Negli ultimi anni il mercato richiedeva un peperone di qualità realmente alta, che si adattasse perfettamente alla coltivazione in serra o tunnel in tutte le zone vocate italiane. Non era certo facile trovare la giusta soluzione. Eppure Balzac F1, peperone a marchio Nunhems®, si è dimostrato, in quattro anni di produzione commerciale, in grado di soddisfare le diverse richieste di tutti gli attori della filiera. Con l’obiettivo di ampliare sempre più la platea di coloro che conoscono e apprezzano i pregi di Balzac F1, Bayer CropScience Vegetable Seeds ha organizzato presso il Mercato ortofrutticolo di San Marzano sul Sarno (SA) il Balzac Day, ispirato allo slogan “Scegli Balzac F1 e dormi tranquillo”.
venerdì 29 luglio 2016
Latte. Esteso ai formaggi sistema del pegno rotativo per favorire il credito alle imprese

Il "pegno rotativo", infatti,
consiste nel porre prodotti lattiero caseari (le forme di formaggio stagionato)
come garanzia per accedere al credito. Le aziende debitrici potranno conservare
le forme nei propri stabilimenti a condizioni pattuite con gli istituti di
credito. Il pegno si dice "rotativo" in quanto i produttori potranno
sostituire le forme sottoposte a pegno, senza necessità di ulteriori
adempimenti burocratici. Fino ad oggi questa possibilità era circoscritta al
settore dei prosciutti.
Il decreto definisce, tra l'altro, le modalità
di applicazione, che a differenza di quanto previsto nel caso dei prosciutti,
non prevedono uno specifico contrassegno.
Bando Isi-Agricoltura 2016: stanziati 45 milioni di euro per il miglioramento della sicurezza nelle micro e piccole imprese

Il finanziamento è destinato infatti agli
investimenti per l'acquisto o il noleggio di macchine e trattori caratterizzati
da soluzioni innovative per l'abbattimento delle emissioni inquinanti, la
riduzione del rischio rumore e il miglioramento del rendimento e della
sostenibilità globali delle aziende.
"Sostenibilità, innovazione e sicurezza i
principi cardine dell'intervento - afferma il Ministro delle politiche agricole
alimentari e forestali, Maurizio Martina - Attraverso le risorse dedicate
contribuiamo ad ammodernare il parco macchine in attività nei nostri campi,
mirando soprattutto a prevenire i rischi sul lavoro. Attenzione particolare va
ai giovani che, anche in questo bando, hanno una corsia preferenziale per il
sostegno ai loro investimenti. L'agricoltura si conferma centrale per
l'attività di governo come dimostra il coinvolgimento attivo dell'Inail e del Ministero
del Lavoro in questo progetto".
"Destinare, per la prima volta, risorse
specifiche al miglioramento delle condizioni di sicurezza e di salute in
agricoltura - sottolinea il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti - è un segnale
importante di attenzione a un settore dove rafforziamo ancora la sicurezza sul
lavoro e testimonia l'impegno costante per la prevenzione dei rischi che sta
giustamente assumendo un ruolo crescente nell'attività di Inail".
"Il bando Isi-Agricoltura - sostiene il
presidente dell'Inail, Massimo De Felice - è strumento finalizzato che aumenta
l'efficacia delle strategie di prevenzione dell'Inail. Incentiva interventi in
un settore statisticamente caratterizzato da elevato rischio di infortunio e
contribuisce a migliorare lo stato dei mezzi di lavoro che non garantiscono
sicurezze ed efficienza. Anche in questo settore, quindi, le politiche di
prevenzione dell'Inail possono produrre sviluppo e crescita".
NEL DETTAGLIO
OGNI AZIENDA PUÒ PRESENTARE UNA SOLA DOMANDA
Come disposto dall'ultima legge di stabilità
(208/2015), che ha istituito presso l'Inail un fondo con la dotazione di 45
milioni per quest'anno e 35 milioni all'anno a decorrere dal 2017, le aziende
agricole che possono accedere agli incentivi sono le imprese individuali, le
società agricole e le società cooperative operanti nel settore della produzione
agricola primaria dei prodotti agricoli e in possesso dei requisiti specificati
nel bando. Ogni impresa potrà presentare una sola domanda e per uno solo dei
due assi di finanziamento previsti.
FINANZIATO L'ACQUISTO O IL NOLEGGIO CON PATTO
D'ACQUISTO DI MEZZI AGRICOLI O FORESTALI
Saranno finanziati gli investimenti per
l'acquisto o il noleggio con patto di acquisto di trattori agricoli o forestali
o di macchine agricole o forestali caratterizzati da soluzioni innovative per
l'abbattimento delle emissioni inquinanti, la riduzione del rischio rumore e il
miglioramento del rendimento e della sostenibilità globali delle aziende, nel
rispetto del regolamento 702/2014 della Commissione europea.
PREVISTE TRE TIPOLOGIE DI PROGETTI
I progetti finanziati dal bando
Isi-Agricoltura 2016, in particolare, possono prevedere l'acquisto o il
noleggio con patto di acquisto di due beni al massimo, da associare secondo
questo schema:
* un trattore agricolo o forestale più una
macchina agricola o forestale dotata o meno di motore proprio;
* una macchina agricola o forestale dotata di
motore proprio più una macchina agricola o forestale non dotata di motore
proprio;
* due macchine agricole o forestali non dotate
di motore proprio.
PER INVIARE LA DOMANDA PREVISTA UNA SOGLIA
MINIMA DI PUNTEGGIO
La procedura di assegnazione degli incentivi -
in coerenza col già noto e bando Isi, giunto alla sua sesta edizione - è del
tipo valutativa "a sportello" e terrà conto dell'ordine cronologico
di presentazione delle domande. Le imprese agricole dovranno inserire online i
dati dell'azienda e le informazioni relative al progetto per cui richiedono il
finanziamento, sulla base di una serie di parametri che determineranno il
raggiungimento o meno della soglia minima di ammissibilità, pari a 100 punti.
Una volta conclusa la fase di compilazione, le aziende che avranno raggiunto o
superato questo punteggio potranno inviare la propria domanda attraverso lo
sportello informatico. La pubblicazione degli elenchi in ordine cronologico
evidenzierà quelle in posizione utile per accedere al contributo, che dovranno
presentare alla sede Inail di competenza la documentazione che attesta il
possesso dei requisiti previsti dal bando.
IL CONTRIBUTO PUÒ ARRIVARE FINO A 60MILA EURO
In caso di esito positivo della verifica da
parte dell'Inail, i termini di realizzazione del progetto finanziato sono
diversificati: 180 giorni nel caso di acquisto diretto dei mezzi agricoli o
forestali, 365 nel caso di noleggio con patto di acquisto. Il contributo in
conto capitale coprirà il 50% delle spese ammissibili sostenute e documentate
dalle imprese agricole dei giovani agricoltori e il 40% dei costi sostenuti da
tutte le altre aziende. I progetti da finanziare devono essere tali da
comportare un contributo compreso tra un minimo di mille euro e un massimo di
60mila. I fondi saranno erogati dopo la conclusione del progetto, ma nel caso
di contributi superiori a 30mila euro è possibile richiedere un anticipo pari a
metà dell'importo, che sarà concesso previa costituzione di garanzia
fideiussoria a favore dell'Inail. L'anticipo, però, non può essere concesso per
i progetti che prevedono il noleggio con patto di acquisto.
