I
prati e i pascoli permanenti nella Pac hanno sempre rappresentato una
superficie ammissibile con molte specificità e con una notevole complessità
normativa. Anche nella nuova Pac 2015-2020 i pascoli sono oggetto di una
normativa ridondante e complessa, soprattutto a livello nazionale, frutto di
difficili compromessi tra diversi portatori d’interesse e diverse sensibilità
politiche regionali (tab. 1).La complessità della normativa sui pascoli dipende
da diverse ragioni. In primo luogo, la necessità di giustificare un’attività
agricola minima sulle superfici a pascolo, poiché il confine tra pascolo e
“superficie abbandonata” è molto labile. In secondo luogo, per il fatto che la
nuova Pac attribuisce un titolo a ogni ettaro di superficie ammissibile e,
quindi, potenzialmente a tutti i pascoli che in Italia sono 3,4 milioni di
ettari (Fonte: Censimento Agricoltura 2010). Inoltre la nuova Pac, con la
scelta della “regione unica” nazionale attribuisce al pascolo lo stesso valore
unitario nazionale (VUN) rispetto a qualsiasi altra superficie a seminativo.
Ciò significa, ad esempio, che il valore dei titoli dalla riserva nazionale di
una superficie a pascolo è identica a quella di altre superfici agricole.
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