Individuare le priorità nel campo della Ricerca e
dell’Innovazione in agricoltura biologica è l‘obiettivo che si è dato la
Commissione Ue, nell’ambito della conferenza organizzata in occasione dell’Expo
di Milano. Coldiretti, che ha partecipato all’evento con una delegazione di
alcuni produttori biologici associati, ha dato il proprio contributo e ha
partecipato al confronto con i rappresentanti della Commissione nella sessione
plenaria, nell’ambito dei gruppi di lavoro monotematici organizzati. Sono state
individuate, per ogni comparto del settore (produzioni vegetali, sementi, produzioni animali, trasformazione e mezzi
di promozione dello scambio di informazioni), le priorità da realizzare a
breve, medio e lungo termine. La Commissione Ue ha chiesto un contributo
specifico agli attori della filiera dell’agroalimentare biologico ed ai
ricercatori scientifici presenti in quanto ha riscontrato che esistono delle barriere
oggettive allo sviluppo dell’agricoltura biologica che, pur avendo un trend in
crescita, presenta delle problematiche tecniche che possono rallentarne a breve
il progresso, se non si introducono elementi innovativi nelle tecniche di
coltivazione, allevamento e nella trasformazione, ma più in generale
nell’approccio metodologico complessivo del mondo ricerca che come è stato
chiesto dagli stakeholders presenti deve tenere in considerazione quali sono le
esigenze che provengono dalle imprese biologiche e lavorare a stretto contatto
con un rapporto di reciproca collaborazione con i diversi attori della filiera.
L’esecutivo comunitario ha, inoltre,
specificato che l’interesse verso il metodo di produzione biologico
deriva dal fatto che è uno degli strumenti chiave per poter elevare il livello
di sostenibilità dei processo di produzione in agricoltura in quanto è
necessario garantire cibo, riducendo allo stesso tempo l’impatto ambientale.
Tuttavia, considerato l’aumento demografico crescente (nel 2050 la popolazione
mondiale arriverà a 9 miliardi di persone) la Commissione Ue ha sottolineato
che da solo, il metodo di produzione biologico non può garantire la sicurezza
alimentare dell’Europa in termini di autosufficienza alimentare. E’, quindi, un
obiettivo importante investire nella ricerca e nell’innovazione per favorire un
ulteriore sviluppo dell’agricoltura biologica, ma secondo l'esecutivo deve
essere chiaro che essa va ad integrare e non a sostituire il processo di
produzione convenzionale in agricoltura oggi, oltretutto, a difesa integrata. I
due pilastri su cui si fondano le iniziative per la ricerca in agricoltura
biologica sono il progetto Horizon
2020 e le indicazioni provenienti dalla European Technology Platform (ETP) for
organic food & farming. Sono stati illustrati alcuni esempi di progetti
innovativi realizzati in agricoltura biologica. Dal progetto Bicopoll che
impiega le api come entomo-vettori in quanto portano gli antagonisti sulle
spore dei fiori per cui diventano agenti di lotta biologica contro parassiti ed
avversità delle colture, al progetto Solibam che intende promuovere la
biodiversità in agricoltura biologica tramite tecniche innovative di selezione
varietale, a ProPIG un progetto specifico per la suinicoltura biologica. Di
particolare interesse, il progetto di alcuni enti di ricerca italiani,
“Neemagrimed” che ha vinto il premio internazionale assegnato a Expo 2015 dalla
piattaforma tecnologica europea per l’agricoltura biologica TP Organics,
nell’ambito del concorso “Feeding Knowledge”, dedicato alle buone pratiche per
la sicurezza alimentare e l’agricoltura sostenibile. Il progetto, al quale
partecipano alcune università italiane e l’Enea, riguarda lo sviluppo del “Neem Cake”, un fertilizzante
biologico a basso costo con proprietà di insetticida naturale, adatto per
applicazioni in agricoltura e zootecnia biologiche, che si ottiene dagli scarti
di lavorazione dell’albero di Neem, originario di India e Birmania. Attraverso un complesso processo di
stimolazione della biodiversità microbica del terreno, il Neem Cake
contribuisce all’aumento della fertilità del suolo. Inoltre, ne é stato
ricavato un potente fitoestratto ad attività fortemente insetticida, utile per
il per la lotta ai parassiti dei terreni acquitrinosi al fine di contrastare la
diffusione di insetti che attaccano le radici delle piante. L’insetticida è
stato utilizzato anche negli allevamenti ovini che sono l’habitat ideale delle
larve dell’insetto responsabile del virus della “lingua blu delle pecore”. Il
progetto si è distinto sia per i risultati ottenuti che per l’approccio
metodologico che ha coinvolto
agricoltori e allevatori, considerato dalla Commissione un esempio da
seguire per i futuri progetti presentati sulla base del programma Horizon 2020.
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