“Bene i controlli che stanno interessando il settore della
canapa che in Puglia negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo importante che va
salvaguardato da frodi e speculazioni. Sono numerose le imprese agricole che
stanno segnalando e denunciando dal 2017 fenomeni distorsivi e speculativi. La
Legge italiana c’è, va rispettata e fatta rispettata, magari completandola, in
modo da renderla ancora più efficace e rispondente alle esigenze produttive e
di mercato reali degli imprenditori agricoli”, è il commento del Presidente di
Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, a quanto disposto dalla Procura di Taranto.
Il boom della canapa in Puglia è stato registrato anche
grazie alla legge regionale entrata in vigore il 14 gennaio 2017 che ha
favorito – dice Coldiretti Puglia - il moltiplicarsi di terreni e produzione,
oltre ad idee innovative nella trasformazione della ‘pianta’ dai mille usi,
dalla birra alla ricotta e agli eco-mattoni isolanti, dall’olio
antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a semi, fiori per tisane, pasta,
taralli, biscotti e cosmetici e ancora vernici, saponi, cere, detersivi, carta
o imballaggi, oltre al pellet di canapa per il riscaldamento che assicura una
combustione pulita.
“La nuova frontiera è la cannabis light con la coltivazione
e la vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo
(Thc) – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – attività
regolamentate dalla legge numero 242 del 2 dicembre 2016 recante “Disposizioni
per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della
canapa” che ha disciplinato il settore. Con la nuova norma non è più
necessaria, infatti, alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa
certificate con contenuto di Thc al massimo dello 0,2%, fatto salvo l’obbligo
di conservare per almeno dodici mesi i cartellini delle sementi utilizzate.
Resta il divieto di utilizzo di foglie e
fiori di canapa per scopo alimentare”.
La percentuale di Thc nelle piante analizzate potrà inoltre
oscillare dallo 0,2% allo 0,6% senza comportare alcun problema per
l’agricoltore. Al momento risulta consentita – precisa Coldiretti Puglia - solo
la coltivazione delle varietà ammesse, l’uso industriale della biomassa, nonché
la produzione per scopo ornamentale, mentre per la destinazione alimentare
possono essere commercializzati esclusivamente i semi in quanto privi del
principio psicotropo (Thc).
“L’affermarsi di stili di vita più ecologici ha favorito –
precisa Claudio Natile, referente del comparto della canapa di Coldiretti
Giovani Impresa Puglia - la diffusione
della canapa che è particolarmente versatile negli impieghi, ma anche in grado
dal punto di vista colturale a basso impatto ambientale di ridurre il consumo del suolo, la percentuale di
desertificazione e la perdita di biodiversità. Considerata l’importanza
economica del settore, occorre formare le aziende agricole per favorire la
qualità della produzione nazionale e supportarle nella trasformazione del
prodotto, scongiurando l’alterazione della legge italiana di riferimento anche
attraverso un sistema di controllo nei confronti degli operatori delle filiere
per favorire la legalità e prevenire truffe e comportamenti illeciti.
Valorizzare la canapa italiana, di nostra tradizione, considerato che negli
anni Quaranta eravamo il secondo Paese mondiale a produrla, dopo la Russia e
promuoverla all’estero per sostenere le aziende italiane anche nelle
esportazioni”.
Si tratta in realtà – rileva Coldiretti Puglia – del ritorno
ad una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare in Italia,
tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior
produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica). Il
declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom
economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla
campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su
questa pianta.
ll Governo italiano nel 1961 sottoscriveva una convenzione
internazionale chiamata “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti”
(seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui la canapa sarebbe dovuta
sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore mentre nel 1975
esce la “legge Cossiga” contro gli stupefacenti, e negli anni successivi gli
ultimi ettari coltivati a canapa scompaiono. Il boom della coltivazione della
canapa è un’ottima dimostrazione – conclude Coldiretti Puglia - della capacità
delle imprese agricole di scoprire e sperimentare nuove frontiere e soddisfare
i crescenti bisogni dei nuovi consumatori che proprio da queste esperienze di
green economy si aprono opportunità di lavoro nelle campagne che possono
contribuire alla crescita sostenibile e alla ripresa economica ed occupazionale
del Paese.
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