Dall'impollinazione al diserbo, passando per la
concimazione. Gli insetti sono ottimi alleati dell'agricoltore, ma nel caso
diventino dannosi ci sono vari modi per debellarli, non solo con gli
insetticidi.
Molti agricoltori preferirebbero semplicemente farli sparire
dalla faccia della Terra, altri vorrebbero avere prodotti infallibili per
debellarli in maniera efficace al momento del bisogno. Ma gli insetti non
devono essere visti solo come un problema, perché possono rivelarsi anche un
potente alleato in campo.
Ad indagare il contrastato rapporto tra insetti e uomo ci ha
pensato l'Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo
sviluppo economico sostenibile) che ha pubblicato un lungo dossier sul tema.
"L'uomo e gli insetti sono alleati da tempo immemore:
basti pensare alle api oppure al baco da seta”.
A volte gli agricoltori causano più danni che benefici alle
colture tentando di debellare gli insetti, come mai?
"Prima di tutto perché un uso non corretto e smodato
degli insetticidi ha un effetto negativo sulla natura e può portare ad avere
sui prodotti alimentari dei residui di agrofarmaci importanti. E poi perché gli
agrofarmaci, se non usati correttamente, possono selezionare insetti
resistenti".
Un esempio di insetto che ha sviluppato una resistenza agli
insetticidi?
"Gli esempi sono innumerevoli. Basti pensare alla
dorifora della patata, un coleottero che produce gravi danni alle colture e che
per questo è stato il primo ad essere combattuto, ma che nel corso degli anni
ha sviluppato varie resistenze ai prodotti chimici.
Con questo però non voglio dire che gli agrofarmaci non sono
utili, piuttosto che devono essere utilizzati con perizia e solo quando sono
necessari".
Quali sono i benefici all'agricoltura portati dagli insetti?
"Moltissimi, basti pensare all'impollinazione garantita
da api, bombi e non solo, che in alcune colture è essenziale. Ma gli insetti
sono responsabili anche del degrado della materia organica presente sul terreno
che si trasforma in sostanza assimilabile dalle piante".
Oltre agli insetticidi quali strumenti ha l'agricoltore per
proteggere le colture?
"La tipologia di lotta dipende molto dal tipo di
insetto, dalla coltura e dalle condizioni ambientali. Ma negli ultimi anni si
sta sviluppando molto la tecnica dell'insetto sterile".
Di che cosa si tratta?
"Alcuni insetti, in particolari i ditteri, hanno un
apparato riproduttivo che consente un solo accoppiamento. Quando la femmina
termina l'atto sessuale non può più ricevere un nuovo maschio della specie.
Ecco dunque che si possono utilizzare maschi sterili per farli accoppiare con
le femmine ed impedire così la riproduzione.
All'inizio si è usata la sterilizzazione con raggi gamma
all'interno di biostabilimenti, ma oggi sono disponibili anche altre
tecniche".
L'uso di maschi sterili funziona?
"Assolutamente sì. Sull'isola di Procida (Na) abbiamo
debellato la mosca della frutta con questo metodo. Il problema è che non sono
tecniche definitive, perché col tempo dalla terra ferma, attraverso i
traghetti, sono arrivati nuovi esemplari.
In Messico usano questo metodo in maniera estensiva per
tenere bassa la popolazione di un'altra specie di mosca della frutta. In
cooperazione col Governo statunitense si producono in biofabbriche miliardi di
esemplari per coprire tutto il Nord del paese".
Oltre all'uso dei raggi gamma quali altri metodi sono
utilizzati per sterilizzare gli insetti prima di liberarli nell'ambiente?
"Attraverso l'ingegneria genetica si possono produrre
maschi sterili, in ambito sanitario è stato fatto per combattere le popolazioni
di zanzare portatrici della malaria. All'Enea stiamo invece studiano un
parassita degli insetti, la Wolbachia, che rende i maschi incompatibili con le
femmine".
Di cosa si tratta il diserbo con artropodi ?
"C'è la possibilità di sfruttare alcuni insetti per
diserbare campi e frutteti. Si selezionano artropodi monofagi, che mangiano
cioè una sola pianta, che vengono liberati in natura e divorano la malerba a
cui sono associati senza però provocare danni alla coltura commerciale.
Nel controllo della diffusione dell'Ambrosia artemisiifolia
è stato usato con successo un coleottero crisomelide, l'Ophraella communa
LeSage".
L'Enea ha combattuto con successo la mosca olearia nella
zona del Canino, come avete fatto?
"Negli anni '80 abbiamo sviluppato un sistema di
controllo integrato, attivo tutt'oggi su migliaia di ettari, coinvolgendo le
aziende agricole del territorio. Abbiamo messo a punto un sistema di
monitoraggio, attraverso l'utilizzo di centraline meteo, trappole ai feromoni e
analisi a campione delle olive, per determinare il livello di pressione della
mosca sulle colture. In questo modo siamo in grado di intervenire solo quando
la presenza di questo insetto rischia di creare un danno economico
all'agricoltore".
Avete avuto successo?
"Gli olivicoltori sono stati entusiasti perché da
allora ad oggi il sistema di controllo integrato ha permesso di salvaguardare i
raccolti anche in annate in cui altre zone non hanno prodotto nulla. E inoltre
è stato abbattuto l'uso di agrofarmaci: dai sette trattamenti che si facevano a
calendario siamo arrivati come media a poco più di uno l'anno".
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