Un vile atto che ha segnato la fine dell’attività olivicola
di un giovane agricoltore che prima di poter raccogliere nuovamente olive,
dovrà aspettare anni. Ogni albero garantiva circa un quintale di olive e il
paradosso vergognoso della vicenda è che gli ulivi di inestimabile valore sono
stati tagliati per rivendersi la legna.
Purtroppo è solo l’ultimo degli episodi di criminalità che
colpiscono le campagne dove i clan agiscono sottraendo attrezzature e mezzi
agricoli, abigeato di animali, furti di prodotti agricoli, danneggiamento delle
colture con il taglio di intere piantagioni ma con i classici strumenti
dell’estorsione e dell’intimidazione impongono anche la vendita di determinate
marche e determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte,
approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente.
Dai ladri di polli ai raid criminali organizzati con furti
di intere mandrie e carichi di extravergine, intere cantine di vino svuotate.
alveari scomparsi nel nulla ma anche trattori
fatti sparire su commissione da bande specializzate dei Paesi dell’Est sono
alcuni degli atti rilevati dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura
e sul sistema agroalimentare promosso dalla Coldiretti.
Episodi che non hanno risparmiato anche personaggi pubblici
come Bruno Vespa che nell’azienda vitivinicola del tarantino ha subito
quest’estate il taglio dei ceppi di vite. Una situazione di pericolo che è
affrontata nelle campagne tra l’altro con servizi di scorta ai raccolti di
olive e ronde tra vicini per vigilare sui raccolti ma gli agricoltori nei
territori più sensibili chiedono anche l’intervento dell’esercito.
La criminalità organizzata che opera nelle campagne incide
più a fondo nei beni e nella libertà delle persone, perché a differenza della
criminalità urbana, può contare su un tessuto sociale e su condizioni di
isolamento degli operatori e di mancanza di presidi di polizia immediatamente
raggiungibili ed attivabili.
Si tratta dunque di lavorare per il superamento della
situazione di solitudine invertendo la tendenza allo smantellamento dei presidi
e delle forze di sicurezza presenti sul territorio, ma anche incentivando il
ruolo delle associazioni di rappresentanza attraverso il confronto e la
concertazione con la Pubblica amministrazione, perché la mancanza di dialogo
costituisce un indubbio fattore critico nell'azione di repressione della
criminalità.
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