La perdita di
terreno agricolo ha gravi conseguenze economiche ed ambientali. In occasione
dell'evento “Una giornata per il suolo #SoilDay” si sono riunite a Roma
organizzazioni agricole, istituzioni ed enti di ricerca.
“Gli agricoltori
gestiscono un terzo del suolo del nostro Paese. Un notevole patrimonio che tra
il turismo rurale e l’indotto dell’enogastronomia arriva ad oltre 10 miliardi,
ai quali vanno aggiunti oltre 50 miliardi del valore della produzione agricola,
che avviene proprio su quelle superfici e che gli agricoltori hanno tutto
l’interesse di tutelare”.
Lo ha detto Ezio Veggia,
vicepresidente di Confagricoltura, intervenendo a Roma in occasione di “Una
giornata per il suolo #SoilDay”.
L’evento si è
tenuto oggi 13 luglio 2016 a Roma, in occasione del Soil Day 2016 e oltre a
Confagricoltura ha visto il coinvolgimento di Cia, Ispra, Fao, Aissa, Dipse,
Copagri, Centro Comune di ricerca della Commissione europea, Conaf,
Legambiente, Slow Food e Forum Salviamo il paesaggio. Una giornata dedicata al
tema della salvaguardia del suolo, mai così importante come ora che cementificazione
e urbanizzazione avanzano senza sosta ai danni dell’agricoltura.
I numeri forniti
dalla Cia parlano chiaro: in meno di vent’anni la superficie edificata ha
“mangiato” oltre 2 milioni di ettari coltivati, cancellando il 16% delle
campagne. Un processo costante che continua tuttora a ritmi frenetici: 55
ettari al giorno, circa 8 mila al mese. Per ogni cittadino si erodono 350 metri
quadrati di aree agricole l’anno, con perdite gravissime anche a livello
economico: secondo l’Ispra, il consumo di suolo negli ultimi tre anni
(2012-2015) è costato alla produzione agricola italiana oltre 400 milioni di
euro.
A contribuire alla
riduzione del suolo agricolo anche “la contrazione e la perdita di
competitività del settore - ha riportato Veggia - Se diminuiscono le imprese
agricole, si riducono anche gli agricoltori, coloro che operano con e per il
suolo, lo curano, tutelando le risorse dell’ecosistema, come la biodiversità,
la regolazione delle acque e il funzionamento dei cicli biologici”.
Particolarmente
colpiti sono proprio quei terreni migliori per l’agricoltura, come quelli
fertili e adatti a coltivazioni estensive nelle pianure e quelli di collina,
destinati alle produzioni di qualità. Nelle aree montane, poi, il problema
diventa, per Confagricoltura, ancora più grave per il progressivo abbandono di
aree sempre più ampie del territorio nazionale. “Il mancato presidio antropico
– ha osservato Veggia - determinando il degrado del territorio locale, incide
purtroppo con fenomeni franosi e alluvionali anche sul resto del territorio”.
Una piaga, quel del dissesto idrogeologico, che troppo spesso sale al triste
onore della cronaca per le conseguenze in termini di vite umane.
Ma non solo: la
riduzione del suolo agricolo si riflette negativamente anche sulla sicurezza
alimentare e l’approvvigionamento alimentare perché, come ha spiegato Dino
Scanavino, presidente della Cia “in Italia oggi si arriva a coprire il
fabbisogno di cibo di tre cittadini su quattro, dovendo ricorrere alle
importazioni per coprire questo deficit produttivo”.
Senza dimenticare
il paesaggio, una delle grandi ricchezze dell’Italia che non a caso è
conosciuta come il “Belpaese”: un patrimonio che vale più di 10 miliardi di
euro l’anno, tra turismo e indotto legato all’enogastronomia tipica.
I partecipanti alla
giornata hanno quindi invocato un cambio di passo, nuove politiche per la
prevenzione del dissesto idrogeologico e una gestione più consapevole del
suolo, a partire dal ddl sul “Contenimento del consumo del suolo e il riuso del
suolo edificato” che, dopo 4 anni, ancora non riesce a giungere
all’approvazione definitiva.
“Occorre porre
riparo e lavorare in tempi veloci per costruire un sistema ambientale realmente
sostenibile - ha concluso il presidente Scanavino - valorizzando il ruolo
dell’agricoltura quale volano di riequilibrio territoriale, produttivo e
sociale”. Perché “se perdiamo le imprese agricole, perdiamo chi opera con e per
il suolo, sua prima risorsa”.
A simili
conclusioni è giunto anche il vicepresidente di Confagricoltura Veggia: “La
terra è una risorsa sempre più scarsa. Per questo va tutelata sul fronte ambientale,
agricolo e idrogeologico. Ecco che l’agricoltura può essere strumento di
regolazione del consumo di suolo, contribuendo ad una gestione del territorio
che permetta un equilibrio e un dialogo tra città e campagna”.
Un aiuto può venire
dal mondo della ricerca, rappresentato al “Una giornata per il suolo #SoilDay”
anche dal Crea, nella figura del commissario delegato Michele Pisante.
“Azzerare le
perdite di suolo e migliorare lo stato di salute di quello fertile
rappresentano due direttrici ineludibili per il Pianeta Terra nei prossimi anni
- ha detto Pisante - Vincere o perdere questa sfida rappresenterà la differenza
tra la vita e la morte per milioni di persone e porrà i presupposti per nuovi
equilibri sociali, politici ed economici.
Il Crea, oltre a
proseguire l’impegno storico sulla particolare tematica, ininterrotta da oltre
un secolo e mezzo, nel nuovo Centro di ricerca agricoltura e ambiente, rinnova
le attività di studio e ricerca per valorizzare le funzioni ed i servizi
ecosistemici del suolo, verso la reale intensificazione sostenibile: economica,
agronomica ed ambientale”.
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