La nutrizione delle piante è una scienza, e l’innovazione
apportata in questi ultimi decenni in questo settore è in grado di consentire
al viticoltore di migliorare la fertilità del suolo e di sostenere l’ambiente
per le generazioni future ottenendo al contempo prodotti organoletticamente di
qualità, legati al terroir, competitivi e adatti alle sfide del mercato.
Sono incoraggianti i risultati ottenuti da un pool di
ricercatori italiani, sugli effetti della concimazione organo-minerale nei
vigneti italiani. Le ricerche condotte nel corso dell’ultimo quinquennio da
alcuni centri del Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’analisi
dell’economia agraria (Crea) e dalla Fondazione E. Mach di San Michele
all’Adige, hanno messo a confronto itinerari di fertilizzazione differenziata,
nell’intento di individuare strategie di coltivazione sostenibile del vigneto.
Validità agronomica di un fertilizzante
Il concetto di validità agronomica di un fertilizzante,
nell’ottica della sostenibilità, non può più essere basato sulla semplice
percentuale di elementi fertilizzanti (N, P, K, meso e micro elementi) presenti
in un sacco di concime, ma deve tener conto di un insieme di caratteristiche
che ne rappresentino la reale efficacia ed efficienza produttiva. L’efficacia
viene determinata dalla quantità e qualità delle produzioni, mentre
l’efficienza tiene invece conto di tutte le altre caratteristiche che spaziano
dal basso impatto ambientale al risparmio energetico, sia nella produzione
industriale che nelle tecniche di utilizzazione in campo di un fertilizzante.
Il concime organo minerale è un fertilizzante frutto della reazione naturale di
una matrice organica con concimi minerali, che consente di attivare l’azione
degli elementi nutritivi nel tempo. La possibilità che questo si realizzi
dipende fondamentalmente dalla percentuale di sostanze umiche presenti nei
fertilizzanti, visto che solo una parte della sostanza organica del concime
organo-minerale è umificata e la sua efficacia nutrizionale sembra essere
direttamente proporzionale al contenuto delle sostanze umiche stesse. Questo è
reso possibile in primo luogo dalle proprietà fisiologiche dell’humus che, oltre
a proteggere i nutrienti, stimolano l’accrescimento dell’apparato radicale e la
produzione di importanti metaboliti da parte della pianta. Numerosi studi sono
stati condotti in passato per dimostrare le proprietà fisiologiche dell’humus,
sulle quali si basano gran parte delle proprietà dei concimi organo-minerali,
che conferiscono alle produzioni caratteristiche organolettiche molto elevate.
I ricercatori hanno individuato una relazione tra la concimazione
organo-minerale e il potenziamento delle attività metaboliche dei microrganismi
del suolo e di conseguenza al miglioramento della qualità delle produzioni. La
biodiversità del suolo rappresenta oltre il 90% della biodiversità totale del
pianeta e la maggior parte di essa è ascrivibile ai soli microrganismi del
suolo. Questa vita invisibile è di fondamentale importanza per l’intera
biosfera ed è quella che maggiormente influisce sulle proprietà biologiche del
suolo, regolandone tutti i processi biochimici che ne determinano le proprietà
nutrizionali e le qualità organolettiche degli alimenti. Cuore della ricerca è
stata la caratterizzazione della diversità della comunità microbica dei suoli e
delle vie metaboliche ad essa correlate in funzione di pratiche di concimazione
differenziata, sia organica, che minerale, giungendo fino alla
caratterizzazione dell’uva e del vino prodotto. È stato possibile evidenziare
la corrispondenza tra vitigno e comunità microbiche ad esso associate e le
successive modificazioni indotte dalla gestione del vigneto, con la possibilità
di influire sui metaboliti responsabili degli aromi nel vino. Aspetto
importante da evidenziare riguarda la sostenibilità della risorsa suolo,
confrontando la respirazione del terreno coltivato a vigneto è stato
riscontrato un impoverimento della fertilità biologica del suolo del vigneto
rispetto al medesimo suolo a prato. Inoltre è stato possibile osservare una
differenziazione di risposta dei parametri biologici sotto vitigni diversi a
parità di pratiche agricole. Impoverire la fertilità biologica significa
stressare il suolo e senza le dovute reintegrazioni nutritive andare nel tempo
a innescare fenomeni di degrado.
Risultati della ricerca
La viticoltura di oggi soffre di problemi derivanti dalle
moderne tecniche di agronomiche. Densità ad ettaro elevate, eccessivo
ombreggiamento, disequilibri vegeto produttivi, scarsa attenzione alla
nutrizione, elevate temperature estive, causano scarsità di azoto prontamente
assimilabile, di antociani e polifenoli e perdite di serbevolezza dei vini. Sia
dai vigneti sperimentali pugliesi (nell’area Dogc Castel del Monte) che da
quelli trentini (località Calliano), in questo studio di concimazione appare
evidente una maggiore qualità delle uve e quindi del prodotto finito delle tesi
fertilizzate con concime organo minerale con sostanza organica umificata anche
con elevate produzioni (+33% di produzione organo minerale vs testimone, nella
prova Chardonnay). Visto l’elevato grado zuccherino nonostante le buone
produzioni, (21°Brix minerale rispetto a 21,9 e 21,7 °Brix organo minerale,
nella prova Cabernet) vista la quantità di azoto prontamente assimilabile nei
mosti (valori medi di 250 mg/l dell’organo minerale rispetto al testimone 220
mg/l, nella prova Pinot grigio), e infine considerato l’apprezzamento dei
gruppi panel di assaggio, appare evidente la maggiore performance delle uve
concimate con organo minerale. Le differenti aree di saggio, sia come clima,
che come terreno e varietà utilizzate (Chardonnay, Nero di Troia, Cabernet e
Pinot grigio) e il congruo numero di anni di sperimentazione, ci permettono di
asserire, che l’apporto di fertilizzanti organo minerali con sostanze umificate
ai vigneti permette una maggiore resa produttiva legata a una qualità superiore
delle produzioni. Tutto questo è stato possibile evidenziare anche grazie agli
studi sulla corrispondenza tra vitigno e comunità microbiche ad esso associate
e le successive modificazioni indotte dalla gestione del vigneto, con la
possibilità di influire sui metaboliti responsabili degli aromi nel vino.
Infine un discorso molto interessante appare quello legato
alla valutazione dello stato idrico delle viti mediante misure periodiche del
potenziale idrico fogliare con camera a pressione (prova Chardonnay). Da questi
rilievi appare evidente, che le viti della tesi OM si sono sempre
caratterizzate per un migliore stato idrico. Si può quindi asserire che la
concimazione con sostanze umificate, permettendo un maggiore approfondimento
dell’apparato radicale della pianta, influenzi positivamente il potenziale idrico
fogliare, con un ritorno positivo sia sotto il profilo vegetativo che sotto
quello qualitativo delle produzioni finali.
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