L'importo, distribuito in budget regionali e
provinciali, è ripartito in due assi di intervento: il primo, da cinque milioni
di euro, riservato ai giovani agricoltori, organizzati anche in forma
societaria, e il secondo, da 40 milioni, destinato alla generalità delle
imprese agricole.
Un drone controllerà i vigneti
Un progetto importante, anzi un piano
tecnologico altamente strategico che punta a “proteggere” una delle filiere
vitivinicole più prestigiose della Toscana, quella del Morellino di Scansano.
Una ricerca portata avanti da Fabio Mencarelli, professore ordinario presso
l’Università della Tuscia che già da una decina d’anni, con il suo team, sta
lavorando alla riduzione dell’ozono in cantina allo scopo di limitare o
eliminare l’uso dei solfiti nel vino. L’obiettivo prevede di mettere al lavoro
un drone sentinella al quale verrà affidato il compito che vada proprio in questa
direzione, tenendo d’occhio questi vigneti allo scopo di ottenere vini
più sani, senza solfiti e quindi eliminando, o almeno riducendo, l’impiego di
fitofarmaci. Ma come si arriva a mettere in bottiglia un ottimo vino ottimo,
sano e, contemporaneamente, a usare metodi di coltivazioni sostenibili per
l’ambiente? “Per ridurre l’uso di fitofarmaci abbiamo puntato alla diagnostica
precoce delle malattie, afferma il professor Mencarelli, grazie all’impiego
della nuova generazione dell’Information Technology. Attraverso pc di
dimensioni di una carta di credito, collegati a micro sensori e distribuiti
capillarmente nei vigneti, si potranno rilevare per tempo malattie dei vitigni,
stress della vite , tempi di maturazione dell’uva…” Questa iniziativa ha visto
l’adesione del Consorzio del Morellino di Scansano e di FATTORIA MANTELLASSI,
insieme ad altre realtà locali. Un’operazione che prevede un investimento
importante volto al raggiungimento di una qualità sempre più alta. La diagnosi
precoce delle malattie dei vitigni e, di conseguenza, i tempestivi
provvedimenti per eliminarle, permetterà una produzione “pura” per vini rossi,
bianchi e passiti. Quello che FATTORIA MANTELLASSI lancia con questa
partecipazione è un segnale importante, sia per l’azienda, sia per la Regione.
Un segnale volto più che mai a produrre l’alta qualità del Made in Italy.
giovedì 28 luglio 2016
Brexit, cosa sarà dell'agricoltura europea?

E adesso cosa succederà? Il Regno Unito
dovrebbe uscire dall'Ue entro due anni (ci vogliono i negoziati, non è una cosa
immediata). In questo momento dopo le dimissioni di David Cameron il nuovo
primo ministro britannico è Theresa May, che avrà il compito di gestire
l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. La May ha preannunciato però che non
chiederà l'attivazione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona prima di fine
anno. Lei vuole colloqui informali con i leader europei prima del prossimo
Consiglio Ue del 20 ottobre. David Davis sarà ministro per la Brexit.
Abbiamo chiesto a Mike Knowles, editor di
Eurofruit Magazine, di rispondere ad alcune domande per approfondire il tema
della Brexit.
Cosa significa la Brexit per l’agricoltura
della Gran Bretagna?
"La Brexit diventerà una realtà quando il
Regno Unito si appellerà all’articolo 50 e negozierà la sua uscita dall’Ue.
L'impatto immediato sul settore agricolo britannico è una forte incertezza: gli
agricoltori avranno molte domande senza risposta, fino a che il governo
britannico non avrà stabilito una nuova politica agricola per rimpiazzare
quella attualmente fissata da Bruxelles, in particolare sull'accesso al mercato
globale ed alla fornitura di manodopera. Attualmente ci sono circa 100mila
lavoratori stranieri provenienti dall’Ue impiegati nell’industria alimentare
britannica, 25mila dei quali hanno un ruolo chiave nel settore ortofrutticolo.
Inoltre le organizzazioni di produttori britanniche stanno per perdere circa 40
milioni di euro di fondi europei e se questo investimento non sarà rimpiazzato
sono in molti a temere la crescente competizione delle importazioni".
Che impatto avrà la Brexit sull’agricoltura e
sul mercato ortofrutticolo europeo?
"Credo che questo dipenda dal tipo di
accordi commerciali che il Regno Unito riuscirà ad assicurarsi con le altre
nazioni. La Gran Bretagna importa circa il 90% della frutta e il 50% della
verdura fresca che consuma. I maggiori fornitori europei sono Spagna, Olanda,
Francia, Germania, Irlanda, Belgio e Polonia. Nel 2015 abbiamo importato 5,6
milioni di tonnellate di ortofrutta, per un valore commerciale di 6,8 miliardi
di euro. Di questi volumi 2,9 milioni di tonnellate sono arrivati dall’Ue.
Certamente questo fabbisogno non cambierà da un giorno all’altro ma le
dinamiche di mercato cambieranno - tassi di cambio, termini di scambio,
documentazione richiesta, ecc -, creando un panorama diverso per i fornitori
europei ed extra-europei.
Soltanto il tempo ci dirà se il Regno Unito
diventerà un mercato più o meno attraente. Supponendo che lasci l’Europa, avrà
bisogno di nuovi accordi commerciali non solo con i propri partner europei, ma
anche con importanti fornitori di ortofrutta fresca d’oltreoceano come Cile,
Sud Africa, Turchia, Marocco, Thailandia e Nuova Zelanda. Se non riuscirà a
concordare nuovi termini di scambio, la frutta e la verdura importata
proveniente da queste nazioni diventerà soggetta alle tariffe stabilite dai
regolamenti Wto, rendendo le nostre importazioni più costose e scoraggiando
fornitori d’oltreoceano a spedire i propri prodotti verso il Regno Unito.
Inoltre
c’è la complicazione aggiuntiva dei tassi di cambio. Subito dopo il voto
britannico, il valore della sterlina è calato in maniera significativa rispetto
all’euro, al dollaro statunitense e a diverse altre valute internazionali.
Questo rende la vendita di frutta e verdura estera verso il Regno Unito meno
profittevole mentre l’esportazione di prodotti agricoli britannici
economicamente più vantaggiosa. Vedremo quindi una crescita improvvisa delle
esportazioni di ortofrutta dal Regno Unito? Poco probabile, ma potrebbe esserci
un incremento nel breve periodo per articoli 'premium'come le varietà di mele
club, linee di patate di nicchia e forse anche piccoli frutti. All’estero lo
scorso anno abbiamo venduto solo frutta e verdura per un valore di 240 milioni
di euro, metà della quale rivolta al mercato irlandese.
