E’ uno degli inverni più caldi di sempre, con temperature
più elevate delle medie stagionali di 3 gradi circa. Un quadro climatico che va
a contemplare anche un autunno particolarmente piovoso.
La combinazione di questi due fattori fa sì che, in molte
aree italiane, l’olivo non sia andato in stasi vegetativa ma sia ancora in
succhio, ovvero che continuino a scorrere grandi quantità di linfa nei vasi.
Questo rappresenta un pericolo in fase di potatura.
Il tempo di cicatrizzazione può variare dai 10 ai 20 giorni,
a seconda del diametro della ferita e della temperatura che, se di giorno è
mediamente alta, di notte si abbassa bruscamente. Tempi così lunghi di
cicatrizzazione espongono quindi al rischio di ritorni di freddo improvvisi,
con la conseguenza di danni più o meno accentuati che possono riguardare la
stessa struttura dell’albero.
In generale, prima di procedere con la potatura, è quindi
bene sincerarsi dello stato vegetativo dell’albero. E’ sufficiente un taglio o
un’incisione su una branchetta. In caso di stasi vegetativa il tessuto dovrebbe
presentarsi relativamente asciutto. Viceversa, nel caso dalla ferita esca
qualche goccia di linfa o si avverta dell’umidità passandoci sopra, allora ci
troviamo di fronte a una pianta in vegetazione. Spesso, in questo periodo, non
è neanche necessario ricorrere a questo piccolo trucco, poiché già si vedono
germogliare gli olivi, segno inequivocabile della mancata stasi.
Interventi di potatura leggeri, con interventi limitati
sulla fronda fruttifera, con qualche taglio di ritorno, l’eventuale
sistemazione della cima (senza capitozzature) e le spollonature sono sempre
possibili, senza rischi significativi. Tagli per diametri di 3-5 centimetri,
usualmente effettuabili con forbici elettriche o pneumatiche, si cicatrizzano
in pochi giorni.
Per interventi più importanti, sopra i 10 centimetri, invece
i rischi sono più accentuati perchè i tempi di cicatrizzazione sono superiori
ai tempi delle previsioni meteo più affidabili.
Allora, se possibile, in ragione dell’organizzazione
aziendale e delle risorse disponibili, è bene ritardare la potatura. Una
potatura ritardata, fino a metà/fine aprile nel centro nord e inizio/metà
aprile nel centro sud, azzera i rischi di danni da freddo ma presenta anche il
vantaggio di diminuire significativamente l’eccesso di rigoglio vegetativo, con
particolare riferimento a polloni e succhioni, dovuto a una potatura di media
intensità o di riforma. In quell’epoca, inoltre, è possibile già vedere le
gemme di mignola e quindi regolare l’intensità di potatura in ragione del
potenziale carico produttivo.
Ritardare la potatura può quindi rivelarsi una scelta saggia
e oculata.
Fonte: www.teatronaturale.it
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