Tolleranza zero sui
residui chimici (pericolosi per la salute dei consumatori) dei prodotti
agroalimentari che la Ue importa dai paesi terzi. E’ la prima azione che la
Corte dei Conti europea chiede alla Commissione Ue di mettere in atto entro
quest’anno per assicurare lo stesso
livello di garanzia sia per i prodotti realizzati all’intero della Ue sia
per quelli importati. La Corte dei Conti rileva “tolleranze di importazione”
per alcuni residui di antiparassitari poiché si tiene conto delle condizioni specifiche
dei Paesi Terzi. Nella relazione speciale sui pericoli chimici degli alimenti
che vengono consumati in Europa, pubblicata il 15 gennaio, si bacchetta la
Commissione. Pur riconoscendo, infatti, che quello europeo è un modello e che
norme e sistemi di controllo sono in grado di garantire i consumatori sul
rispetto degli standard Ue, tuttavia
vengono evidenziate “forti pressioni” e
“il verdetto” della Corte è che Stati membri e Commissione non
hanno la capacità di applicare il
modello in tutta la sua interezza.
Da qui dunque le tre “raccomandazioni” per Commissioni e
Stati membri. Oltre all’impegno sollecitato alla Commissione per assicurare lo
stesso livello di garanzia dei prodotti interni a quelli di importazione, ci
sono le richieste di riesaminare la normativa e migliorare la
complementarità tra i sistemi di
controllo pubblici e privati e di agevolare l’applicazione uniforme della
legislazione alimentare nella Ue. Per queste due ultime misure la data obiettivo
di applicazione è fissata dalla Corte al
2020.
Il sistema europeo è valido, ma ci sono sfide che vanno perseguite per una
tutela efficace dei consumatori che , secondo quanto sottolinea la
relazione, considerano l’uso di antiparassitari,
antibiotici e additivi nella produzione alimentare l’aspetto che desta le
maggiori preoccupazioni. E secondo uno studio commissionato dall’Efsa in questo
senso si è espresso l’86% dei cittadini coinvolti nel sondaggio.
La Corte dei Conti sottolinea in particolare che il quadro
giuridico che disciplina le sostanze chimiche è ancora in fase di elaborazione,
inoltre sono in forte aumento le richieste di autorizzazioni per nuove sostanze
chimiche che hanno perciò ingolfato l’attività dell’’Autorità europea per la
sicurezza alimentare. Diversi dipartimenti dell’Efsa - riferisce la Corte -
hanno confermato l’esistenza di un notevole arretrato di lavoro, soprattutto
nel settore degli ingredienti alimentari regolamentati. Tuttavia, nonostante i
recenti progressi, il problema degli arretrati non è ancora stato affrontato in
modo efficace. E dunque dovendosi
confrontare con un quadro normativo tanto vasto le autorità pubbliche non sono
in grado di eseguire test completi su tutte le sostanze regolamentate.
Il corpus normativo europeo in questo campo è vasto e frammentario, come dimostrano i numerosi regolamenti,
accordi, decisioni e direttive che disciplinano circa 8mila sostanze chimiche.
Un aspetto da tener
presente poi è che la Ue - si legge
nello studio - “è il più grande importatore ed esportatore di prodotti agricoli
ed alimentari al mondo. I controlli sulle importazioni mirano a garantire che
le importazioni siano conformi alla normativa comunitaria così come lo sono gli
alimenti prodotti nell’Ue”. Sull’adozione di uno stesso trattamento sul fronte
dei controlli tra prodotti Ue ed extra-Ue la Corte dei Conti torna più volte nel corso della relazione
perché il principio fondamentale affermato è che tutti i prodotti alimentari
sui mercati dell'Unione debbano essere sicuri indipendentemente dalla loro origine.
Vengono pertanto ritenuti particolarmente importanti i
controlli alla frontiera, la prima occasione in cui possono essere effettuate le verifiche da parte delle
autorità degli Stati membri. La maggior parte degli alimenti importati nella Ue
è di origine non-animale, come cereali, frutta e verdura, caffè, tè e
spezie e l’approccio seguito è che i
maggiori rischi siano rappresentati dai prodotti di origine animale e pertanto
quelli di origine non animale sono meno controllati. La Corte denuncia anche la totale assenza di analisi su aromi, enzimi ed integratori
alimentari.
"E’ necessario -
ha commentato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini - che tutti i
prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi
criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita
sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente,
il lavoro e la salute”. Prandini ha aggiunto che “in Italia va anche tolto il
segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano
materie prime dall’estero per consentire interventi mirati in situazioni di
emergenza sanitaria che si ripetono sempre più frequentemente”.
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