
Sono le previsioni dell’Osservatorio del Vino, presentate oggi
a Roma al Mipaaft, che segnano la nascita di una nuova collaborazione. Per la
prima volta, infatti, Unione Italiana Vini, Ismea e Assoenologi uniscono le
rispettive forze e competenze con l’obiettivo di fornire un quadro ancor più
completo e dettagliato relativamente alle previsioni vendemmiali.
L’abbondante produzione italiana del 2018 ha avuto effetti
negativi sulle quotazioni dei vini (-13% rispetto al 2017) e a subire
maggiormente la riduzione dei listini sono stati i vini comuni, più esposti
alle dinamiche dell’offerta internazionale e alla concorrenza di altri Paesi
Produttori, in particolare della Spagna. Nel complesso, il mercato dei vini
comuni nella campagna 2018/2019 ha subito ribassi consistenti, registrando un
-27% maturato da un -34% dei bianchi e da un -21% dei rossi. Per i vini a
denominazione (Doc e Docg), invece, la riduzione è stata più contenuta (-6%),
dimostrando che i vini di qualità hanno mercati più consolidati e meno esposti
alla concorrenza dei competitor.
Il mercato estero sembra aver iniziato il 2019 positivamente
e nei primi 5 mesi dell’anno (dati elaborati da ISMEA su base ISTAT) le
esportazioni italiane si attestano sugli 8,6 milioni di ettolitri a volume
(+11% rispetto agli stessi mesi del 2018), a fronte di una progressione del
valore che ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro (+5,5%). Se i dati dei mesi
successivi dovessero confermare questa tendenza, a fine anno potrebbero essere
sfiorati i 22 milioni di ettolitri per un indotto che potrebbe raggiungere i
6,5 miliardi di euro.
Per quanto riguarda l’export si registra una progressione
più marcata verso i Paesi UE (+14% in volume e +6% in valore), rispetto a
quella verso i Paesi terzi (+6% e +5%). Una dinamica correlata al mix di
prodotto e al valore medio: l’incremento maggiore si evidenzia per i vini
comuni (2 milioni di hl con un +19% in valore, però con una lieve flessione
degli introiti) che hanno avuto come destinazione, in particolare gli sfusi, i
mercati comunitari con la Germania in testa. Continua, poi, la crescita degli
spumanti (+8% sia in volume che in valore), con il Prosecco che cresce oltre il
20% in volume e in valore, e l’Asti che mostra difficoltà a mantenere quote di
mercato. I mercati esteri rappresentano uno stimolo fondamentale per il
settore, che vede provenire dall’export quasi la metà del suo fatturato.
Al tradizionale appuntamento con la conferenza stampa di
presentazione delle previsioni vendemmiali 2019, sono intervenuti: Ernesto
Abbona, presidente di UIV, Raffaele Borriello, direttore generale di ISMEA,
Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, Fabio Del Bravo, dirigente ISMEA
e Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Comité Européen des
Entreprises Vins. Ha moderato l’incontro Paolo Castelletti, segretario generale
di Unione Italiana Vini.
“Con la vendemmia 2019 -spiega Ernesto Abbona, presidente di
Unione Italiana Vini– rientriamo nella media degli ultimi anni, segnando una
flessione marcata rispetto alla eccezionale produzione dello scorso anno con
una qualità variabile, tra il buono e l’eccellente a seconda delle zone, che ci
consente di guardare al futuro con ottimismo e fiducia. È lecito attendersi la
tenuta dei prezzi sui vini a DO, che rimanendo nei volumi dei disciplinari
subiranno meno la flessione, così come lo scorso anno hanno risentito meno
dell’aumento produttivo, e un possibile ritocco in alto dei listini degli sfusi
visto il calo vendemmiale anche di Francia e Spagna. Manteniamo il primato
produttivo mondiale, ma in un contesto geopolitico difficile dove arrivano segnali
preoccupanti da alcuni mercati importanti per il nostro vino, mentre si aprono
prospettive nuove di sviluppo grazie agli accordi di libero scambio. Il mercato
interno mostra un trend in leggera crescita, seppur in un contesto di deciso
cambiamento che ci invita ad una riflessione più attenta su nuove strategie da
adottare verso il nostro tradizionale consumatore”.
“Il vino italiano -aggiunge Raffaele Borriello, direttore
generale ISMEA– negli ultimi anni ha consolidato un importante percorso di
internazionalizzazione tramite la concentrazione e la riorganizzazione
dell’offerta verso prodotti di maggiore qualità e gradimento nei mercati
esteri. Gli effetti di tale evoluzione verso la qualità e l’efficacia delle
politiche commerciali sono testimoniati dal costante aumento del fatturato
all’export, quasi raddoppiato negli ultimi dieci anni. In prospettiva, sul
futuro del settore peseranno le modalità di uscita del Regno Unito dall’Europa
e l’incertezza del nuovo assetto geopolitico mondiale, dove le dinamiche dei
mercati saranno sempre più difficili da leggere e imporranno strategie sempre
più complesse, differenziate e flessibili: maggiori rischi, ma anche maggiori
opportunità, per chi saprà anticipare le tendenze evolutive, lavorando a
un’accurata segmentazione delle politiche commerciali di esportazione”.
“Se l’annata 2018 è stata generosa -sottolinea Riccardo
Cotarella, presidente di Assoenologi– nel 2019 si assiste in molte zone a
un’inversione di rotta. Dal punto di vista climatico anche quest’anno la variabilità
del meteo si è fatta sentire, in particolare a maggio, con un abbassamento
delle temperature accompagnato da abbondati precipitazioni, che hanno
determinato un rallentamento del ciclo vegetativo della vite. Si rileva un
generale ritardo della maturazione di circa 10/15 giorni, tanto da far
rientrare l’epoca di vendemmia in periodi più legati alla tradizione, dopo gli
innumerevoli anticipi registrati negli ultimi anni. Quest’anno sono da
evidenziare comunque evidenti disformità di maturazione anche all’interno di
uno stesso appezzamento, conseguenza dell’ormai consolidata variabilità
metereologica e di uno spostamento climatico da temperato a caldo arido, con
precipitazioni irregolari e di carattere temporalesco, che determinano
l’irregolarità del ciclo vegetativo. In questo contesto l’opera dell’enologo,
attraverso le proprie competenze ed esperienze, risulta sempre più determinante
e fondamentale per il livello qualitativo dei futuri vini”.
“A livello europeo -commenta Ignacio Sanchez Recarte, segretario
generale del CEEV– prevediamo una vendemmia 2019 ridotta rispetto a quella del
2018, che fu straordinaria e vicina alla media storica. Le elevate temperature
registrate durante l’estate rappresentano la causa principale della riduzione
della produzione, ma quest’anno ci aspettiamo un’uva di eccellente qualità”.
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