Comprare
i pomodori al mercato, locali e in stagione, boicottare le passate in super
offerta nella Gdo oggi è diventato un atto di civiltà.
Il
problema non riguarda soltanto i pomodori, ma iniziamo pure da quelli visto che
sono in stagione e sono quelli che raccoglievano i deceduti in Puglia. Il
giornalista Stefano Liberti ha denunciato le doppie aste al ribasso che le
grandi catene di supermercati impongono ai produttori. Si è arrivati al prezzo
di 31,5 centesimi a bottiglia di passata.
Capite
come questo meccanismo non soltanto metta in crisi i produttori, ma anche gli
agricoltori, costretti ad assumere manodopera di fatto schiavizzata?
Esiste
una legge contro il caporalato voluta dell’ex ministro Martina, ma lo
sfruttamento continua senza pietà.
Slow Food e Flai-Cgil (che ha indetto la manifestazione di
mercoledì 8) hanno chiesto al Governo di imporre l’obbligo del prezzo di
origine in etichetta. A parte che se uno trova la passata a pochi centesimi
dovrebbe già insospettirsi, ci sembra un ottima cosa da sostenere e da
pretendere.
Chi segue queste righe forse è più abituato a comprare al
mercato, spesso dai contadini, e magari raccoglie anche gli inviti
all’autoproduzione delle passate e conserve.
Bene, ma iniziamo tutti a criticare chi fa certi acquisti e
si rende complice, sconfessiamo colpevoli, boicottiamo certi prodotti. In un
semplice piatto di pasta spesso possono esserci associate non solo le
organizzazioni criminali, ma il sangue, il sudore, il disagio, l’umiliazione e
la disperazione di masse di persone sfruttate. Pensateci.
Vogliamo il prezzo all’origine sull’etichetta, vogliamo
poter scegliere, poter boicottare i pomodori sporchi di sangue e tutti i
prodotti ingiusti.
Carlo Bogliotti
c.bogliotti@slowfood.it
da La Stampa dell’11 agosto 2018
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