In termini di agricoltura europea, al
contempo, ci sono molti cambiamenti possibili. Alcune organizzazioni di
produttori dell’Europa meridionale - ad esempio Italia, Spagna e Grecia -
credono che la Brexit possa rafforzare la propria capacità di negoziazione
relativamente alla definizione di una comune politica agricola europea. Ma nel
senso contrario una qualunque restrizione imposta sul mercato britannico
potrebbe avere un impatto significativamente deleterio sulle prospettive
commerciali dei produttori europei che dipendono dal Regno Unito per l’acquisto
dei propri prodotti".
Relativamente all’Italia, come cambierà la
situazione?
"Nel breve periodo, come dicevo, i tassi
di cambio saranno meno favorevoli per i produttori ed esportatori che vendono
in Uk. A più lungo termine uno scenario sconfortante per questi operatori
potrebbe essere quello in cui il Regno Unito diventi un mercato di più
difficile accesso per i suoi maggiori fornitori come Spagna, Cile e Sud Africa,
situazione che comporterebbe unaconcentrazione della pressione su mercati
alternativi come Germania e Scandinavia; anche un leggero incremento nelle
tariffe o semplicemente documentazione aggiuntiva potrebbe spingere alcuni
esportatori spagnoli a rivolgere maggiormente la propria attenzione sull’Europa
continentale o far crescere la propria presenza in mercati come il Medio
Oriente e l’Asia. Per le aziende italiane che stanno già esplorando queste
opportunità emergenti, non dovrebbero esserci problemi; per quante stanno
invece vendendo volumi importanti in Uk sarà invece interessante tenere
monitorata la situazione".
In qualità di opinion leader nell’ambito del
mercato ortofrutticolo europeo, avremmo piacere di chiederti tre idee che
possano aiutare l’Italia a dare una nuova forza alla propria agricoltura
nazionale.
"A mio avviso, le priorità per i
produttori italiani dovrebbero essere:diversificazione dei mercati, crescita
del valore dei servizi ed investimenti nelle varietà migliori. Se fai da
apripista nei servizi la tua reputazione ti precederà ed importanti mezzi di
comunicazione di settore diffonderanno il messaggio. Se hai le varietà
migliori, i compratori ti vedranno come un partner importante nel differenziare
la loro offerta da quella dei competitor. Infine se dedichi del tempo a
costruire contatti in nuovi mercati, le opportunità commerciali che si
apriranno all’azienda saranno maggiori".
mercoledì 27 luglio 2016
Consumi: scatta fermo pesca in adriatico, 1 su 3 non lo sa

Riso, il brusone si combatte meglio dallo spazio

Le provincie di Milano, Pavia, Vercelli e
Novara producono il 90% del riso italiano e il 60% di quello europeo. Una
risorsa per l'agricoltura nostrana che però deve fare i conti con la minaccia
del brusone, il fungo che attacca le coltivazioni risicole e che ogni anno
minaccia le produzioni nazionali, essendo in grado di ridurre dal 30 al 70 per
cento il volume di riso raccolto.
Oltre alle buone pratiche agronomiche il
metodo più efficace per combattere la Pyricularia oryzae sono gli agrofarmaci.
Ma intervenire nel momento giusto è essenziale per fermare la diffusione del
microrganismo. Se una volta gli agricoltori si affidavano all'esperienza
personale, al meteo e a ciò che potevano vedere e toccare in campo, oggi un
aiuto arriva dallo spazio.
Il Servizio fitosanitario della Regione
Lombardia ha avviato una collaborazione con Ermes, il progetto europeo dedicato
alla risicoltura, che ha come obiettivo quello di supportare il lavoro degli
agricoltori fornendo informazioni provenienti da sensori in campo e sui
satelliti.
Intorno alla Terra ruota una costellazione di
satelliti che fotografa costantemente le campagne italiane ed europee. Queste
foto vengono elaborate, integrate con dati provenienti dalle centraline
meteorologiche e grazie a complessi modelli di calcolo prevedono i momenti in
cui il brusone si diffonde, mettendo l'agricoltore nelle condizioni di trattare
le colture tempestivamente con gli agrofarmaci.
“I satelliti servono per identificare le zone
coltivate a riso”, spiega Roberto
Confalonieri, professore dell'Università Statale di Milano e responsabile per
la parte di elaborazione dei modelli di analisi. “Nelle zone risicole usiamo i
dati meteorologici, come temperatura, umidità relativa, bagnatura fogliare e
altri per simulare il rischio di infezione da parte del brusone. I dati sono
relativi a celle di due chilometri per due".
Qual è la precisione con cui potete prevedere
il diffondersi del brusone?
“E' molto difficile dare una risposta a questa
domanda, noi definiamo un rischio, cioè la probabilità che il brusone, viste le
condizioni ambientali favorevoli, si diffonda. Ma i riscontri che ci arrivano
dai tecnici sul campo tuttavia confermano che le nostre previsioni sono
attendibili”.
Che tipo di alert inviate?
“Come Ermes non inviamo nessun alert, ma ogni
agricoltore può iscriverti sul sito e andare a vedere il livello di rischio
della sua zona. Regione Lombardia invece diffonde un bollettino basandosi sui
dati che forniamo loro. Cattolica Assicurazione invece fornisce un servizio di
alert via sms ai propri clienti”.
Se un risicoltore volesse ricevere gli alert
come deve fare?
“Per tutti gli agricoltori c'è il nostro sito
internet. E se l'azienda è in Lombardia può rivolgersi al Servizio
fitosanitario della regione”.
Credito, terra, conoscenza: l'Ue punta sui giovani

Largo ai giovani. È il messaggio che Alan
Jagoe, presidente del Ceja, il Consiglio europeo dei giovani agricoltori,
lancia ai ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea e alla Commissione
guidata dal suo connazionale, Phil Hogan.
“I giovani agricoltori sono i più vulnerabili
agli shock dei prezzi – ha detto Jagoe – e sono quelli che hanno purtroppo più
probabilità di perdere le loro aziende agricole. La crisi non riguarda
solamente il settore lattiero caseario, ma anche molti altri comparti e i
giovani, più degli altri, hanno bisogno di misure di sostegno aggiuntive”.
È costantemente all’ordine del giorno la
questione del ricambio generazionale. “I giovani agricoltori hanno bisogno di
ulteriore aiuto per entrare nel settore e rimanere a galla, se vogliamo
garantire un futuro all’agricoltura europea – ha precisato Jagoe -. Questo non
è mai stato più vero di oggi: siamo in un periodo di notevole, e potenzialmente
irreversibile crisi”.
Parole che non tardano ad avere una risposta,
proprio nel corso dell’assemblea annuale del Ceja, al quale ha partecipato
anche il commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan. Pochi cenni al
problema del ricambio generazionale, “un tema di cui si discute da anni”,
perché l’esordio è dedicato alla Brexit.
“Durante la campagna referendaria ho visitato
Irlanda del Nord, Galles, Inghilterra e Scozia, tutti e quattro gli angoli del
Regno Unito – ha ricordato Hogan -. Ho descritto i benefici della Pac per gli
agricoltori, per il comparto agroalimentare in senso più ampio, ma anche per le
comunità rurali e per la società, e mi ha colpito il fatto che alcuni
agricoltori più giovani desiderassero lasciare l’Unione europea, convinti così
di poter migliorare le loro condizioni e di creare maggiore occupazione. Questo
mi ha deluso, ma allo stesso tempo mi ha fatto riflettere sul fatto che la Pac
deve rispondere alle esigenze non solo dell’attuale generazione, ma anche della
prossima”.
