raggiungimento della LDN,
prevedendo congiuntamente un sistema di monitoraggio, ricerca scientifica e
campagne di sensibilizzazione pubblica.
Malgrado i buoni propositi che sono emersi da
tutti gli interventi, le linee guida, sia in termini di buone pratiche e sia di
politiche d’indirizzo, sono rimaste molto generiche durante l’intera
conferenza. Le considerazioni espresse, sono risultate condivisibili, non
esaurienti ed in alcuni casi ovvie: non hanno dimostrato, infatti, di avere una
chiara visione sulle metodologie da adottare per promuovere un reale
cambiamento nelle politiche di sostegno, per favorire l’adozione di razionali
sistemi di gestione sostenibile del suolo che vanno sì monitorati, ma anche
misurati in termini d’impatto e riconosciuti come servizi ecosistemici,
corrispondendo agli agricoltori virtuosi il giusto ricompenso economico.
Risulta quindi necessario considerare in modo
integrato sia gli aspetti della gestione e sia quali interventi possono essere
attuati, ma anche quelli necessari per tendere verso una LDN, stimando le
risorse economiche necessarie ed i tempi per valutare in modo oggettivo
l’impatto di un cambio di paradigma indispensabile, soprattutto per il nostro
Paese. Questi fondamentali aspetti non sono stati affrontati con adeguatezza e
rigorosa impostazione scientifica, mentre sono state evidenziate alcune delle
urgenze per spostare le priorità, sia in termini di politiche e sia di azione,
dalla semplice osservazione del suolo agli aspetti pratici e gestionali,
confermando la necessità delle analisi di scenario e l’osservazione costante
delle criticità dello stato di salute del suolo, proprie per ogni regione
europea.
In questa prospettiva appare promettente il
ruolo che potrà svolgere la ricerca nel nuovo programma comunitario Horizon
Europe (2021-2027), presentato brevemente durante la conferenza, il cui scopo è
sostenere la ricerca e l’innovazione. All’interno di questo programma si
inserisce il “Report Mazzucato”, che raccoglie diverse “missioni” all’insegna
dell’innovazione e dell’adattamento al cambiamento climatico. Nonostante la
diversità e specificità che caratterizzano ciascuna missione, il filo
conduttore è uno solo: dimostrare come l’innovazione può non solo garantire la
crescita economica, ma anche consentire di trasformare alcune sfide globali in
missioni concrete, misurabili e, soprattutto, realizzabili. In particolare,
l’unità di missione “Soil health and food”
ha proprio il suo focus sul suolo: essa ne riconosce infatti il valore fondamentale,
classificandolo come “risorsa naturale scarsa e non rinnovabile”, e fattore chiave per garantire la sicurezza
alimentare, il mantenimento della biodiversità, la mitigazione e adattamento ai
cambiamenti climatici. Il report sottolinea che, in termini di gestione dei suoli,
i finanziamenti, la ricerca e l'innovazione sono rimasti indietro rispetto ad
altri settori. Ed è proprio questa la parola rivoluzionaria: gestione, perché
il suolo non va solo osservato, ma anche gestito. Ciò è fondamentale per
consentire il trasferimento dei risultati della ricerca ed il successo di
futuri progetti e politiche: la ricerca non può rimanere segregata all’ambito
accademico, ma deve piuttosto essere applicata e diffusa in campo, adattata ai
contesti specifici ed essere infrastrutturata con qualificate competenze
professionali adeguatamente formate e dotate di avanzati strumenti, al passo
delle continue evoluzioni tecnologiche, in dialogo costante con necessità e
sfide concrete.
Il riconoscimento dei fondamentali aspetti che
riguardano la gestione del suolo ha permesso alla conferenza di concludersi
positivamente, con l’auspicio che il nuovo scenario post-PAC che si aprirà nel
2020 porterà più consapevolezza e maggiore innovazione per l’adozione diffusa
dei sistemi sostenibili di gestione del suolo, risorsa così vitale per il
benessere e la sopravvivenza della nostra società contemporanea, con l’impegno
di consegnarlo alle future generazioni in
condizioni migliori rispetto a quelle attuali.
Fonte: Accademia dei Georgofili
Autore: Costanza Conti e Michele Pisante
Quinto aggiornamento del monitoraggio Xylella in Puglia: 139 positivi e un altro piccolo passo verso ovest

Si conferma il crescente interessamento della
provincia di Taranto (96 positivi, di cui ben 89 in agro di Montemesola, 2 in
agro di #Grottaglie, 2 di #Crispiano, 2 di Monteiasi ed un olivo infetto a
Taranto); questi ritrovamenti segnano una nuova posizione più avanzata
dell’epidemia in direzione ovest.
