L’interesse per l’utilizzo di energie rinnovabili, in
particolare per le biomasse legnose, è stato focalizzato, negli ultimi anni,
anche sulla sostenibilità tecnica ed economica del recupero e valorizzazione
sia di residui provenienti dalle utilizzazione forestali che di potature su
colture agrarie, principalmente vite e olivo. Uno studio di Di Blasi et al. (1997)
quantificava nel nostro Paese una disponibilità di 3,5 milioni di tonnellate di
residui di potature di vigneti e oliveti, mentre Cotana e Costarelli (2005)
riportano una quantità di biomassa derivante dalle potature di olivo compresa
tra 1,6 e 2,2 t/ha. Tale variazione è in funzione della coltura e delle
pratiche agricole.
La tendenza attuale è quella di cercare di recuperare questo
materiale, soprattutto per finalità energetiche o per produrre compost, tramite
l’impiego di macchine dedicate in grado di effettuare la raccolta e il
condizionamento o la triturazione con la finalità di arrivare a un prodotto
commercializzabile.
L’allestimento del cantiere di raccolta, nelle sue due fasi
principali, organizzazione del lavoro e manodopera impiegata, varia in funzione
delle caratteristiche del prodotto da raccogliere, della quantità ad ettaro e,
ovviamente, della tecnologia da utilizzare. La filiera di produzione del
trinciato da potature di olivo, o di vite, può raggiungere una discreta
sostenibilità economica solo se tutti i suoi elementi sono ottimizzati in base
ad una logistica puntuale e ben strutturata. Nel presente lavoro vengono
esaminati i risultati tecnici ed economici di un cantiere di potatura
semi-meccanizzato che ha operato su due parcelle distinte per il tipo
d’intervento, biennale e triennale. Per quanto riguarda l’operazione di
raccolta, trinciatura, trasporto e scarico del materiale sono state considerate
produttività di lavoro registrate in similari cantieri di raccolta.
I dati della potatura sono stati rilevati presso un’azienda
agricola del viterbese nell’ambito del progetto Pro.va.ci.agr. finanziato dalla
Regione Lazio (Psr 2007-2013).
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