La valorizzazione del comparto e delle produzioni sono i
temi al centro dell’Assemblea Pubblica di ANICAV, la più grande associazione di
rappresentanza delle imprese di trasformazione del pomodoro al mondo, svoltasi
oggi alla Mostra d’Oltremare di Napoli nel corso dell’annuale appuntamento Il
Filo Rosso del Pomodoro, una manifestazione, giunta alla sua settima edizione,
che può ormai configurarsi come gli Stati Generali del pomodoro da industria e
che rappresenta un atteso momento di incontro e di confronto tra le varie anime
della filiera.
“La reputation come asset strategico per il comparto è il
tema scelto come filo conduttore della giornata. – ha dichiarato il Presidente
di ANICAV Antonio Ferraioli – Si tratta di un argomento di grande importanza ed
attualità per la nostra filiera che vive una serie di difficoltà e criticità
che tendono ad influenzare la percezione che l’opinione pubblica ha del settore
e delle nostre produzioni anche frutto di un retaggio culturale di
comportamenti atavici che continuano a minare la competitività delle aziende.
Lo studio svolto da Reputation Institute si inserisce nel lavoro, non semplice,
che come ANICAV stiamo portando avanti, con la collaborazione di tutte le
componenti della filiera e delle Istituzioni, per accrescere la credibilità e
puntare ad un recupero di immagine del comparto. La presenza oggi del Ministro
delle Politiche Agricole Bellanova e del Sottosegretario al MiSE, Manzella, che
ringrazio, dimostrano finalmente il forte interesse del Governo per il settore
del pomodoro da industria.”
La presentazione dello studio “La reputazione del pomodoro e
della sua industria nella percezione degli italiani”, commissionato da ANICAV a
Reputation Institute – società leader mondiale specializzata in corporate
reputation – ha rappresentato il momento
centrale della manifestazione ed è stata oggetto di una interessante tavola
rotonda cui hanno partecipato i maggiori players del comparto, Antonio Ferraioli, AD La Doria spa, Gianmarco
Laviola, AD Princes Industria Alimentare srl, Francesco Mutti, AD Mutti spa, e
Bruna Saviotti, AD Tomato Farm spa.
“I risultati della ricerca – ha affermato Giovanni De
Angelis, Direttore Generale di ANICAV – potranno servire a supportare i
processi decisionali e le strategie comunicative delle aziende e
dell’Associazione per promuovere e difendere la reputazione di un comparto che
rappresenta una, se non la più importante, filiera italiana dell’ortofrutta
trasformata sia in termini di fatturato che di quantità prodotte e riveste un
importante ruolo strategico e di traino dell’agroindustria italiana.”
“Risulta chiaro – ha continuato De Angelis – che sarà
fondamentale modificare il paradigma del nostro agire affiancando all’attività
di lobbyng, tipica di un’Associazione di rappresentanza, un’attività di
advocacy che possa portare a sensibilizzare e rendere maggiormente consapevoli
i consumatori sulla realtà del nostro comparto.”
La giornata è stata anche l’occasione per fare il punto su
argomenti di particolare interesse per il settore e di grande impatto per
l’opinione pubblica quali la sicurezza alimentare, l’origine della materia
prima in etichetta e il caporalato.
“Voglio dirlo con forza – ha dichiarato il ministro
Bellanova – la filiera del pomodoro non è una filiera sporca. Per noi non esistono
filiere sporche, ci sono aziende che commettono reati e come tali vanno punite.
Siamo contrari alle presunzioni di colpevolezza. Il tema è questo: il valore
della reputazione. E spesso basta auna mela marcia a compromettere tutta la
credibilità del settore. Per questo è nostro dovere impegnarci a fondo”.
“La vostra iniziativa di dare ancora trasparenza
sull’origine in etichetta anche dopo l’entrata in applicazione del regolamento
775 mi trova d’accordo. – ha continuato la Ministra – Se vogliamo avere una
reputazione forte, dobbiamo dire al consumatore che la trasparenza è un valore,
è un diritto. Nessuno può averne paura. Così come devono poter conoscere da
dove proviene la materia prima dei cibi che acquistano, è importante che i
cittadini conoscano il valore del prodotto. Se si abituano a comprare a costi
che nemmeno coprono quelli di produzione allora avremo un problema enorme: quel
risparmio lo sta pagando qualcuno.
Dobbiamo combattere i caporali e insieme le pratiche sleali
di mercato. Su questo secondo fronte vogliamo accelerare il recepimento della
direttiva UE in materia e coordinarla con la nostra legge nazionale. Daremo un
testo solo alle aziende, condiviso e con meno dubbi di interpretazione
possibile. Sapendo che le pratiche sleali rappresentano un punto di assoluta
debolezza nei rapporti della filiera e per questo devono essere vietate. Le
aste al doppio ribasso, per esempio, pur non essendo in quella direttiva, sono
caporalato in giacca e cravatta e per questo appoggio la legge che le vieta. È
stata approvata alla Camera in prima lettura e spero che al Senato possa
divenire definitivo il testo”.
“Credo molto nel progetto che vede partecipe anche Anicav
insieme alla Borsa merci telematica per costruire una piattaforma di
intermediazione legale della manodopera a partire dalla filiera del pomodoro a
Foggia. – ha concluso la Ministra – È vero che la raccolta meccanizzata è ora a
livelli percentuali importantissimi, è pure vero che però dove ancora si
pratica quella manuale è meglio avere strumenti di assoluta legalità. Dalla
prossima campagna di raccolta partirà la sperimentazione della piattaforma e mi
auguro sarà un progetto da diffondere come buona pratica”.
