La cura di un piccolo orto è certamente una passione sana,
rinvigorente e amica dell’ambiente. La possibilità di consumare la più colorata
verdura, frutto della propria dedizione, è un toccasana non solo per
l’autostima, ma anche per la salute: oltre al movimento e alla vita all’aria
aperta, infatti, un piccolo giardino coltivato permette di controllare la
salubrità di ciò che finisce nel piatto. Ma come influisce l’inquinamento
atmosferico sugli ortaggi, soprattutto se l’orto si trovasse nei pressi di una strada
trafficata o sulla terrazza di un palazzo cittadino?
Non sempre l’aria delle città, e in alcuni casi anche di
luoghi meno trafficati, può dirsi sicura per la salute. Tra gas di scarico
delle vetture, le emissioni dovuti ai riscaldamenti e molti altri fattori,
sostanze chimiche si possono spargere nell’ambiente circostante, depositandosi
anche su terreni e vegetali. Di seguito, qualche informazione generica sui
possibili rischi, nonché qualche consiglio di buon senso per rendere il proprio
orto cittadino più sicuro.
Orto e città: gli inquinanti
Quello dell’orto è un hobby che trova sempre più
appassionati, anche e soprattutto in città, dove da tempo hanno fatto presa i
trend dedicati al vivere sano, all’alimentazione consapevole e al rispetto
ambientale dovuto all’autoproduzione. Sono in molti, di conseguenza, coloro che
hanno deciso di dedicare un piccolo spazio in giardino all’orto, ma anche chi
ha scelto di avviare una coltivazione in balcone o in vaso. Spesso, tuttavia, i
rischi dovuti a smog e inquinamento vengono sottovalutati.
A livello cittadino, il pericolo più rilevate è di certo
rappresentato dalle polveri sottili, degli elementi inquinanti che vengono
rilasciati in atmosfera come esito della combustione, quindi legati ai motori
delle vetture oppure alle emissioni dei sistemi di riscaldamento. Non a caso,
di frequente si sente parlare sui media di PM10 e delle azioni che, a livello
locale, vengono messe in atto per tentare di diminuirne i livelli. Questo
particolato, composto da particelle solide e liquide molto piccole, è
normalmente ricco di metalli pesanti – piombo, cadmio, mercurio e altri – che
possono depositarsi nell’organismo con la respirazione o, ad esempio, con
l’assunzione di alimenti contaminati. Tali metalli pesanti possono trasferirsi
nel terreno per effetto delle piogge, dove verranno quindi assorbiti dalle
radici dei vegetali, oppure depositarsi sulla porzione esterna degli stessi,
quali le foglie.
Uno studio condotto nel 2012 dalla Technical University di
Berlino, pensato per analizzare come l’inquinamento potesse influire sulla
coltivazione urbana, ha evidenziato come la verdura cresciuta in prossimità di
strade o aree trafficate veda delle concentrazioni più alte di cadmio, cromo,
piombo e zinco rispetto agli analoghi raccolti in campagna. In particolare,
questa differenza si sarebbe resa maggiormente evidente in pomodori, piselli,
carote, cavoli, timo, menta, basilico, prezzemolo e bietole. Fortunatamente, la
medesima ricerca ha dimostrato come bastino piccoli accorgimenti per riportare
queste concentrazioni a livelli normali, anche in centro città.
Orto e città: le difese
Seguono quindi altri interventi, ben più strutturati, ma del
tutto indicati per ridurre ulteriormente i rischi. Ideale sarà verificare i
livelli di contaminazione tipici della propria zona di residenza, rivolgendosi
agli uffici competenti o ad alcune associazioni locali, considerato come le
rilevazioni siano cicliche: qualora l’area fosse particolarmente inquinata, con
un terreno ormai compromesso, bisognerà valuate a fondo l’opportunità
dell’autoproduzione. Dopodiché, se non si avesse altra scelta rispetto al
livello strada, indicato sarà costruire un piccolo orto sopraelevato: si
predispone una struttura in legno, sollevata dal suolo di qualche decina di centimetri,
chiusa ai lati con dei teli plastici quali cellophane e riempita con del
terriccio puro, acquistato nei negozi specializzati di botanica.
Altrettanto utile potrebbe essere la predisposizione di una
barriera tra l’area coltivata e la strada, che può essere realizzata sia con
elementi naturali – una fitta siepe, ma anche una fila stretta di bambù – che
con pannelli in plexiglass o plastica. Le stesse regole valgono anche per il
balcone: sebbene i livelli di deposito possano variare a seconda dell’altezza
del piano, sulle ringhiere interne si potrà comunque sempre posizionare una
protezione, dopodiché i vasi potranno essere coperti con del telo plastico,
quasi a ricreare una serra in miniatura. Infine, si può ipotizzare di ricorrere
a una fertilizzazione organica, ad esempio con compost, per evitare di
aggiungere sostanze chimiche al terriccio, così come un’eventuale
disinfestazione naturale dai parassiti.
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