Le misure di investimento del Psr pugliese finiscono sotto
la lente dell’Olaf, l’ufficio repressione frodi dell’Unione europea. Potrebbe
trattarsi di una verifica mirata, o di un esame disposto a seguito delle
polemiche sui ritardi nella spesa dei fondi per l’agricoltura rimbalzate a
Bruxelles attraverso la stampa. Ma di certo gli ispettori che si occupano di
«proteggere» il bilancio comunitario, e che già avevano aperto un fascicolo sul
vecchio Psr, hanno deciso di guardare un po’ più a fondo.
«L’Olaf - spiega il direttore del dipartimento Agricoltura,
Gianluca Nardone - ci ha chiesto di avere tutti gli elenchi dei soggetti che
hanno percepito contributi ai sensi delle misure contestate». Ovvero
principalmente delle misure di investimento, che valgono circa un terzo degli
1,616 miliardi di euro del Programma di sviluppo rurale 2014-2020: sono i
contributi diretti agli agricoltori, quelli oggetto dei ricorsi davanti ai
tribunali amministrativi. Bandi che procedono a rilento, tanto che la Regione non
ha centrato l’obiettivo di spesa per il 2019 e ora ha chiesto a Bruxelles una
deroga per causa di forza maggiore così da poter riprogrammare quegli 86
milioni di euro di fondi comunitari (il resto dei 142 milioni non spesi lo
scorso anno è costituito da fondi statali e regionali).
La questione è stata tra gli argomenti dell’audizione della
scorsa settimana in Consiglio regionale, quella chiesta dall’ex assessore Leo
Di Gioia proprio sul tema della spesa e dei bandi. Di Gioia ha accusato il
governatore Michele Emiliano di aver cambiato le regole in corsa con una
determina, la 230/2019, con cui sono state riammesse a finanziamento 137
imprese escluse per la mancanza di requisiti essenziali (ad esempio perché
avevano il Durc negativo): una denuncia tanto grave e circostanziata che il presidente
del Consiglio regionale, Mario Loizzo, ha deciso di trasmettere il verbale alla
Procura della Repubblica.
Dalla Regione, ovviamente, manifestano «tranquillità»
rispetto alle scelte effettuate per accelerare la spesa dei fondi europei. Il
Tar di Bari ha respinto uno dei ricorsi presentati a seguito delle riammissioni
in corsa sulla misura 6.1a, ma i ricorsi ancora pendenti sono 87 e in alcuni
casi il Consiglio di Stato (l’ultima è l’ordinanza 483 del 3 febbraio) ha
concesso le sospensive: tecnicamente la Regione potrebbe (avrebbe potuto)
pagare ugualmente tutti gli altri richiedenti, ma nei fatti l’incertezza blocca
tutto.
Il 30 gennaio la Regione ha inviato a Bruxelles la richiesta
di deroga per forza maggiore, in cui è inserito un cronoprogramma prospettico
della spesa da recuperare. I tempi della decisione - che secondo fonti a
conoscenza del dossier è di norma positiva - non saranno brevi: solo ieri gli
uffici della Commissione hanno inviato all’assessorato il verbale della
riunione tenuta a Bruxelles a dicembre. Ma, si fa notare dalla Regione, le
verifiche dell’Olaf non hanno alcun collegamento con l’istruttoria per la
deroga, come pure da più parti si era temuto. La collaborazione con l’antifrode
di Bruxelles è del resto molto stretta, perché proprio i controlli dell’Olaf
hanno consentito - nel recente passato - di individuare casi di gravi
irregolarità che hanno portato la Regione a revocare i contributi già erogati.
Casi poi finiti anche all’attenzione della magistratura italiana.[m.sc.]
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
Autore: Massimiliano Scagliarini
13/02/2020
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