“Secco no allo sfruttamento dei lavoratori, perché le
imprese agricole devono essere messe nella condizione di essere competitive sul
mercato e non subire gli attacchi di quanti, sfruttando le condizioni di
bisogno, drogano i rapporti di lavoro e beneficiano di intermediazione illecita
e sistemi di trasporto e alloggio che vanno sostituiti da servizi pubblici
adeguati”. E’ quanto dichiarato dal Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo
Corsetti, organizzato dalla FLAI CGIL a Borgo Mezzanone (Foggia). “Al contempo
vanno garantite corrette condizioni di svolgimento delle attività
imprenditoriali in Puglia. Per questo chiediamo che venga fatta assoluta
chiarezza – continua il Direttore Corsetti - soprattutto nella delicata fase di
scrittura delle linee guida della legge 199 del 29 ottobre 2016 da parte dei
Ministeri del Lavoro, dell’Agricoltura e di Giustizia, a cui gli Organi
Ispettivi dovranno attenersi per evitare un uso scorretto e sproporzionato
della legge ai danni delle imprese agricole sane. Secondo il Rapporto sulle Agromafie
di Eurispes e dell’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura di Coldiretti,
presieduto da Giancarlo Caselli e composto da circa 60 magistrati tra cui,
Motta, Baldanza, Di Marzio, Giambrotta, la norma contro il caporalato, infatti,
dovrà contenere un elemento centrale
capace di distinguere inequivocabilmente chi oggi lavora e produce in
condizioni di legalità da chi opera in condizioni di sfruttamento e di
illegalità del lavoro, promovendo il valore dei primi e reprimendo duramente
l’operato dei secondi”.
Sul fronte dei contratti di lavoro “in Puglia a livello
provinciale sono iniziate oltre un anno fa – ricorda il Direttore Corsetti - le
trattative tra le organizzazioni e i sindacati, per farle capire quanto è
difficile arrivare ad una intesa, per i rinnovi contrattuali territoriali che
siano realmente rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro.Coldiretti
Puglia si è fatta promotrice di una proposta contrattuale da applicare in tutta
la regione che preveda una nuova figura polifunzionale, da impiegare nelle
operazioni di defogliatura, spollonatura, acinellatura e stesura teli, a cui
venga riconosciuta una retribuzione più bassa rispetto ai precedenti contratti
provinciali. Resta inteso che sul tavolo delle trattative noi portiamo le legittime
istanze delle imprese, ma dall’altra parte ci sono i sindacati che tutelano i
braccianti”.
Intanto, continua ininterrotto il flusso dall’estero di
prodotti agroalimentari in Italia e in Puglia, di cui sono sconosciute la
qualità, le regole e soprattutto l’etica del lavoro.
“Si stima che siano coltivati o allevati all’estero oltre il
30% dei prodotti agroalimentari acquistati dai consumatori – conclude il
Direttore Corsetti - con un deciso aumento negli ultimi decenni delle
importazioni da paesi extracomunitari dove non valgono gli stessi diritti
sociali dell’Unione Europea. Riso, conserve di pomodoro, olio d’oliva,
ortofrutta fresca e trasformata, zucchero di canna, rose, olio di palma, sono
solo alcuni dei prodotti stranieri che arrivano in Italia che sono spesso il
frutto di un “caporalato invisibile” che passa inosservato solo perché avviene
in Paesi lontani, dove viene sfruttato il lavoro minorile, che riguarda in
agricoltura circa 100 milioni di bambini secondo l’Organizzazione
Internazionale del Lavoro (ILO), di operai sottopagati e sottoposti a rischi
per la salute, di detenuti o addirittura di veri e propri moderni “schiavi””.
Autore: Teresa De Petro
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