La sfida è tutta una questione di accesso,
secondo il commissario: accesso ai finanziamenti, alla terra e alla conoscenza.
“Relativamente all’accesso ai finanziamenti,
stiamo esaminando diverse soluzioni come Commissione e ci sono iniziative di
grande interesse anche a livello nazionale – ha precisato Hogan -. Ne abbiamo
bisogno urgentemente. Gli istituti di credito tradizionali come le banche hanno
fatto un pessimo lavoro, fondamentalmente non riuscendo a comprendere la natura
del settore. L’agricoltura è dinamica ed esposta a fattori esterni come il
tempo, le malattie e i mercati globali. Inoltre, le banche non sono riuscite a
capire l’enorme potenziale di crescita e la redditività del settore”.
In Irlanda è stato lanciato l’innovativo Fondo
Milk Flex. “Uno strumento che non ha eguali in Europa – ha puntualizzato Hogan
– e che, come strumento di prestito, offrirà prestiti flessibili a prezzi
competitivi ai fornitori di latte della cooperativa Glanbia; i rimborsi di
prestiti varieranno in base alle oscillazioni del prezzo del latte”.
Si tratta, in particolare, del primo fondo
europeo ad offrire agli agricoltori l’accesso al tipo di finanziamento di cui
hanno bisogno: la finanza gestita attraverso strutture di prestito non
tradizionali, che allo stesso tempo protegge i redditi agricoli dall’impatto
della volatilità del mercato lattiero caseario.
Sempre con riferimento all’accesso al credito,
Hogan raccomanda ai giovani agricoltori di contattare i referenti nazionali
della Bei, la Banca europea per gli investimenti e fare pressioni affinché
attivino gli strumenti già definiti per favorire il ricambio generazionale. In
Francia, ad esempio, la Bei ha già iniziato a collaborare con gli istituti di
credito, “tra cui Crédit Agricole, che ha messo a disposizione 200 milioni di
euro per finanziare la successione nel settore agricolo”.
martedì 26 luglio 2016
Biomasse, pubblicato il decreto per la combustione di grassi animali
E' stato pubblicato nei giorni scorsi in
Gazzetta ufficiale il decreto 123 del 2016 che autorizza l’utilizzo di alcuni
sottoprodotti di origine animale per la combustione. Le aziende specializzate
nella raccolta e nella trasformazione dei grassi animali potranno così contare
su regole chiare e definite.
"Un quadro normativo certo - commenta di
Assitol, l’associazione italiana dell’industria olearia - che consentirà agli
imprenditori di sviluppare le potenzialità energetiche dei grassi
animali".
Il provvedimento, firmato dal ministero
dell’Ambiente di concerto con il ministero della Salute e il ministero dello
Sviluppo economico, include tra lebiomasse ammesse all’uso energetico anche i
gliceridi di origine animale, ovvero i sottoprodotti (Soa) e i prodotti
derivati.
In questo modo, si legge nella nota di
Assitol, si sana finalmente un’incongruenza tra regole italiane ed europee.
Queste ultime autorizzano da tempo la combustione di grassi animali, mentre in
Italia tale processo è stato spesso considerato dalle autorità locali
un'operazione di incenerimento di rifiuti, rendendo di fatto una corsa ad
ostacoli l’iter autorizzativo.
“Per noi, questo rappresenta il coronamento di
un lungo lavoro associativo –sottolinea Andrea Carrassi, direttore di Assitol
–. Ci auguriamo che l’attenzione dimostrata dal ministero dell’Ambiente sia il
prologo di ulteriori aggiornamenti nell’elenco delle biomasse per usi
energetici, contenuto nell’Allegato X del Testo unico dell’Ambiente”.
Per le aziende specializzate nel “rendering”
vale a dire la raccolta e la lavorazione dei sottoprodotti di origine animale,
questo è un risultato atteso da tempo. In particolare, Assograssi, socio
aggregato di Assitol che raggruppa la maggior parte delle imprese del comparto,
esprime profonda soddisfazione per il risultato raggiunto. “Finalmente gli
operatori potranno lavorare contando sull’utilizzo energetico dei grassi –
afferma Alberto Grosso, presidente di Assograssi – con l’obiettivo di
implementare gli impianti di cogenerazione e di rafforzare la vocazione
energetica del settore”.
Le imprese del settore operano in sinergia con
la filiera zootecnica e dellamacellazione: aziende di preparazione di prodotti
alimentari, macelli, macellerie, supermercati, allevamenti. Da qui selezionano
la materia prima, valorizzandola per produrre mangimi per animali domestici,
detergenti, combustibili, fertilizzanti. Il ruolo del comparto è quindi
fondamentale all’interno della filiera delle carni, a garanzia della salute pubblica
e della sicurezza alimentare.
Pomodoro da industria: 4600 ettari in meno, soprattutto al Sud

Si produrrà meno pomodoro da industria in
Italia nella campagna 2016 (-6%) per via di minori investimenti per 4600 ettari
rispetto al 2015, concentrati soprattutto al Centro Sud, e rese che saranno
inferiori, per via di problemi fitosanitari che hanno colpito in tutti i
principali areali produttivi.
I dati sono quelli del Polo distrettuale del
pomodoro da industria del Centro Sud Italia e dell’Organismo interprofessionale
del pomodoro da industria Nord Italia, che nei giorni scorsi hanno completato
la stima delle superfici coltivate a pomodoro da industria per la campagna
2016.
Dallo scambio di informazioni tra i due
organismi, previsto dal protocollo di intesa firmato ad Expo alla presenza del
ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, è emerso che, nel 2016, in
Italia le superfici coltivate a pomodoro da industria sono pari a 68.640
ettari, con una riduzione di oltre il 6% rispetto al 2015, quando furono messi
a coltura 73.240 ettari.
Il calo dell’investimento – pari a circa 4600
ettari - si registra prevalentemente nel bacino del Centro-Sud Italia – con
particolare riguardo agli areali foggiano e casertano - che vede una riduzione
degli ettari investiti, rispetto al 2015, del 13,70%.
“La riduzione degli ettari messi a coltura
rispetto alla campagna precedente, in particolare nel bacino del Centro Sud, è
abbastanza in linea con quanto programmato dalle parti in sede di accordo di
campagna, tenendo conto anche delle difficoltà climatiche e fitosanitarie avute
ed evidenziate dal mondo agricolo. Il nostro ufficio studi sta comunque
attentamente monitorando i reali effetti che si avranno sulle rese produttive”.
È quanto dichiara il direttore generale dell’Associazione nazionale industriali
conserve alimentari vegetali, Giovanni De Angelis in riferimento alle stime
delle superfici coltivate a pomodoro da industria diffuse dal Polo Distrettuale
del pomodoro da industria del Centro Sud Italia e dall'Organismo
interprofessionale del pomodoro da industria Nord Italia.
