L'olio extravergine non è extravergine. Non sempre, almeno.
E' una bugia quella che talvolta occhieggia dalle bottiglie allineate tra gli
scaffali dei negozi e dei supermercati. Ed è un reato vero e proprio, secondo
il pubblico ministero Raffaele Guariniello: una frode in commercio.
Sono questi gli sviluppi di una nuova inchiesta aperta dal
magistrato torinese in materia di tutela del consumatore e del marchio made in
Italy. I carabinieri del Nas hanno prelevato dei campioni fra i prodotti in
vendita, i laboratori dell'Agenzia delle Dogane li hanno analizzati e il
responso è che, in alcuni casi, l'olio è di categoria inferiore. Meno pregiato,
meno costoso, ma proposto agli acquirenti come se fosse il vero "oro
verde". A un prezzo, dunque, superiore anche del 30/40%.
Guariniello ha iscritto nel registro degli indagati i nomi
dei responsabili legali di sette aziende. I marchi interessati sono Carapelli,
Santa Sabina, Bertolli, Coricelli, Sasso, Primadonna (nella versione
confezionata per la Lidl) e Antica Badia (per Eurospin). Ma il capo della
procura di Torino, Armando Spataro, avverte - con un comunicato ufficiale
diffuso a poche ore dall'irruzione sul web della notizia sull'esistenza
dell'inchiesta - che bisognerà "verificare la competenza
territoriale". Il magistrato valuterà anche "l'opportunità di
co-assegnare a se stesso" il fascicolo.
Nel frattempo l'inchiesta continua. E' stata attivata
l'intelligence delle Dogane, l'ufficio dell'agenzia che si occupa dell'analisi
di dati e informazioni finalizzate alla prevenzione e repressione degli
illeciti, mentre ai carabinieri del Nas è stato affidato il compito di risalire
ai luoghi di origine delle olive.
A fare scattare gli accertamenti è stata una segnalazione
trasmessa a Palazzo di Giustizia da una rivista specializzata, "Il
Test", che lo scorso maggio aveva dedicato all'argomento un articolo ben
documentato. "Il 2014 - spiega oggi il direttore del periodico, Riccardo
Quintilli - è stato un anno orribile per la produzione di olio. E così siamo
andati a vedere se qualche azienda aveva ceduto alla tentazione di comperarlo
da altre parti. Ben 9 delle 20 bottiglie che avevamo fatto esaminare dal
laboratorio di Roma delle Dogane erano state bocciate". Il punto è che
"un olio per essere extravergine deve rispettare i parametri chimici
previsti dalla normativa e superare il 'panel test', obbligatorio dal 1991,
ovvero non riportare alcun difetto organolettico". Squadre di esperti
assaggiatori valutano poi sapore, colore, odore, aspetto. "Non è un
problema di salute - precisa Quintilli - ma di correttezza nei confronti dei
consumatori. Oltre che di prezzo".
"Da mesi - dice il ministro delle Politiche agricole,
Maurizio Martina - abbiamo rafforzato i controlli, soprattutto in
considerazione della scorsa annata olearia che è stata tra le più complicate
degli ultimi anni. Nel 2014, il nostro Ispettorato repressione frodi ha portato
avanti oltre 6 mila controlli sul comparto, con sequestri per 10 milioni di
euro".
La Coldiretti denuncia il rischio di frodi "favorito
dal record di importazioni: nel 2014 sono arrivate dall'estero 666 mila
tonnellate di olio e sansa, più del 38% rispetto all'anno prima". Di segno
opposto l'intervento di Luigi Caricato, di Olio-Officina: "Oggi c'è una
qualità che un tempo ci sognavamo, l'imprenditoria è sana e i supermercati non
mettono in gioco il marchio per delle truffe. Questo caso si smonterà. Ma in
Italia ci facciamo del male da soli. E' masochismo assoluto".
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