LO STUDIO – Dallo studio è emerso che la reputazione delle
conserve di pomodoro è molto forte, pari a 78,3 punti (su 100), un legame
emotivo che posiziona il prodotto tra i settori più apprezzati dagli italiani
come i beni di lusso e l’elettronica di consumo. Una percezione che, nel caso
delle conserve di pomodoro, è legata alla sicurezza e all’affidabilità del
prodotto, alla genuinità e soprattutto al legame con il territorio. Questo
dimostra che – a dispetto della fake news del “pomodoro cinese sulle tavole
degli italiani” di cui negli anni il settore è stato bersaglio – il consumatore
è certo dell’origine italiana dei derivati del pomodoro.
Il pomodoro è oggi identificato come elemento cardine della
dieta mediterranea, eccellenza dell’industria alimentare italiana e simbolo del
«Made in Italy» nel mondo e, inoltre, viene riconosciuto l’importante
contributo che le aziende del comparto apportano all’economia nazionale.
Emerge, tuttavia, un dato preoccupante: l’82% degli
intervistati associa il pomodoro al caporalato, opinione ormai sedimentata,
frutto di un’inesatta percezione del consumatore che considera le conserve di
pomodoro prevalentemente come prodotto agricolo e non industriale non facendo,
quindi, alcuna differenza tra il trasformatore e il produttore agricolo, e di
un’informazione non sempre corretta.
Il caporalato – che è da considerarsi uno «stigma»
reputazionale di cui la filiera, nonostante l’impatto sul settore sia
marginale, come ampiamente dimostrato, si è sempre responsabilmente fatta
carico – influisce negativamente sulla percezione del comparto e soprattutto
delle aziende pregiudicandone la competitività, in particolare, a livello
internazionale.
I NUMERI DELLA CAMPAGNA 2019 Nella campagna 2019 le aziende
italiane – a fronte di 64.528 Ha messi a coltura (+6,4% sul 2018) – hanno
trasformato 4,8 milioni di tonnellate di pomodoro, una produzione
sostanzialmente in linea con lo scorso anno, ma con un’importante riduzione
rispetto a quanto programmato. Nel Bacino Centro Sud sono state trasformate
2,43 milioni di tonnellate di pomodoro – con un incremento del 10,2% rispetto al
2018 – mentre nel Bacino del Nord il trasformato finale si è attestato intorno
a 2,37 milioni di tonnellate (-3,2% rispetto allo scorso anno).
Il dato si inserisce in una situazione di crescita generale
sia a livello europeo (+9%) che mondiale (+7%): in particolare la Cina con 4,5
milioni di tonnellate ha incrementato le quantità di circa il 18% e la Spagna e
il Portogallo, complessivamente, di oltre il 15%.
L’Italia si conferma il secondo Paese trasformatore a
livello globale dopo gli Stati Uniti e rappresentare il 13% della produzione
mondiale (37,3 milioni di tonnellate) e circa la metà del trasformato europeo.
Sul versante dei consumi interni, nonostante la storica
anticiclicità che caratterizza il comparto, continua il trend negativo retaggio
del difficile momento economico che ha investito negli ultimi anni tutta
l’industria alimentare, compresa quella di prima trasformazione. In
particolare, nell’ultimo anno, nel periodo settembre 2018/settembre 2019, è
proseguita la riduzione delle quote di mercato: la flessione maggiore ha
riguardato i pelati, che hanno registrato una riduzione del 6,2%, e la polpa
(-3,6%). Risultati un po’ più tranquillizzanti, ma pur sempre negativi, per i
pomodorini (-1.0%), mentre la passata, che continua ad essere il prodotto più
venduto, rimane stabile.
Diverso, invece, l’andamento del Food Service dove, grazie a
una sempre maggiore attenzione della ristorazione alla qualità delle materie
prime, si rileva un trend sostanzialmente crescente.
Buone le perfomance delle esportazioni che riescono a
bilanciare il calo dei consumi interni. Anche in un momento storico in cui le
incognite legate alla Brexit e le politiche protezionistiche minacciate o
attuate da alcuni Paesi stanno creando non poche preoccupazioni alle nostre
aziende, i mercati esteri continuano a rappresentare un’importante leva di
crescita per il comparto, confermando la propensione dei consumatori stranieri
a scegliere prodotti italiani di qualità.
L’Italia, infatti, è il primo Paese esportatore di derivati
del pomodoro destinati al retail che rappresentano l’emblema della cucina
italiana nel mondo. Nel primo semestre 2019 (dati ISTAT) si è registrata una
crescita del 5.97% in volume e dell’8,9% in valore, con un andamento ampiamente
positivo della bilancia commerciale.
L’ANICAV
L’ANICAV, Associazione Nazionale Industriali Conserve
Alimentari Vegetali, con circa 100 aziende associate – tra le quali sono
presenti i principali gruppi del comparto agroindustriale non solo a livello
nazionale ma anche comunitario – è la più grande associazione di rappresentanza
delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo per numero di soci e
quantità di prodotto trasformato.
Le aziende ad essa associate rappresentano i 3/4 delle
aziende italiane di trasformazione del pomodoro (con un volume di affari totale
annuo di 2,6 milioni di Euro, di cui 1,4 derivanti dall’export) e delle aziende
di trasformazione dei legumi (0,4 milioni di Euro).
L’ANICAV aderisce a livello nazionale a Confindustria e
Federalimentare, mentre a livello internazionale fa parte dell’Association
Mèditerranènne Internationale de la Tomate de Conserve (AMITOM), del World
Precessing Tomato Council (WPTC), di Tomato Europe e di PROFEL
Fonte: Agricultura.it
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