Le superfici, invece, si mantengono più
stabili nel bacino del Nord, dove si è avuta una crescita degli ettari di
pomodoro biologico, che hanno raggiunto quasi il 5% del totale. Tali
coltivazioni, come noto, coprono aree di mercato diverse da quelle storicamente
presidiate dalle produzioni tradizionali.
Anche nell’area Centro Sud, si registra, nel
2016, un'altrettanto significativa ed importante produzione di pomodoro
biologico che ha interessato più del 6% degli ettari totali.
Le avversità climatiche e le importanti
problematiche fitosanitarie che, in modi e in tempi diversi, sembrano avere
interessato tutti i principali areali produttivi, fanno ipotizzare, come
evidenziato dai rappresentanti del mondo agricolo, una riduzione delle
produzioni superiore al 6%, anche in conseguenza ad un calo delle rese
produttive.
lunedì 25 luglio 2016
Uva da tavola, riaperto il mercato canadese

Si è conclusa positivamente la trattativa
Italia-Canada per riavviare le esportazioni di uva da tavola italiana in
Canada, bloccate dal 2010. Lo rende noto il ministero delle Politiche agricole,
che spiega come “l’accordo faccia seguito al risultato positivo delle
valutazioni condotte dagli esperti fitosanitari inviati dal Governo canadese a
ottobre 2015 presso le aree produttive di uva da tavola dalle regioni
Basilicata, Puglia e Sicilia". A breve dunque i primi produttori interessati
a esportare il proprio prodotto in Canada potranno avviare le operazioni
necessarie. “Si tratta di un risultato importante per tutto il settore dell’uva
da tavola italiana – sottolinea il comunicato del Mipaaf – frutto del lavoro
del ministero, in stretta sinergia con le associazioni dei produttori e le
istituzioni regionali interessate”.
Dl Enti locali, approvate misure per zootecnia e cereali
La Camera ha approvato il testo con alcune
iniziative in sostegno al settore del latte e alla suinicoltura, oltre che
lanciare un piano per contrastare la crisi dei prezzi del grano duro. Ora si
attende l'ok definitivo del Senato.
La Camera ha approvato il decreto Enti locali,
che contiene importanti interventi per il settore agricolo, dalla
programmazione di offerta del latte al rifinanziamento fondo indigenti per il
latte crudo, passando per il piano cerealicolo nazionale, la moratoria per i
debiti dei suinicoltori e la riduzione dei prelievi delle quote latte per la
campagna 2014/2015. Ora si aspetta il sì del Senato per il via libera
definitivo.
“Mettiamo un altro tassello nella nostra
strategia di intervento contro la crisi del settore del latte e del grano – ha
commentato il ministro Martina – grazie a questo decreto diamo ulteriori
risposte operative agli allevatori per superare una fase complicata di mercato.
In particolare ampliamo e semplifichiamo il Fondo latte coprendo direttamente
le spese per le rate dei mutui sostenute negli ultimi due anni. Allo stesso
tempo abbiamo il piano cerealicolo con una prima dotazione di 10 milioni, da
rafforzare in seguito con le risorse regionali del Psr”.
Programmazione volontaria offerta latte
Viene attivata una programmazione produttiva
volontaria dell’offerta per il settore lattiero, con un finanziamento di 10
milioni di euro in base alla normativa europea.
Rifinanziamento fondo indigenti per l’acquisto
di latte crudo
Viene riconfermato lo stanziamento di 10
milioni di euro per il fondo nazionale indigenti per l’acquisto di latte crudo
da trasformare in Uht e distribuire agli indigenti attraverso la rete degli
enti caritativi, evitando così sprechi alimentari legati alla crisi del
comparto.
Supermoratoria debiti allevatori anche per
suinicoltura
Si interviene ancora a sostegno degli
allevatori con una supermoratoria dei debiti, che coinvolge anche il settore
suinicolo. L’intervento è realizzato attraverso l’allargamento delle finalità
del fondo latte e prevede dal 2017 la concessione di un contributo destinato
alla copertura dei costi sostenuti dagli allevatori per interessi sui mutui
bancari negli 2015 e 2016.
Riduzione prelievi quote latte campagna
2014/2015
Il Dl Enti locali introduce la riduzione dei
prelievi previsti per lo sforamento delle quote latte dell’ultima campagna,
quella 2014/2015. Viene così modificata la legge Zaia del 2009 con una
correzione dei criteri, in modo che gli allevatori paghino le multe in misura
pari a quella dovuta all’Unione europea, riducendo quindi da circa 100 a 32
milioni il prelievo dovuto. Questo intervento si aggiunge all’ampliamento della
compensazione stabilito a luglio 2015, con 1260 produttori e 20 milioni di euro
di prelievo.
Piano cerealicolo nazionale
L’avvio del progetto è finanziato con 10
milioni di euro, a sostegno delle produzioni di grano italiano e per la
valorizzazione della qualità. Tra gli interventi sono previsti investimenti per
infrastrutture di stoccaggio dedicate, ricerca e innovazione, a supporto del
frumento duro.
Consultazione pubblica linee guida per Agricoltura di Precisione

In questo contesto l'agricoltura di precisione
svolge un ruolo di primo piano per ottimizzare i rendimenti produttivi e
abbattere l'impatto ambientale. Si tratta di un settore che ha un potenziale di
crescita molto importante, soprattutto nel nostro Paese. Nell'ultimo anno,
partendo dall'esperienza e dai confronti di Expo Milano 2015, abbiamo
analizzato la diffusione delle tecnologie di precisione nel nostro Paese.
Ad oggi circa l'1% della superficie agricola
coltivata in Italia vede l'impiego di mezzi e tecnologie di agricoltura di
precisione. Il nostro obiettivo è arrivare al 10% entro il 2021, con lo
sviluppo di applicazioni sempre più adatte alle produzioni agricole nazionali.
Per farlo è necessario costruire un piano di azioni coordinato di cui queste
"Linee guida" sono la premessa fondamentale.
In questo lavoro, infatti, vengono individuate
le tecnologie disponibili e il loro migliore utilizzo in base alle nostre
colture prevalenti, proprio per dare agli agricoltori un indirizzo su quali
applicazioni, già disponibili, sono le più efficaci a rispondere alle necessità
produttive.
Non solo, si tracciano anche gli strumenti
nazionali e regionali per il finanziamento di queste pratiche innovative. In
particolare l'inserimento dell'Agricoltura di precisione nel disciplinare
nazionale della Produzione integrata e un quadro chiaro dei Programmi di
sviluppo rurale regionali interessati.
Un documento al quale si può contribuire
concretamente attraverso una consultazione pubblica di 60 giorni, al termine dei
quali le "Linee guida" saranno rese definitive e dalle quali partirà
il piano di lavoro per rendere l'Italia leader dell'agricoltura di precisione
in Europa.
venerdì 22 luglio 2016
Agrintesa-Cab, accordo per la gestione della vendemmia
Accordo fra la cooperativa Agrintesa di Faenza
e il Cab di Brisighella per la gestione comune del settore vitivinicolo, che
sarà operativo dal 2016 e durerà 3 anni. “Questa intesa potrà favorire il
raggiungimento dei nostri obiettivi aziendali - ha dichiarato Sergio Spada
presidente di Cab -, in un contesto di reciproca e proficua collaborazione,
consentendo da un lato disostenere le liquidazioni ai soci e dall’altro di
garantire nuove prospettive di valorizzazione della viticoltura di collina”.