Infatti all’ulivo infetto ritrovato a Taranto,
alla periferia est del quartiere Paolo VI in prossimità di un noto ipermercato,
corrisponde un valore di longitudine est di 17,2977°, leggermente più ad ovest
rispetto al precedente di Crispiano (17,2980°).
giovedì 19 dicembre 2019
Norme fiscali incongrue e inutili, a rischio la competitività del Paese

La strategia militare pone grande attenzione agli interventi
da fare, per non produrre danni
ancora più gravi di quelli inflitti dal nemico; in campo
fiscale sembra invece essere preferita la tattica di sparare nel mucchio con la
speranza di centrare qualche obiettivo importante.
Stiamo parlando, però, dello stesso Paese che ha saputo
superare gli anni di piombo e quelli del terrorismo internazionale, senza dover
ricorrere a leggi speciali.
La lotta all’evasione dovrebbe essere fondata
sull’intelligence, non sull’artiglieria: e invece alcuni provvedimenti contenuti
nella manovra finanziaria sembrano fatti solo per fare polvere e rumore.
Per combattere l’evasione delle accise nella distribuzione
dei carburanti, il fisco ha pensato
bene di assoggettare tutti coloro che hanno un certo
quantitativo in deposito alle stesse regole, senza distinguere fra gli impianti
commerciali e quelli per uso strettamente privato.
I depositi di carburanti agricoli sono però soggetti a
specifici controlli, tali da evitare ogni possibile abuso; il quantitativo
acquistabile è fissato dalla Regione secondo precisi parametri, è soggetto a
verifica annuale e, particolare non insignificante, è identificato da un
apposito colorante.
L’aggiunta a questo complesso castello burocratico
dell’obbligo di tenere un ulteriore registro
di carico e scarico non porterà alcun vantaggio all’erario; inoltre
il raddoppio del numero dei soggetti obbligati a denuncia non sembra essere la
soluzione migliore per facilitare i controlli.
Altro esempio negativo è dato dall’estensione, anche agli
appalti fra privati, degli obblighi già previsti per quelli pubblici,
dall’inversione contabile ai fini Iva (il cosiddetto “reverse charge”) al
versamento delle ritenute fiscali e previdenziali sul lavoro dipendente.
La norma si applica pure ai servizi appaltati ad altre imprese,
come quelli che le aziende agricole affidano agli agromeccanici; su questo
argomento però, grazie anche all’intervento di Cai, i partiti di governo hanno
mostrato qualche segnale di apertura che fa ben sperare. Comunque vada per il
settore agricolo, il provvedimento sembra comunque destinato a sconvolgere i
rapporti commerciali fra le imprese, costrette a dichiarare al cliente come si
compone il prezzo del servizio appaltato, in aperta violazione del segreto
d’impresa. Per le prestazioni di più elevato contenuto tecnico, infatti,
potrebbe risultare sgradevole far sapere al committente quale sia la
retribuzione di certe figure professionali, oltre alla implicita necessità di
dimostrare la validità di una scelta imprenditoriale piuttosto che di un’altra:
per esempio, l’impiego di un cantiere totalmente
automatizzato comporta un diverso carico di manodopera.
La generalizzazione del principio dell’inversione contabile
impedirà alle imprese appaltatrici di riscuotere l’Iva, e di poter quindi contare
sulla liquidità, seppur temporanea, che ne deriva: ciò comporterà una maggiore
esposizione finanziaria che appesantirà i costi di produzione.
Norme, queste, che non tengono conto della terziarizzazione
del sistema produttivo: poche aziende completano il processo al loro interno,
per cui l’estensione di questi oneri a tutti gli appalti d’opera e di servizi
porterà ad una ulteriore perdita di competitività del Paese.
Le imprese agromeccaniche, attraverso Cai, sono state fra le
prime a denunciare l’incongruità e l’inutilità di queste norme, i cui effetti
non sembrano essere stati adeguatamente compresi.
Cai fa appello alle istituzioni affinché venga corretto il
tiro: non vorremmo cadere anche noi sotto il fuoco amico delle istituzioni, che
anziché semplificare – come più volte promesso –
introducono sempre nuovi adempimenti. L’obbligo di apertura di
ulteriori conti correnti, su cui far transitare i pagamenti, contrasta con i
vari tentativi di semplificazione, oltre a complicare i rapporti con un sistema
bancario di cui le imprese avranno sempre più bisogno, dai pagamenti
elettronici ad una gestione finanziaria integrata.
E tutto ciò senza contare gli aspetti etici: è mai possibile
che in uno Stato di diritto i contribuenti siano obbligati a controllarsi l’uno
con l’altro? E dire che mancano, in un sistema complesso e articolato quanto il
nostro, organismi ben più competenti preposti a tali compiti.
La capacità degli organi dello Stato e di coloro che vi
prestano servizio, seppure meritevoli di più attenzioni sul piano economico, non
è in discussione, ma le risorse devono essere impiegate in modo efficace e
razionale, per rendere un miglior servizio alla pubblica amministrazione e ai
cittadini.
Autore: Gianni Dalla Bernardina Presidente CAI
Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani
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