l Parlamento europeo ha fissato il limite del 7% a quelli di
prima generazione. La soddisfazione del Cib che vede favorito il biometano da
biogas. Per la prima volta si riconosce la possibilità di produrre
biocarburanti avanzati, come il biometano ottenuto dal biogas, tramite
l’utilizzo di colture di integrazione. Queste colture (ad esempio la “sulla”
del bacino del Mediterraneo o il loietto invernale) si affiancano alla
produzione alimentare senza comportare una riduzione della superficie coltivata
destinata alla tavola o ai foraggi, non entrando in competizione con il cibo.
Ha commentato così Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas
(Cib), l’ok del Parlamento europeo al provvedimento che pone dei limiti alla
produzione di biocarburanti di prima generazione, ottenuti da colture dedicate.
Il nuovo progetto di legge votato dal Parlamento propone un tetto massimo del
7% al contributo dei biofuel di prima generazione, cioè derivati da colture
intensive, nell’ambito del raggiungimento dell’obiettivo del 10% di energia per
i trasporti da fonti rinnovabili al 2020. Questo voto, prosegue Gattoni,
«delinea uno scenario ben preciso per l’agricoltura europea, spingendo verso
una maggiore efficienza delle coltivazioni. L’obiettivo è produrre di più sia
per la tavola che per ottenere energia rinnovabile, contribuendo sensibilmente
alla riduzione di CO2». Le nuove disposizione dovrebbero ora essere approvate
entro giugno ed entrare in vigore entro il 2018, data entro la quale gli Stati
membri saranno chiamati a legiferare per adeguarsi alla nuova normativa
europea. L’Italia, però, ha già fissato i suoi obiettivi per la produzione di
biocarburanti sostenibili e ha già stabilito una quota del 2% entro il 2020.
«Un primato normativo che il nostro paese condivide al mondo solo con gli Stati
Uniti» conclude Gattoni.
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