“Con questo accordo – gli fa eco il presidente
di Agrintesa Raffaele Drei – la Cab si associa alla nostra cooperativa, a cui
trasferisce tutta la produzione viticola, conferita dai propri soci per le
successive fasi di lavorazione ecommercializzazione. Agrintesa, dal canto suo,
potrà utilizzare l’impianto di Brisighella, così da ottimizzare la rete di
tutti i suoi siti produttivi”.
“In questo modo – continua Drei – sarà possibile
realizzare importantisinergie tra le due aziende, che operano nello stesso
territorio, condividono parte della base sociale e presentano molti elementi
simili, ma anche alcune differenze strutturali e operative, che l’accordo si
propone di superare. In questi tre anni siamo chiamati quindi a un rilevante
impegno di interazionein campo tecnico e commerciale, che deve produrre
risultati tangibili per le due cooperative romagnole, tenendo presente che
l’obiettivo strategico è la crescente valorizzazione del prodotto di collina,
in particolare i vitigni Doc”.
Soddisfazione espressa anche da Cristian
Moretti, direttore generale di Agrintesa. “La finalità prioritaria di questo
progetto è aggregare il prodotto di Agrintesa e Cab – conclude Moretti – e offrirlo
in maniera congiunta sul mercato per incrementarne il valore. Inoltre,
attraverso la gestione unica delle diverse fasi di cantina, miriamo a
ottimizzare ulteriormente i processi e i costi”.
Immatricolazioni trattori, primo semestre in rosso

L’articolo Immatricolazioni trattori, primo
semestre in rosso è un contenuto originale di Terra e Vita.
Il mercato nazionale dei trattori e delle
mietitrebbiatrici accusa, al “giro di boa” dei primi sei mesi, per trattori e
mietitrebbie un passivo rispettivamente del 4,4% e del 4,1% rispetto allo
stesso periodo 2015. Le immatricolazioni di trattori – secondo i dati elaborati
da FederUnacoma sulla base delle registrazioni fornite dal Ministero dei
Trasporti – si fermano a 9.096 unità complessive, evidenziando cali più
consistenti rispetto alla media nazionale in Regioni importanti quali la
Campania (-24,1%), il Lazio (-16,8%), il Veneto (-9,8%), il Piemonte (-9,6%).
Molto ridotto, in termini assoluti, il mercato
delle mietitrebbiatrici, che conta appena 163 unità vendute rispetto alle 170
del primo semestre 2015. In attivo risulta, invece, il mercato delle trattrici
con pianale di carico (motoagricole), che chiude il semestre con una crescita
del 15,8% a fronte di 395 unità complessivamente vendute, e quello dei
rimorchi, che segna un incremento del 3,6% in ragione di 4.594 unità
immatricolate. Numeri comunque bassi in termini di unità, che non compensano i
forti cali che il settore della meccanica agricola ha subito nel nostro Paese
con una riduzione costante delle vendite a partire dal 2005.
giovedì 21 luglio 2016
FOGLIE TV - Sumitomo presenta "Excelero", fitoregolatore per la colorazi...
Sumitomo Chemical Italia ha presentato, presso "Il Melograno" a Monopoli (Ba), "Excelero" il fitoregolatore di crescita a base di acido abscissico (S-ABA) per la colorazione dell'uva da tavola. "Excelero" integra i livelli naturali di S-ABA nella bacca favorendo una colorazione più rapida e uniforme, permettendo così di sincronizzare la raccolta e di massimizzare la resa per il raggiungimento degli standard qualitativi richiesti dal mercato.
Crisi grano: 10 milioni al fondo cerealicolo e prezzi piu' trasparenti con grano duro. Martina: la priorità è salvaguardare gli agricoltori e valorizzare il grano 100% italiano

Durante il confronto si sono analizzati gli
andamenti di mercato dei cereali, con un particolare focus sul crollo del
prezzo del grano rilevato nelle ultime settimane. Per far fronte a questa
situazione il Ministro ha illustrato alcune proposte operative per un
intervento complessivo sul settore.
In particolare sono state 6 le azioni del
Ministero presentate alla filiera:
- fondo
da 10 milioni di euro inserito nel decreto legge enti locali. Si tratta di un
primo stanziamento per dare avvio a un organico piano nazionale cerealicolo e
sostenere investimenti anche infrastrutturali per valorizzare il grano di
qualità 100% italiano;
- creazione di una Cun (Commissione unica
nazionale) per il grano duro. L'obiettivo è favorire il dialogo
Interprofessionale e rendere più trasparente la formazione del prezzo;
- conferma degli aiuti accoppiati europei Pac
per il frumento che equivalgono a circa 70 milioni di euro all'anno fino al
2020 per quasi 500 milioni investiti nei 7 anni di programmazione;
- rafforzamento dei contratti di filiera, per
proseguire negli investimenti che hanno visto 50 milioni di euro impiegati
dalla filiera cerealicola. I nuovi bandi in autunno prevedono un budget totale
di 400 milioni di euro (metà in conto capitale e metà in conto interessi) ai
quali potranno attingere anche i progetti legati al grano;
- marchio unico volontario per grano e
prodotti trasformati per dare maggiore valore al grano di qualità certificata,
che rispetti il disciplinare del sistema di qualità della Produzione integrata
e risponda a determinati requisiti organolettici;
- sperimentazione dalla prossima campagna di
un nuovo strumento assicurativo per garantire i ricavi dei produttori
proteggendoli dalle eccessive fluttuazioni di mercato. Un modello innovativo
che è allo studio e che verrà presentato alla Commissione Ue per il via libera.
"Mettiamo in campo proposte concrete e
attuabili già dalle prossime
giornate - ha dichiarato il Ministro Martina -
ma con una chiara visione
strategica per dare risposte strutturali. C'è
bisogno di un piano nazionale
cerealicolo che punti alla qualificazione
della nostra produzione e consenta ai
trasformatori di acquistare sempre più
prodotto 100% italiano. In questo senso
investiamo 10 milioni di euro per sostenere
investimenti infrastrutturali nei
sistemi di stoccaggio per valorizzare grano di
qualità certificata, favoriamo
nuovi contratti di filiera e istituiremo un
marchio unico per grano e prodotti
trasformati.
"Allo stesso tempo - prosegue Martina -
vogliamo dare una risposta alla necessità di
maggiore trasparenza nella formazione del
prezzo. Per questo abbiamo proposto
al tavolo l'istituzione di una Cun grano duro,
che favorisca anche lo sviluppo
di migliori rapporti interprofessionali. A
questo si aggiunge la decisione di
confermare il budget dedicato al frumento
negli aiuti accoppiati e la
sperimentazione di uno strumento assicurativo
sui ricavi che garantisca ai
produttori di non essere eccessivamente
danneggiati da fasi di mercato come
quella che stiamo vivendo.
