Cresce l'interesse delle aziende e degli agricoltori. Eppure
c'è ancora poca chiarezza su cosa siano e quali effetti scientificamente
provati abbiano.
Non sono fertilizzanti e neppure prodotti per la difesa. I
biostimolanti servono alla pianta a resistere agli stress abiotici e a produrre
di più e meglio. Possono aiutare il mais a combattere la mancanza d'acqua
oppure una pianta di fragole ad avere frutti più gustosi e omogenei. Servono a
facilitare un travaso o a tollerare la salinità eccessiva di un suolo. I
biostimolanti sono un settore dalle grandi potenzialità, ancora tutto da
scoprire, in cui la ricerca sta investendo molto per mettere a punto prodotti
che aiutino gli agricoltori a fare meglio il proprio lavoro.
Per capire cosa sono i biostimolanti e cosa facciano
AgroNotizie ha incontrato Pierdomenico Perata, fisiologo vegetale e rettore
della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, istituto all'avanguardia nella
ricerca in questo campo. "I biostimolanti sono prodotti per l'agricoltura
che hanno una attività di prevenzione degli stress abiotici e che migliorano la
qualità delle produzioni. Non sostituiscono i fertilizzanti, ma integrano la
loro funzione potenziando l'attività fisiologica della pianta, rendendola più
robusta nei confronti degli stress, più produttiva e in grado di caratterizzare
qualitativamente la produzione".
Ma come fare a capire se un prodotto ha effettivamente un
impatto positivo su una coltura? "In nostro soccorso viene la
genomica", spiega Perata. "Oggi abbiamo la possibilità di caratterizzare
l'azione di questi prodotti in maniera molto più rapida di un tempo, questo ci
consente di individuare in maniera precisa il meccanismo di azione dei
biostimolanti. Alla Scuola superiore di Sant'Anna siamo stati i primi ad
applicare le tecniche di genomica allo screening di nuovi prodotti
biostimolanti".
Nell'orientarsi in questo mercato nascente bisogna dunque
accertarsi che dietro al prodotto ci sia una azienda che abbia provato la
validità del biostimolante in maniera scientifica. Inoltre bisogna tenere bene
in mente che "non esiste un prodotto che va bene per qualunque coltura in
qualunque situazione. Ogni biostimolante ha una sua azione specifica che deve
essere valutata attentamente in relazione alle necessità della pianta".
La domanda che molti agricoltori si fanno è se il gioco
valga la candela. "Questo ce lo può dire solo il mercato", sottolinea
Perata. "Se un agricoltore, dopo aver provato un prodotto biostimolante,
lo acquista una seconda volta significa che ha funzionato e ha avuto un ritorno
economico che giustifica la spesa".
Fonte: AgroNotizie
Autore: Tommaso Cinquemani
Nessun commento:
Posta un commento