
Questo significherebbe, osserva la Confederazione Agromeccanici
e Agricoltori Italiani «per le imprese agromeccaniche riversare le maggiori
spese dei carburanti sugli agricoltori e, in uno sguardo più ampio di filiera,
vorrebbe dire far aumentare i costi per il cibo, facendolo pagare molto di più
ai consumatori».
Inoltre, valuta il vicepresidente di Cai, Sandro Cappellini,
«mentre si annunciano intenzioni di sviluppare un’agricoltura più sostenibile,
più moderna, sempre più rispettosa dell’ambiente, si dimentica che tali
obiettivi presuppongono investimenti ingenti, che certamente verrebbero
stoppati da un aumento degli attuali costi di gestione».
Cai si appella al governo affinché non proceda nella
direzione di penalizzare il comparto agricolo, anche perché in un Paese che sta
cercando di dare il giusto valore alle eccellenze agroalimentari che produce,
combattendo una dura guerra contro la contraffazione mondiale sarebbe di
impatto letale, penalizzare la filiera con un aggravio significativo dei costi
significherebbe deprimere i consumi domestici e penalizzare le esportazioni.
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