"Al tavolo di oggi - conclude il ministro
- abbiamo voluto ribadire a tutta la
filiera la necessità di intervenire per
salvaguardare il reddito degli
agricoltori in questa fase di crollo dei
prezzi. Da settimane le quotazioni
sono troppo distanti dalla copertura dei costi
di produzione, mettendo a
rischio la stessa sopravvivenza di molte
aziende impegnate in una delle
produzioni più distintive per il nostro
modello agricolo. Serve un salto di
qualità da parte di tutti e lo spirito di
collaborazione della riunione di oggi
può essere una buona base di partenza".
Pacchetto latte 2, consigli non richiesti

Consigli non richiesti del Pacchetto latte 2.
Sebbene i mercati europei, per l'andamento stagionale, possano fiduciosamente
dirsi proiettati verso una timida ripresa, la crisi del comparto lattiero
caseario impone di non abbassare la guardia.
Lo sa bene l'Unione europea, che finalmente si
è decisa a presentare un secondo pacchetto di misure a tutela del settore: 500
milioni di euro, che se si vanno a sommare alla stessa cifra messa in moto
all'inizio di settembre 2015, è un bel gruzzolo, almeno in linea teorica.
Peccato che, a nostro sommesso avviso, il
provvedimento licenziato da Bruxelles non possa brillare per tempestività. Sono
oltre due anni che l'asticella dei prezzi è rivolta verso il basso, con
picchiate che ricordano i voli suicidi dei kamikaze giapponesi durante la
Seconda guerra mondiale.
Basteranno altri 500 milioni di euro? E'
legittimo dubitare, se non altro per il fatto che la prima tranche, arrivata
quasi fosse un'elemosina europea, dopo numerosi appelli e con il commissario
Hogan a negare che il comparto fosse in grave difficoltà, non ha affatto
ottenuto i risultati sperati.
Forse potrebbe avere ragione Ettore Prandini,
plenipotenziario della zootecnia di Coldiretti, a dire che l'Unione europea
nulla ha imparato dalla batosta della Brexit.
La gestione dell'Ue-28 (guai ad affermare che
il Regno Unito è già fuori, e lo dimostrano i 30 milioni che porta a casa con
le misure approvate due giorni fa) è ancora eccessivamente sbilanciata al
Centro-Nord. Il baricentro è là e ad avvantaggiarsi, almeno sulla carta, ancora
una volta è la Germania.
Lo dicono i numeri. La fonte è Clal e i dati
si riferiscono al 2013; un aggiornamento imporrebbe di ridurre di circa il
6-10% le cifre.
L'Italia porta a casa da questa serie di
misure 20,9 milioni di euro, da suddividere fra 39.600 allevamenti; la Francia
49,9 milioni, da distribuire fra 92.540 stalle.
La Germania è quella che, a prima vista, ne
esce meglio: 57,9 milioni di euro, da spartire fra 78.820 allevamenti.
Certo, poi con questa nazionalizzazione, che a
nostro parere toglie uniformità al provvedimento, almeno nelle sue linee guida,
non certo nella sacrosanta decisione di sostenere i propri allevatori nel modo
migliori, ognuno farà come gli va, per parafrasare Lucio Dalla.
Ma il primo impatto sembra confermare che
Berlino porta a casa una vittoria. Inoltre, i costi di produzione italiani sono
di certo superiori a quelli francesi o tedeschi.
Se l'Italia ha combinato poco o nulla con una
prima tranche di 25 milioni di euro, scegliendo di distribuire 1 centesimo 1 per
litro di latte, e con tempi di liquidazione dilatati quanto basta per
esasperare le sofferenze degli allevatori, con questa seconda ripartizione si
dovranno davvero fare le nozze coi fichi secchi.
Sarà prioritario individuare linee
programmatiche nette, onde evitare di perdersi in mille rivoli, che di fatto si
rivelano inutili. Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha
annunciato che l'orientamento sarà rivolto a sostenere regimi di qualità,
incentivare gli allevamenti al pascolo, introdurre misure di supporto al
credito o favorire aggregazione e cooperazione tra allevatori, oltre alla
distribuzione degli alimenti agli indigenti.
In linea teorica è tutto condivisibile, ma i
timori, legittimi, che ci sorgono è che per fare tutto questo servano ben più
di 21 milioni di euro. Bisognerà necessariamente scegliere.
Preso atto che finora di Ocm latte si è solo
parlato, senza prenderla nella benché minima considerazione, è auspicabile che
l'Italia per una buona volta si faccia parte diligente fra Commissione,
Consiglio e Parlamento europeo per verificare la disponibilità ad attuare
provvedimenti idonei a supportare nuovi canali commerciali.
Non credo vi saranno titubanze a sostenere una
politica di aiuto all'export da parte di stati come l'Olanda, la Germania o
l'Irlanda, quest'ultima alle prese più di altri con le ripercussioni del post
referendum britannico, che ha svalutato la sterlina e ridotto i margini di
guadagno per Dublino. Ma un conto è che l'iniziativa parta dall'Italia,
un'altra è aderire ai piani altrui.
Il rischio che si correrebbe è quello di dover
votare e poi spacciare come una vittoria una Ocm latte mirata a sostenere
l'export di polveri, appannaggio del Centro-Nord Europa, e non magari un piano
in grado di premiare i prodotti caseari, con magari attenzione adeguata alle
Dop.
Anche perché prima o poi dovremo fare i conti
con un rinvio sine die del Ttipe, dunque, con nessuna tutela delle
denominazioni d'origine negli Stati Uniti.
A proposito di Usa, guardiamo sempre
all'America con ammirazione, ma perché non copiare e adattare alle esigenze
comunitarie i piani di promozione di prodotti lattiero caseari (in questo caso
allora sì comprendendo anche le polveri) verso i Paesi in via di sviluppo?
Potrebbe essere una valvola di sfogo in grado di decomprimere le pressioni di
mercato.
Il tema delle polveri è delicato e potrebbe in
futuro portare ad un accumulo di problemi. L'India, primo Paese produttore di
latte al mondo, sta accelerando la produzione interna e non è escluso che fra
qualche tempo si ritrovi a dover collocare sul mercato i propri stock.
Non è necessario che si tratti di quantità
ingenti. Basterebbe che il continente indiano, storicamente indipendente
rispetto ai flussi internazionali di prodotti lattiero caseari, si affacciasse
fra i player a spostare l'ago della bilancia.
Il Mipaaf non perda l'occasione per
valorizzare le produzioni di montagna e difenderle dallo spettro della
chiusura. Produrre in montagna è più difficile, dispendioso e faticoso rispetto
alle grandi stalle della Pianura padana.
Difendere gli allevamenti d'altura significa
anche garantire un futuro alle grandi Dop nazionali.
Se prendiamo le tre produzioni Dop più
significative a livello nazionale, scopriamo (ancora una volta è Clal a fornire
il dato) che il 23%, il 36% e il 20% degli allevamenti rispettivamente di Grana
Padano, Parmigiano Reggiano e Asiago si colloca geograficamente in montagna.
Un appunto, perché forse si è persa
un'occasione di chiedere una riduzione volontaria marcata fra i Paesi che
producono oltre il loro fabbisogno interno. Avrebbero dovuto essere loro i
primi a recedere dalle produzioni, non certo il Sud Europa, che si ritrova a
importare dal Centro-Nord fiumi di latte.
