Dopo sei mesi di vorticoso interesse, prime pagine dei
giornali, qualche polemica e un innegabile successo di pubblico, è iniziata la
fase di riflessione sull’eredità lasciata a Milano e all’Italia dall’Expo. Il
dibattito sul futuro delle aree che hanno ospitato l’evento comincia a rubare
la scena alla cronaca dell’evento stesso, ma il mondo dell’agricoltura
nazionale, al centro della scena come mai lo era stato, ha tempo di trarre un
primo bilancio. Che, secondo Coldiretti, non solo è lusinghiero, ma certificato
dai numeri e risultati tangibili. A partire dall’afflusso al proprio
Padiglione, che ha accolto i visitatori la grande scritta “No Farmers, no
party” e che, secondo il presidente dell’Organizzazione professionale Roberto
Moncalvo, ha cambiato l’immagine dell’agricoltore visto dall’esterno. Non più
un lavoratore vecchio stampo, con le scarpe sporche di terra e la camicia a
scacchi, ma un imprenditore moderno, capace di applicare la tecnologia al
proprio lavoro, sempre più aperto all’iniziativa dei giovani. “Oltre a conoscere e assaggiare la qualità
dei prodotti made in Italy — dice Moncalvo – i consumatori hanno dialogato con
i contadini che, con le loro storie, sono stati i veri protagonisti. Expo era
una sfida imperdibile per le nostre aziende. Una sfida per pesare di più come
lobby per lottare contro la contraffazione, per aumentare l’export. Una sfida
vinta, tanto che le esportazioni sono già cresciute del 7%”.
I primi numeri. Coldiretti e Ixè hanno inoltre condotto un
sondaggio per fotografare le impressioni dei visitatori e mettere un po’ di
ordine alla valanga di cifre che hanno accompagnato i mesi di apertura
dell’Expo. Dal sondaggio, si raccoglie
l’impressione di un campione di visitatori del sito espositivo, circa 21,5
milioni di persone, delle quali 6,5 milioni straniere. Gli italiani che hanno
visitato Expo sono “soddisfatti” per l’88%,
anche se hanno dovuto sobbarcarsi una media di 2h 45′
di coda. Per tre italiani su quattro
l’esperienza di Expo è da considerarsi “un successo dell’Italia”; il 16% si
dice “indifferente”, il 7% “un insuccesso”, il 3% “non sa”.
Indotto economico. Gli italiani – riferisce Coldiretti –
hanno speso complessivamente 2,3 miliardi per visitare l’Esposizione universale
tra viaggio, alloggio, spese varie fuori, e ingresso e consumazioni
all’interno. Circa 570 milioni sono stati spesi per mangiare e acquisti legati
al cibo, ma un visitatore su due (47%) lo ha giudicato troppo caro. Il 32% ha
scelto una cucina esclusivamente italiana, il 25% esclusivamente straniera, il
34% anche la Straniera. Secondo l’indagine, il padiglione preferito dai
visitatori è stato quello del Giappone (21%), seguito da Cina (9%), Kazakhistan
(8%), Emirati Arabi e Israele (7%). Molto apprezzato il Padiglione Zero (21%).
Tra gli aspetti negativi, le code, giudicate “eccessive” dal 73% degli
intervistati. Tra le critiche, anche un “eccesso di virtualità” indicato dal
34% degli intervistati, e le poche aree di sosta (17%).
“Il protagonismo degli agricoltori italiani – prosegue
Roberto Moncalvo – è stato uno dei fattori chiave del successo di Expo. Ha
permesso di far toccare con mano ai visitatori la realtà delle campagne
italiane dove nasce il successo dei prodotti agroalimentari Made in Italy nel
mondo. Ma Expo è stata una grande
occasione per difendere i primati italiani nell’agroalimentare, con molteplici
appuntamenti dedicati ai singoli prodotti, dal gelato alla birra,
dall’ortofrutta al pane, dal latte al coniglio, dalle uova al riso che hanno
visto la partecipazione attiva degli agricoltori”.
Turismo. Buone sensazioni anche per l’effetto “volano” alle
attività turistiche. L’indagine evidenzia che la metà dei visitatori ha colto
l’occasione milanese per visitare anche altre località al di fuori dell’area.
In genere, causa il poco tempo a disposizione, si è scelto di visitare la città
di Milano, ma l’11% si è spinto in altri luoghi in Lombardia e il 4% in altre
regioni del Nord Ovest. A conferma dell’apprezzamento va segnalato il fatto –
sottolineano Coldiretti/Ixe’ – che se il 52% dei visitatori è andato ad Expo
una sola volta, il 35% due volte, l’11% tre volte ed il 2% addirittura quattro
volte.
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