Prevenzione, più vigilanza e contrasto, uniti a protezione,
assistenza e reinserimento socio-lavorativo per le vittime. È quanto prevede il
primo Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura
e al caporalato (2020-2022), approvato a Roma al ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali. Lo annuncia una nota dello stesso ministero. Dieci le azioni
prioritarie.
Il Piano è frutto della collaborazione di tutte le
Istituzioni impegnate a livello centrale, regionale e locale contro lo
sfruttamento e il caporalato, riunite nel Tavolo presieduto dal ministro del
Lavoro e delle Politiche Sociali e aperto anche ad associazioni di categoria,
sindacati e Terzo settore. Il Tavolo, inoltre, è supportato dall'International
Labour Organization nell'ambito di un programma di sostegno alle riforme
strutturali (SRSP) finanziato dalla Commissione Europea. Partendo da una
mappatura dei territori e dei fabbisogni di manodopera agricola, il Piano
affianca interventi emergenziali e interventi di sistema o di lungo periodo,
seguendo 4 assi strategici: prevenzione; vigilanza e contrasto; protezione e
assistenza; reintegrazione socio-lavorativa. Sarà la Direzione Generale dell'Immigrazione
e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali a curare la segreteria del Tavolo. La stessa Direzione Generale ha già
impegnato 88 milioni di euro (su fondi FNPM, FAMI, FSE - PON Inclusione) in
interventi contro lo sfruttamento lavorativo.
Sistema informativo per il mercato del lavoro agricolo,
innovazione e valorizzazione dei prodotti agricoli, rete del lavoro agricolo di
qualità e certificazione dei prodotti, pianificazione dei flussi e
potenziamento dei servizi d'incontro tra domanda e offerta di lavoro, alloggi
dignitosi, soluzioni di trasporto, campagne di comunicazione, stretta su
vigilanza e contrasto, protezione e prima assistenza delle vittime,
reinserimento socio-lavorativo delle vittime: queste le 10 azioni prioritarie
del Piano.
Secondo una analisi della Coldiretti, viene ottenuto da mani
straniere più di un quarto del Made in Italy a tavola, con 370mila lavoratori
provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione
in agricoltura fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie
al settore.
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