In tutto ciò, l'Ue dimentica la suinicoltura.
Ma non è la prima volta e non capiamo perché i maiali, che per un padano come
il sottoscritto sono parte integrante della propria cultura e della dieta
alimentare, stiano così antipatici agli euroburocrati.
Ismea, continua la discesa dei prezzi agricoli

Ulteriori ribassi nei prezzi in campagna, dopo
un timido segnale di ripresa evidenziato a maggio. Lo rende noto l’Ismea, sulla
base dell’indice dei prezzi agricoli, che si è attestato a 105,8 punti,
registrando una flessione del 2,1% su base mensile e del 3,7% sul giugno di un
anno fa. E’ ancora più marcata invece la tendenza deflativa che emerge
dall’analisi dell’indicatore “core”, elaborato dall’Ismea escludendo le componenti
più stagionali e quindi suscettibili di forti oscillazioni dei prezzi come gli
ortaggi e la frutta fresca.
Questo indicatore, che coglie la dinamica di
fondo dei prezzi agricoli, mostra una sostanziale stabilità congiunturale
(+0,9% rispetto a maggio), a fronte di una significativa riduzione su base
annua (-6%) di riflesso al deprezzamento di frumento, olio d’oliva, latte e
avicoli. Con giugno, la variazione acquisita dei prezzi agricoli per l’intero
2016 scende ancora in territorio negativo, passando dal -7,3% registrato nel
mese di maggio al -8,5% in confronto con il dato medio 2015.
Andando più nel dettaglio, il comparto
vegetale evidenzia nel complesso una congiuntura negativa (-6% a maggio),
associata a una tendenza deflativa (-2,7% rispetto a giugno 2015). Secondo
l’Ismea, il calo annuo riflette le riduzioni dei cereali (-4%), degli oli e
grassi vegetali (-29,6%). Crescono invece i listini di soia e altre oleaginose
(+9,2%) su base annua. In aumento anche i prezzi delle colture industraili,
trainate dal tabacco (+11%). L’analisi congiunturale indica prezzi
sostanzialmente stabili nel segmento dei vini, oli, colture industriali e i
cereali.
Variazioni negative si evidenziano invece, per
i prodotti frutticoli e orticoli, mentre i semi oleosi spuntano un più 4,3% su
maggio. Nel comparto zootecnico la tendenza è deflativa (-4,6%) nonostante il
dato congiunturale positivo (+1,4%). Il dato tendenziale riflette il
deprezzamento di tutti i prodotti e in particolare di latte e derivati (-7,2%),
dovuto al calo dei prezzi delburro e dei formaggi, oltre che delle uova. Per
quanto riguarda i prezzi al consumo, i dati diffusi dall’Istat indicano una
tendenza generale ancora deflativa, mentre risultano in lieve rialzo i prezzi
dei beni alimentari.
Secondo l’indice Foodxt, i segnali sono
positivi con un +0,2% su base annua: in particolare è in ripresa la componente
relativa ai beni alimentari non lavorati, il cui indice segna un avanzamento
dello 0,4% rispetto a maggio e dello 0,7% su base annua.
martedì 19 luglio 2016
FOGLIE TV - "Coltiviamo l'arte" la valorizzazione del patrimonio storico...
Candidare gli agricoltori quali "custodi attivi" del patrimonio storico-architettonico dal valore inestimabile cominciando dalla tutela dei beni culturali e paesaggistici già presenti all'interno delle imprese agricole, l'obiettivo della Confederazione Italiana Agricoltori e Turismo Verde, che hanno rilanciato la proposta nel corso di una tavola rotonda organizzata venerdì 15 luglio a Castellaneta, nell'azienda agricola "Le Grotte di Sileno", in località Le Grotte, dove sono stati rinvenuti resti di abitazioni arcaiche.
"Coltiviamo l'arte", il nome dell’iniziativa a cui hanno preso parte tra gli altri il Direttore CIA Puglia Danilo Lolatte e l’Assessore alle Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata, Luca Braia. Un momento di confronto tra esperti del settore sul ruolo sempre più importante dell'agricoltura nella tutela e gestione dei beni archeologici, artistici e paesaggistici nel territorio italiano, come sottolineato dal Vicepresidente nazionale CIA, Alessandro Mastrocinque.
La difesa del paesaggio, dell'ambiente e del patrimonio storico-culturale rappresenta una sfida per il futuro dell’Italia, e gli agricoltori hanno pieno titolo per svolgere il ruolo di sentinelle. In questa direzione, come ha ribadito Alberto Giombetti Responsabile Ufficio del Presidente, Relazioni Esterne e Territoriali CIA, la Confederazione ha chiesto ai Ministeri di competenza di attivare una convenzione affinché gli agricoltori possano diventare le "sentinelle del bello".
Una maggiore offerta di servizi con positive ricadute su agriturismi e aziende agricole, dunque, quale ulteriore elemento di attrattiva soprattutto nei siti di particolare interesse storico-artistico. Elemento che rientra nelle attività multifunzionali del settore agricolo sempre più interconnesso allo sviluppo, alla promozione e alla valorizzazione del territorio, come sostenuto dal presidente nazionale di Turismo Verde Giulio Sparascio.
Prezzi agricoli, la Ue interviene

Nel dettaglio il pacchetto prevede per il comparto lattiero caseario un nuovo intervento da 500 milioni di euro complessivi: una quota di 150 milioni di euro serviranno a finanziare a livello europeo la programmazione produttiva volontaria, con l'intento di contenere la produzione e arrestare il calo dei prezzi alla stalla. La misura sarà attiva da metà settembre.
La Commissione ha inoltre stanziato 350 milioni su azioni più flessibili a livello nazionale. All'Italia vengono destinati 21 milioni di euro che potranno essere utilizzati per sostenere regimi di qualità, incentivare gli allevamenti al pascolo, introdurre misure di supporto al credito o favorire aggregazione e cooperazione tra allevatori.
Per il comparto ortofrutticolo è stato stabilito un aumento dei prezzi di ritiro di mercato, decisione più volte sollecitata dall'Italia e che sarà definita nel dettaglio con atti delegati. Per venire incontro alle esigenze degli agricoltori gli anticipi dei premi Pac vengono aumentati dal 50 al 70%.
«Le proposte del commissario Hogan - ha dichiarato a margine il ministro Maurizio Martina - vanno nella direzione da noi indicata per dare risposte concrete agli allevatori e agli agricoltori. Finalmente non solo misure spot, ma anche potenzialmente interventi strutturali per affrontare la crisi del settore lattiero. C'è il sostegno alla programmazione produttiva del latte che varrà per tutta Europa con tempi e risorse certe, sul quale avremmo voluto ancora più coraggio da parte della Commissione. Il budget da 350 milioni su misure flessibili, anche di medio periodo, in qualche modo disegna un primo punto di partenza per la costruzione di una Ocm Latte ed è importante che sia indirizzato per la salvaguardia soprattutto dei piccoli produttori. Per l'Italia significa uno stanziamento da circa 21 milioni di euro, che utilizzeremo anche per un supporto alla crisi del latte ovino».
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